Rassegna Stampa
La conferma, giovedì scorso, della condanna del Cavaliere, rende ancora più fragile il Paese. Sulla stampa nazionale, se venerdì mattina Il Giornale, organo di stampa di proprietà della famiglia del Cavaliere, riassume nell’apertura: “Berlusconi, non è finita”, all’indomani della conferma della sua condanna, l’Italia è ora, se possibile, ulteriormente divisa. Da parte dei giornali di sinistra, si è percepito un certo giubilo per il risultato raggiunto. “La condanna è definitiva”, titola per esempio La Repubblica, da sempre in opposizione all’ex Presidente del Consiglio. Altri, come il Corriere della Sera, hanno giocato la carta della moderazione, ricordando che Silvio Berlusconi è sì condannato, ma non ha nessuna intenzione di uscire dal gioco. Su Il Sole 24 Ore del 4 Agosto, Nicoletta Cottone, titola il suo pezzo PdL in piazza, Berlusconi sul Palco: “Resto, qui, non mollo. Il Governo vada avanti”. Con poche parole rende chiaro il quadro della situazione, che non cambia: Berlusconi dice impegnarsi con “ancora più passione”, accusa nuovamente i Magistrati, si dichiara innocente e rispolvera il simbolo di Forza Italia per dimostrare quanto concreti siano i suoi propositi. Ma la giornalista fa anche ben presente che l’ipotesi Marina Berlusconi si fa sempre più di attualità, nonostante le smentite. Se così fosse, la presenza in campo di Marina consentirebbe di lasciare la scritta Berlusconi nel simbolo elettorale.
E la stampa estera che scrive? I nostri maggiori quotidiani e le nostre reti televisive ne hanno ampiamente parlato, ai titoli pieni di scherno e sarcasmo, pubblicati nelle ore che hanno seguito la sentenza della Cassazione, è stato dato ampio spazio. Ma è interessante andare a leggersi il pungente articolo di Marcelle Padovani pubblicato su Le Nouvel Observateur del 2 Agosto, che scrive “Il giorno del dopo sentenza ha un gusto amaro per Silvio Berlusconi. Certamente può approfittare degli ultimi giorni di libertà (…) ma senza molta gioia visto che dal 15 Ottobre dovrà scegliere un domicilio per scontare la sua pena: Arcore immersa in un vasto parco, ma lontana dal ‘Palazzo’ e cioè dal potere, la politica, il Parlamento (…) o nel suo immenso appartamento di Palazzo Grazioli, a Roma, vicino a Piazza Venezia, ma senza un albero verde all’orizzonte (…). Il centro destra affronta anche un problema cruciale: chi guiderà il partito dei berlusconiani ora che il suo leader è privato delle prerogative per farlo? (…) E’ un partito decapitato, privato di un erede. Salvo che – ipotesi che circola da più settimane – Berlusconi imponga sua figlia Marina (…)”. Ancora il suo nome. La Padovani insiste anche sugli effetti collaterali che questa sentenza sta, paradossalmente, producendo sul PD. I più “radicali” non vogliono governare con un “delinquente”, problema interno che scuote un Partito che già si regge su equilibri instabili: vedi la variabile Congresso.
L’Algerino El Watan, il 3 Agosto riprende la notizia titolando Fin de l’impunité pour Silvio Berlusconi. Nacera Benali scrive che “dalla sua condanna definitiva, arrivata giovedì sera, a quattro anni di prigione per frode fiscale, dell’ex Presidente del Consiglio italiano, gli italiani credono un po’ di più nella giustizia del loro Paese, e si apprestano ad assolvere i loro doveri fiscali con un po’ meno di rabbia nel cuore. (…) Per i suoi detrattori è la fine del mito dell’impunità del ‘miliardario’, per i suoi difensori si tratterebbe di una manovra perniciosa per allontanarlo dall’attività politica”. Alla fine del suo pezzo la Benali riprende la possibilità che Marina diventi nuovo leader “nominata“ da suo padre. Con una punta di sarcasmo, chiude l’articolo accennando alla possibilità che Berlusconi perda anche il titolo di Cavaliere uscendo così “dalla porta di servizio dalla storia politica italiana. E’ tutto il male che i suoi nemici gli augurano. E tutto il bene che augurano all’Italia”.
Josephine McKenna sull’Indipendent del 5 Agosto, descrive “straziante” l’appello di Silvio Berlusconi ai suoi, in un Italia che affonda nella crisi, mentre Associated Press su The Wall Street Journal del 4 Agosto descrive un Berlusconi provocatore nei confronti dei giudici che lo hanno condannato, ma impegnato solennemente nel dare il pieno supporto al Governo da parte del PdL.
Jurek Kuczkiewicz, sul belga Le Soir del 3 Agosto, fa una bella e pertinente analisi di questa storia. Il titolo del suo pezzo, Silvio fini(?), reste le berlusconisme, sembra dare poche speranze al nostro futuro. Scrive “Dopo 20 anni di berlusconismo, l’Italia, questo Paese il cui nome è sinonimo di cultura, reagisce a malapena quando ad un Ministro del Governo, dalla pelle nera, vengono lanciate delle banane durante una manifestazione pubblica. ‘Il nostro Paese ha perso i suoi valori’, affermava recentemente Prodi, l’unico politico ad aver mai battuto Berlusconi alle elezioni. L’Italia non ha perso solo i suoi punti di riferimento e i suoi valori: ha perso 20 anni”.
Possiamo concludere con le parole di Hugues Portelli che su Le Huffington Post del 4 Agosto scrive: “Così termina una pagina poco gloriosa della vita politica italiana che incita a meditare: perché se i giudici hanno il potere di pulire le scuderie di Augia della vita politica, la loro competenza si ferma lì. Dal 1994, la classe politica che hanno eliminato è stata sostituita da tecnocrati o operai e non si vede spuntare nulla all’orizzonte”.
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