Corruzione e tangenti, come reagisce la politica
Ieri Montedison e finanziamento illecito dei partiti, oggi Expo e Mose. Scandali, tangenti, politici corrotti e burocrati asserviti alla solita mazzetta. In Italia, vent’anni dopo Tangentopoli, nessuno si scandalizza più. Sono scoppiate le bolle, gigantesche, delle due grandi inchieste che riguardano gli appalti per la realizzazione dell’Expo dell’anno prossimo a Milano e per l’ormai famoso sistema paratoie mobili che dovrebbero regolare l’acqua alta a Venezia, il Mose. Raffica di arresti, custodie cautelari, domiciliari, qualcuno se ne sta ancora in galera. Ma basta lasciar passare qualche giorno e la rabbia che qualche italiano può aver provato appena appresa la notizia svanisce. “Tanto sono tutti cosi”, e il sistema va avanti con queste regole. Ma se i cittadini sono irrimediabilmente disillusi e quasi incapaci di scandalizzarsi ancora, la politica come reagisce?
“Daspo per i politici corrotti”. La proposta è di Pietro Grasso, presidente del Senato che nei giorni scorsi ha spiegato come “si può fare anche un passo ulteriore, non solo inserire i reati di corruzione tra quelli di cui si occupano le Direzioni distrettuali antimafia, ma anche bloccare da subito e per sempre ogni tipo di vitalizio per i politici condannati per reati di mafia e di corruzione”. Netta la presa di posizione anche del premier, Matteo Renzi, che sul Mose ha detto: “Io sono rimasto particolarmente colpito dal caso e chi volesse negare una evidente responsabilità della politica, anche per la mia parte politica, sarebbe fuori dalla storia. Riguarda tutte le parti politiche e anche del Pd”. Tra gli indagati per la maxi opera in Laguna, anche il sindaco democratico di Venezia, Giorgio Orsoni, che da poco ha ottenuto la revoca degli arresti domiciliari.
Intanto il consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che affida i poteri a Raffaele Cantone, nominato nelle scorse ore commissario straordinario dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici con potere sanzionatorio e di commissariamento dei singoli appalti. “Da una prima lettura – ha detto Cantone – sembra che il decreto vada nella giusta direzione e che ci siano scelte coraggiose”. Vigilerà sui contratti pubblici, a cominciare da quelli legati ad Expo, con la possibilità di ordinare ispezioni, ma soprattutto con il potere di proporre commissariamenti ad hoc non dell’azienda, ma di singoli appalti sospetti.
L’obiettivo è evitare figuracce davanti a tutto il mondo. L’Expo attirerà tra pochi mesi milioni di visitatori a Milano e non riuscire a finire in tempo tutte le opere connesse sarebbe un danno enorme. “L’Expo di Milano deve essere l’occasione per l’Italia di raccontare sé stessa”, ha detto Renzi. “Dobbiamo usare l’Esposizione per scrivere una pagina nuova del racconto del Made in Italy. E’ una gigantesca opportunità per tutti”. La polemica, l’ultima in ordine cronologico, è stata quella tra il presidente del Consiglio e il governatore lombardo, Roberto Maroni, che sui tempi dei lavori si era detto preoccupato: “Rischiamo di andare oltre il 30 aprile senza avere completato le opere”.
Tornando sul fronte dell’inchiesta, i pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio hanno analizzato le istanze di scarcerazione presentate dalle difese dell’ex manager Expo, Angelo Paris e dell’imprenditore Enrico Maltauro, concedendo ad entrambi i domiciliari. Restano in carcere l’ex funzionario del Pci, Primo Greganti, l’ex parlamentare Dc, Gianstefano Frigerio e l’ex senatore PdL, Luigi Grillo. Per tutti gli indagati, compreso l’ex Udc-Ncd Sergio Cattozzo, la procura di Milano sta ipotizzando di chiedere il giudizio immediato.
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