Pensavo fosse amore… invece era un calesse (Film, 1991)

Massimo Troisi (1953 – 1994) ci manca da vent’anni e in questi giorni molte emittenti televisive lo ricordano programmando i suoi film diventati di culto per un’intera generazione. Troisi comincia come attore di cabaret, interprete napoletano in senso stretto, raggiunge la fama grazie a radio e televisione (Non Stop, Luna Park) dove interpreta sketch indimenticabili con il gruppo La Smorfia (con Arena e Decaro). Il suo primo film, Ricomincio da tre (1981) lo trasforma in un fenomeno cinematografico, alla pari di Benigni e Nuti, interprete di una commedia dialettale che si sforza di raccontare la vita quotidiana con leggerezza ma scavando in profondità. Seguono altri lavori interessanti da regista – attore: Scusate il ritardo (1983), Non ci resta che piangere (1984), Le vie del Signore sono finite (1987) e Credevo fosse amore… invece era un calesse (1991). Non possiamo tacere le interpretazioni intense nei due film di Scola Splendor (1988) e Che ora è (1989), per finire in bellezza con Il postino (1994), di Radford, uscito dopo la sua morte, film omaggio a Neruda, pluripremiato agli Oscar.

Credevo fosse amore… invece era un calesse è un film d’impostazione teatraleche ricorda le origini dell’attore napoletano,costruito con cura intorno alla forte personalità di Troisi, davvero improponibile senza la sua presenza magnetica. Il film è quasi una scusa per sfoggiare il campionario mimico e le gag malinconiche di un attore straordinario. La sceneggiatura – curata da Anna Pavignano, compagna del regista e autrice di un libro eccellente sulla sua vita – è soffusa di filosofia partenopea, arricchita con gag ironiche e struggenti, a tratti beffarde, prelevate dalla vita quotidiana. Soltanto Troisi, Benigni, Nuti e prima di loro Totò, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, hanno saputo fare operazioni simili, estraendo la comicità da loro stessi, da volti deformati in smorfie surreali finalizzate alla costruzione di una storia. Massimo Troisi è Tommaso, un uomo debole in balia di un amore contrastato. Francesca Neri è Cecilia, una donna gelosa, indecisa tra il suo uomo, la libertà e un nuovo amore (Messeri). Angelo Orlando è uno scrittore imbranato e bigotto che s’innamora perdutamente della donna di un amico.

La storia è molto semplice, quasi inesistente, costruita su dialoghi e monologhi, con Messeri e Orlando come ottime spalle di un Troisi in gran forma. Il regista e la sceneggiatrice vogliono dire che uomo e donna sono due mondi incomunicabili, difficilmente compatibili, inadatti a vivere insieme. Prima è Cecilia a dubitare della buona idea di sposarsi, ma alla fine è Tommaso che la lascia sola in chiesa con il vestito bianco e il bouquet, mandando a monte il matrimonio. Esemplare la frase finale di Troisi, quando i due si ritrovano al bar da buoni amici: “Io, guarda, non è che son contrario al matrimonio, che non son venuto… Solo, non lo so… Io credo che, in particolare, un uomo e una donna siano le persone meno adatte a sposarsi tra di loro. Troppo diversi, capisci?”. La filosofia è che ci si sposa quando ci si dovrebbe lasciare, si fanno i figli quando siamo in crisi, infine ci si sopporta perché tanto siamo vecchi. Considerazioni amare, certo, ma spesso vere. Massimo Troisi interpreta il suo ruolo tipico da uomo immaturo e debole, insicuro, in preda a tormenti amorosi, imbranato con le donne. La mimica del protagonista è fantastica, i testi sono divertenti, colte le citazioni dal vecchio cinema americano in bianco e nero, struggente la musica napoletana tradizionale. Francesca Neri interpreta con bravura il ruolo di donna nevrotica, insicura, gelosa, persino traditrice. Perfetta nelle sequenze erotiche, molto caste, che lasciano solo intuire. Stupendi primi piani dell’attrice fotografata in tutta la sua bellezza mentre indossa abiti sexy e minigonne. Marco Messeri è bravo, variabile esterna che mette in crisi il matrimonio, in fondo soltanto un buffone, che alla fine viene emarginato.

Ottima la musica partenopea di Pino Daniele (Dimmi quando…fu un successo) che accompagna le poche vere sequenze cinematografiche della pellicola, tutta la parte finale che vede Francesca Neri vagare per le strade di Napoli con il suo vestito bianco da sposa mancata. Tra teatro e cinema, ma resta un grande film. Da rivedere.

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Regia: Massimo Troisi. Soggetto e Sceneggiatura: Massimo Troisi, Anna Pavignano. Montaggio: Angelo Nicolini. Fotografia: Camillo Bazzoni. Musica: Pino Daniele. Costumi: Cristiana Lafayette. Produzione: Mario & Vittorio Cecchi Gori per Penta Film. Durata: 106’. Commedia. Interpreti: Massimo Troisi, Francesca Neri, Marco Messeri, Angelo Orlando.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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