Standard&Poor’s ancora diffidente verso l’Italia
La situazione dell’Italia è migliorata ma, per ora, solo a livello di sentiment. Standard&Poor’s attende le riforme prima di migliorare il suo voto in pagella nei confronti dello Stivale: il rating rimane BBB e l’outlook negativo. Oggi non attendiamo più i report delle agenzie di rating con l’ansia di quando avevamo lo spread oltre i 500 punti base, ma i giudizi sono ancora lontani dall’essere lusinghieri nei nostri confronti. C’è più fiducia ma S&P non si fida, attende i fatti concreti per promuovere il Belpaese.
S&P ha un giudizio simile a quello delle altre agenzie, Moody’s ha un rating BBB2 e un outlook stabile mentre Fitch ci assegna BBB+ con outllok stabile. La conferma del giudizio sul merito di credito dell’Italia da parte di Standard&Poor’s è dovuta al fatto che le molte promesse del governo Renzi dovranno tramutarsi in provvedimenti importanti su riforme strutturali e bilancio. In caso di successo, il rating potrà subire variazioni positive, ma questo potrebbe essere ridotto nel caso in cui l’esecutivo non riuscisse ad implementare le politiche necessarie a far ripartire la crescita e a contenere l’aumento del debito. Il giudizio appare sospeso: si aspetta di vedere in che misura l’ambizioso programma del nuovo esecutivo potrà essere realizzato e in che tempi.
I problemi su cui si focalizza S&P e che pesano sulla pagella italiana sono sempre i soliti: un debito troppo elevato, la mancanza di crescita, un mercato del credito ancora troppo avaro con imprese e famiglie, alta disoccupazione, fisco oppressivo, corruzione, costi dell’energia superiore alla media europea e giustizia inefficiente. Si puntualizza anche la necessità di riformare il mercato del lavoro che viene considerato meno flessibile rispetto a quelli dei paesi più industrializzati e concorrenti dell’Italia. S&P sostiene anche che gli sforzi in materia fiscale e il taglio del cuneo per le imprese restano modesti.
In conclusione l’agenzia americana sottolinea le problematiche che da tempo affliggono l’Italia, fotografa una situazione economica italiana in stallo però giudica positivamente le intenzioni del governo ed aspetta di vedere le azioni che verranno intraprese prima di migliorare la valutazione del nostro Paese.
Una valutazione che S&P ha modificato è quella sull’Irlanda: l’agenzia ha migliorato il giudizio premiando un paese che ha avviato un processo di riforme importanti che ha dato una spinta notevole all’economia, portando così il giudizio sull’Irlanda a A- cioè due gradini sopra l’Italia. Un miracolo in salsa celtica considerando che solo 2-3 anni fa l’Irlanda era praticamente in bancarotta: riforme coraggiose, investimenti e mercato del lavoro flessibile, hanno permesso a Dublino di uscire dalla crisi. Anche la Spagna è sulla strada giusta, considerando che i suoi Titoli di Stato decennali ad oggi rendono come quelli USA. L’Italia ha tutte le carte in regola e sicuramente più risorse di Irlanda e Spagna, allora perché non dovremmo avere le forze e il coraggio per emularle o addirittura fare meglio? Alla prossima pagella di S&P l’ardua sentenza.
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