Colombia, i cittadini votano per la pace

I risultati elettorali di domenica scorsa in Colombia dicono cose chiare e precise, come spesso non avviene in alcune prove elettorali. Al contrario, in Colombia i cittadini hanno scelto un presidente e una politica chiara. Juan Manuel Santos, presidente uscente, è stato rieletto con 7,8 milioni di voti, pari al 50,95% dei voti espressi. Il suo avversario, Oscar Ivan Zuluaga, il 45%. Il voto ha capovolto il risultato del primo turno in cui Zuluaga era arrivato primo con il 29% e Santos secondo con il 25%. I sondaggi davano risultati diversi, alcuni attribuivano senza ombra di dubbio la vittoria a Zuluaga, altri a Santos, altri in pareggio.

Ma a far scegliere i colombiani è stata la proposta politica profondamente diversa dei due candidati, fatto che ha aumentato la percentuale dei votanti facendoli passare dal 39% del primo turno al 49% del secondo. Con programmi molto simili su molti temi, anche importanti, come l’economia, ambedue sono stati ministri del governo di Alvaro Uribe, su un tema hanno polarizzato le loro posizioni: il tema delle trattative di pace con la guerriglia. Dal 2012 Santos sta portando avanti a Cuba una trattativa con le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (FARC) per porre fine ad una guerriglia che dura da 50 anni e che ha prodotto 220.000 morti e cinque milioni di sfollati.

Zuluaga è fermamente contrario a questa trattativa, rimanendo fedele alla scelta militare del suo mentore Alvaro Uribe quale soluzione del problema. L’ex presidente aveva creato il Centro Democratico ottenendo un chiaro successo nelle ultime elezioni legislative. Negli ultimi giorni Zuluaga aveva ammorbidito la sua posizione, dicendosi disponibile a trattative, seppur a certe condizioni. Santos, al contrario, aveva impostato tutta la sua campagna elettorale sulla possibilità di una pace, aveva ottenuto importanti accordi con le FARC su temi delicati, quali la partecipazione futura delle FARC alla vita politica o su quello non meno delicato delle droghe: le FARC si impegnano a riconvertire le loro piantagioni e a rompere i rapporti con i narcotrafficanti. Santos, al fine di non prestare il fianco ad attacchi, aveva continuato a  perseguire le FARC anche durante le trattative, colpendo addirittura membri della loro segreteria strategica.

Pace si, pace no, ha quasi trasformato le elezioni in un referendum pro Santos o pro Zuluaga, costringendo il paese a schierarsi.  La sinistra nelle sue varie anime, i verdi, gli imprenditori, con documenti e manifestazioni hanno scelto di appoggiare il non sempre amato Santos. Da parte sua, il presidente uscente negli ultimi giorni ha messo sul piatto della trattativa di pace un altro accordo con le FARC sulle vittime del conflitto e l’apertura di una trattativa di pace anche con l’altra guerriglia di ispirazione castrista, l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN). L’accordo raggiunto con le FARC è di importanza storica, infatti mai nel passato il Governo, e tanto meno le FARC, hanno riconosciuto di avere responsabilità in molti casi di morti, accettando anche di risarcirle.

Su tutto questo i colombiani hanno votato ed hanno scelto di andare verso la pace, anche se sarà difficile e lenta.

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