Cronache britanniche
Londra – Mancano poco più di tre mesi al referendum scozzese sull’indipendenza, ma il clima tra Edimburgo e Londra si fa sempre più rovente, e la campagna per il “sì o no” entra in una fase cruciale, con la discesa in campo di personalità illustri tra i favorevoli e i contrari. Questa settimana è stato il turno di JK Rowling e Gordon Brown.
L’autrice di Harry Potter, inglese di nascita ma che ha vissuto oltre vent’anni in Scozia, si è schierata nettamente tra gli oppositori della scissione donando un milione di sterline alla campagna “Better Together” a favore della permanenza della Scozia nel Regno Unito. La Rowling ha sostenuto di non essere una “big fan” dell’attuale governo a Westminster, sottolineando come Cameron “avrà già lasciato” il timone da tempo prima che “le vere conseguenze dell’indipendenza si faranno sentire”. Ha, inoltre, associato alcuni nazionalisti scozzesi ai “Death Eaters” (una tribù malvagia tra i personaggi dei suoi libri di Harry Potter).
Sempre contro l’indipendenza si è allineato anche Gordon Brown. L’ex primo ministro britannico, intervendendo alla London School of Economics in un seminario intitolato “My Scotland, Our Britain: a future worth sharing”, ha ricordato come un milione di posti di lavoro in Scozia dipende dall’appartenenza della stessa al Regno Unito, e che quindi sia al quanto avventato mettere a rischio un’unione che fornisce direttamente o indirettamente circa il 40% della totalità dei posti di lavoro degli scozzesi. Ha, inoltre, invitato Cameron a partecipare a un “faccia a faccia” televisivo con Salmond, mandando su tutte le furie i laburisti che avevano informalmente indicato Alistair Darling come il diretto interessato ad affrontare il First Minister scozzese.
A sostenere la chiamata per l’indipendenza è, invece, intervenuto il vice primo ministro scozzese Nicola Sturgeon, sottolineando come un governo scozzese indipendente da Londra assicurerebbe un innalzamento del salario minimo e delle pensioni, una trasformazione della maternità e rivoluzionerebbe la disparità di genere ancor presente nella società scozzese. Sembrano proprio essere gli ultimi due punti quelli sui quali sta facendo particolarmente leva il partito nazionalista scozzese per convincere le donne (che rappresentano al momento solo il 28% dei Si). L’ultimo sondaggio condotto da Ipsos Mori conferma che gli “unionisti” avrebbero ancora un ottimo margine di vantaggio rispetto ai nazionalisti, con il “No” proiettato al 54% contro il 36% dei “Si”. Secondo Mark Diffley, direttore di Ipsos Mori Scotland, i nazionalisti sono riusciti a restringere la distanza ma servirebbe un “cambio radicale” nelle intenzioni di voto degli scozzesi per assicurare una vittoria del “Si”. Invece, secondo il parere dei nazionalisti il “Si” conterebbe già sul 44% del supporto popolare, e con un 10% ancora di indecisi l’esito finale del voto appare ancora incerto. Certo la rinnovata discesa in campo di Brown e l’endorsment della Rowling a favore dell’unione complicano i piani dei nazionalisti che ancora sperano nel “miracolo”. Tra meno di 100 giorni vedremo comunque come andrà a finire.
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