Thailandia, pugno di ferro contro l’immigrazione

Bangkok – Mentre la giunta militare da settimane ha promesso di restaurare ordine, pace e felicità, gli osservatori internazionali sono in allarme per l’atteggiamento assunto dall’esercito nella lotta all’immigrazione clandestina. Di fatto, a quasi un mese di distanza dal colpo di stato che ha consegnato il paese nelle mani del generale Prayuth Chan-ocha il flusso migratorio, in particolare l’esodo dei cambogiani, sembra oramai inarrestabile. La giunta ha definito questi migranti come una “minaccia” per il paese, e si è attivata massicciamente per la loro espulsione.

Bus e treni strapieni di “irregolari” solcano il confine del paese con la Cambogia, spesso scortati direttamente dall’esercito, che pare non abbia risparmiato loro violenze di ogni genere. Alcune ONG e movimenti per il rispetto dei diritti umani hanno aspramente criticato la giunta militare. Pare, però, che il problema degli abusi e dell’insicurezza nel paese abbia radici precedenti all’attuale regime. Infatti, secondo il Global Peace Index stilato dalla Vision of Humanity’s Institute for Economics and Peace alla fine dello scorso anno, la Thailandia si posiziona solamente al 126° posto sulle 162 nazioni prese in considerazione dallo studio, mentre la stessa Cambogia vista come un “pericolo” dalle autorità militari thailandesi appare tra le prime 40 nazioni nella speciale classifica. Il ritorno massiccio in patria dei cambogiani crea, inoltre, il problema di come rimpiazzare gli oltre 100.000 lavoratori irregolari tra di essi che formavano un’ossatura importante nell’industria della pesca e nel settore agricolo. Il ministero del lavoro si è però prontamente attivato per creare un canale diretto con le oltre 1.500 imprese che si trovano a fronteggiare l’emergenza lavorativa che deriva dalla mancanza di tale manodopera.

Naturalmente, dietro il messaggio trasmesso dalla giunta di regolarizzare la forza lavoro straniera, si nasconde anche un tentativo politico di indebolire uno dei centri nevralgici del supporto elettorale per i Shinawatra, ovvero le campagne, da dove grazie agli “schemi riso” sussidiati dal governo dell’ex-premier Yingluck provenivano la maggior parte dei voti del Pheu Thai Party. La mossa della giunta, sembra rinforzare il presentimento che i militari non cederanno presto il passo. Tra le ultime misure di “regolarizzazione” messe in atto dal NCPO c’è anche quella di fronteggiare la corruzione che dilaga in alcuni settori dell’economia. È di questa settimana, infatti, la decisione di regolamentare l’attività dei tassisti all’aeroporto internazionale Suvarnabhumi di Bangkok, considerato un vero campo di battaglia dominato dal clientelismo, da dove veniva orchestrato lo smistamento dei passeggeri secondo un principio di favoritismo per gestire le decisioni su a chi assegnare le tratte più lunghe.

Certamente tra gli obiettivi principali della giunta militare c’è quello di ricostruire un clima di fiducia e credibilità che possa riattrarre gli investimenti e riesca a far rifiorire l’industria del turismo messa in pericolo dal temporaneo coprifuoco che è stato rimosso proprio nei giorni scorsi. Gli operatori e i lavoratori del settore alberghiero sono stati invitati a ritrasmettere un senso di cordialità e disponibilità verso gli stranieri (i cosiddetti Farangs) per ristabilire un clima armonioso e di “felicità”. Attenti però ai falsi sorrisi, nei quali i Thailandesi sono senza ombra di dubbio autentici maestri.

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Dalle agenzie stampa

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