Cedri amari
C’è un luogo ad oriente che nella Bibbia viene descritto come la terra del latte e del miele; un posto ricco di risorse e di bellezze naturali. È il Libano, martoriato paese.
Nel delicato sistema istituzionale libanese, fondato sul Patto nazionale del 1943 che distribuisce le cariche istituzionali tra i rappresentanti politici appartenenti alle diverse comunità religiose, la carica di Presidente della Repubblica è riservata a un cristiano maronita.
La Presidenza della Repubblica libanese è vacante dal 25 maggio, giorno in cui è terminato il mandato del Presidente in carica, Michel Sleiman. Finora i due blocchi politici che si contrappongono nel Paese – la Coalizione 8 marzo (Hezbollah) e la Coalizione 14 marzo (Sahid Hariri) – non hanno raggiunto un accordo intorno alla figura di un candidato di compromesso. Insomma per una questione di soli sei giorni di marzo i signori non trovano il nome giusto.
A pesare sono soprattutto le contrapposizioni tra le Forze Libanesi – che hanno candidato il loro leader Samir Geagea – e il Partito sciita di Hezbollah, che ha respinto come una provocazione la candidatura di Geagea, finora non ritirata. Lo stesso Geagea ha dichiarato a un quotidiano saudita di preferire il vuoto di potere istituzionale alla prospettiva di “mettere il Paese sotto il controllo di Hezbollah”. Samir Geagea è uno dei leader della comunità cristiano maronita del Libano ed è da sempre considerato un difensore dei loro diritti. Un’altra caratteristica che lo distingue, fin dai tempi della guerra civile, è quella di essere uno dei nemici giurati della Siria. Nel suo passato c’è una lunga scia di sangue che non depone certo a suo favore.
Insomma tutto uguale. In questo triste teatrino si è inserito un altro gentiluomo, il Presidente siriano Assad che ha dichiarato che la Siria non interferisce negli affari interni di altri Stati arabi ”ma noi accoglieremmo favorevolmente l’elezione di Michel Aoun alla presidenza prima di tutto nell’interesse del Libano e poi nell’interesse di coloro che hanno legami di amicizia con Beirut”. Aoun viene poi descritto come un uomo ”patriottico e non confessionale, che crede nella resistenza”. Aoun, politico per tutte le stagioni, ha quasi 80 anni. Io credo che non ci sia una vera soluzione, continueranno a litigare e a lasciare il Paese in preda a una crisi senza precedenti.
Perché a nessuno importa davvero del paese; tutti, in nome di Dio, difendono solo i loro miseri interessi: gente meschina e senza il senso del dovere, persone fedeli solo al loro conto in banca, rigorosamente svizzero; eredi mediocri e inadeguati di popoli che hanno contribuito alla crescita dell’umanità, che non hanno imparato dal passato ma lo hanno profanato con le loro azioni.
Una volta Beirut era la Parigi del Medioriente; ora al massimo la si potrebbe paragonare a Casal di Principe. Peccato, davvero.
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