Spagna, Monarchia verso il declino?

A pochi giorni dalla sua abdicazione, il Re di Spagna Juan Carlos, serissimo in volto, domenica 8 giugno ha presieduto la sua ultima cerimonia militare prima di passare il testimone a suo figlio Felipe, che si appresta a salire al trono in un momento dove molti spagnoli dubitano della loro Monarchia.

Nella giornata delle Forze Armate, il Re settantaseienne, in uniforme kaki e appoggiato sul suo bastone, ha presieduto a Madrid una cerimonia breve e sobria in onore “dei soldati che hanno dato la vita per la Spagna”. Leggermente in disparte, il futuro Felipe VI, in uniforme bianca da capitano di fregata, al suo fianco una sorridente Principessa Letizia e la Regina Sofia. Qualche centinaio di ammiratori si erano ammassati dietro le barricate e sventolavano la bandiera rossa e oro della Spagna. Per tutta la settimana  Re Juan Carlos ha continuato ad onorare la sua agenda piena di impegni da Capo di Stato. Ma la transizione è ormai avviata dopo l’annuncio fatto dal Re lo scorso 2 giugno, della sua decisione di abdicare. Lascia al figlio la pesante eredità di un Paese in crisi, che dubita di una Monarchia consumata dagli scandali. Un paesaggio complesso, illustrato domenica scorsa da un sondaggio pubblicato dal quotidiano El Pais: secondo questa inchiesta, realizzata lo scorso 4 e 5 giugno, la maggioranza degli spagnoli auspicherebbe un referendum che sancisca il futuro della loro Monarchia, anche se almeno la metà di loro continua ad appoggiare questa istituzione. Il 62% degli intervistati pensa che “prima o poi” un referendum debba essere organizzato per decidere se la Monarchia debba lasciare il posto ad una terza Repubblica. Ma se dovessero pronunciarsi, 49% degli spagnoli sceglierebbero la Monarchia con Felipe come Re, contro il 36% che si dice favorevole alla Repubblica. Ricordiamo che la seconda Repubblica spagnola, proclamata nell’Aprile del 1931, era stata destituita nel 1939 dalla dittatura franchista, dopo tre anni di guerra civile. La Monarchia è stata ristabilita solo dopo la morte di Francisco Franco, il 20 novembre del 1975. Juan Carlos, salito al trono, ha costruito la sua legittimità conducendo la transizione del Paese fino all’approvazione nel 1978, per referendum, della Costituzione che ha sancito la nascita della Spagna democratica. Ma i più giovani, che non hanno conosciuto quest’epoca e che sono oggi le prime vittime della disoccupazione, sono numerosi a chiedersi sulla fondatezza della Monarchia.

Dallo scorso 2 giugno, giorno in cui il Re ha reso pubblica la sua importante decisione, decine di migliaia di oppositori alla corona ovunque in Spagna si sono mobilitati per reclamare il ritorno alla Repubblica, a pochi giorni dal giuramento del futuro Re Felipe VI. Dalla sera stessa, qualche ora dopo l’annuncio di Juan Carlos, un’onda repubblicana ha invaso il Paese. “La Spagna, domani, sarà repubblicana”, urlavano i manifestanti sventolando la bandiera della seconda Repubblica. Decine di piccoli Partiti politici di sinistra e movimenti civici hanno fatto appello a che ci fossero altre manifestazioni, per reclamare “il referendum Adesso”. Il Principe ereditario Felipe, 46 anni, si appresta a succedere al padre e diventare il prossimo Re di Spagna. Giurerà probabilmente il 19 Giugno, davanti alle due camere del Parlamento, come vuole la tradizione spagnola. L’11 giugno la Camera dei Deputati ha approvato a larga maggioranza l’abdicazione di Juan Carlos, mentre domani sarà la volta del Senato. Il risultato è scontato, occupando i Partiti favorevoli alla Monarchia, soprattutto il Partito popolare, di destra, al Governo in Spagna, e il Partito socialista, prima forza di opposizione, l’80% dei seggi del Parlamento eletto nel 2011.

In questi ultimi tre anni, la crisi economica e gli scandali che hanno macchiato la fine del regno di Juan Carlos, hanno fatto precipitare la popolarità del Re e la Monarchia non è sfuggita alla perdita di fiducia generale nelle istituzioni. Espressione di questa tendenza, le elezioni europee dello scorso 25 Maggio e il crollo dei Partiti tradizionali, scalzati soprattutto da piccole formazioni di sinistra filo repubblicane, che totalizzano il 20% dei voti. Fra di loro, il nuovo Partito Podemos (Possiamo), la sorpresa dello scrutinio, che ha ottenuto cinque seggi. “Vogliamo dare la parola al popolo. Dov’è il problema di organizzare un referendum? Perché non dare agli spagnoli il diritto di scegliere il loro futuro?” si chiede Pablo Iglesias, leader della formazione. “Se il Partito popolare e il Partito Socialista pensano che Felipe abbia la fiducia dei cittadini, dovrebbero sottoporre la questione per referendum”, precisa.

L’onda repubblicana colpisce soprattutto i più giovani, che non hanno percezione del difficile passato repubblicano del Paese. Felipe dovrà sottoporsi ad un’altra difficile prova: in Catalogna, a cinque mesi dalla data prevista dai nazionalisti per un referendum sull’autodeterminazione, le bandiere repubblicane si mescolano sempre più all’estelada, la bandiera indipendentista caratterizzata da una stella bianca.

©Futuro Europa®

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