Cronache dai Palazzi
L’intesa sulle riforme istituzionali è ancora da perfezionare, anche se Matteo Renzi è convinto di essere ad un passo dall’accordo finale. I grillini, a loro volta, aprono al dialogo rompendo il fronte delle opposizioni e mettendo in crisi il fronte dei forzisti. Nel frattempo nelle stanze del Palazzo viene messo a punto il testo per la riforma del Senato e del Titolo V: il capogruppo di Forza Italia al Senato, Paolo Romani, incontra il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi e Grillo reclama lo streaming dell’incontro.
Berlusconi vorrebbe ufficializzare il proprio ruolo di sponda istituzionale della maggioranza ma Grillo è sempre in agguato e chiede al premier un incontro chiarificatore, per ora fissato per mercoledì prossimo. I pentastellati sembrano essere finalmente disposti a discutere di riforme istituzionali e non solo di legge elettorale, con spirito collaborativo e per il bene del Paese. “Nessuno ha la verità in tasca ma il dialogo è aperto”, ammonisce Renzi che non ha ancora deciso se sarà presente all’incontro oppure se invierà il ministro Boschi, e magari alcuni capigruppo dem.
La promessa che Forza Italia non tradirà il patto sulle riforme arriva invece direttamente da Silvio Berlusconi. Andare avanti è una strada obbligata e la proposta azzurra sul presidenzialismo – giudicata “intempestiva” da Matteo Renzi – non è un tentativo per complicare il raggiungimento dell’intesa attorno alla riforma del Senato. Da settembre gli azzurri sono comunque pronti a raccogliere le firme su una proposta di legge di iniziativa popolare per il presidenzialismo, e si batteranno affinché il Parlamento approvi almeno un ddl costituzionale per istituire un referendum sul tema.
Da parte dei forzisti non mancano inoltre i toni alti e duri contro il Capo dello Stato: “Abbiamo un presidente che è oggi passato al di là delle funzioni previste dalla Costituzione” e non è più tollerabile che lo si scelga “senza legittimazione popolare” nelle segrete stanze del Palazzo, “dopo discussioni, contrasti e compromessi”. Il leader di Forza Italia recupera così parte della scena occupata negli ultimi giorni da Beppe Grillo e rispolvera un tema, il presidenzialismo, che rappresenta un tema identitario per il suo partito diviso e ferito dalla sconfitta alle Europee. L’obiettivo è impugnare la bandiera tradizionale del centrodestra, mirando a riallacciare i fili con gli altri partiti della coalizione che si presentò alle elezioni un anno fa (circa). Il presidenzialismo non rappresenta comunque un aut aut contro le altre riforme istituzionali – Senato e Titolo V – e i forzisti assicurano che non ostacoleranno l’operato dell’attuale squadra dell’esecutivo anche perché isolarsi, accollandosi le colpe del fallimento di un cammino di rigenerazione per il Paese, è l’ultima cosa che l’ex Cavaliere può permettersi. “In questo momento Renzi ha il vento in poppa. Qualunque cosa faccia viene giudicata positivamente, attaccarlo adesso su temi popolari sarebbe controproducente”, spiega Berlusconi ai suoi interlocutori aggiungendo però che nel breve periodo le cose sono destinate a cambiare: “La crisi non è affatto finita, la ripresa non c’è”, i provvedimenti messi in campo dal governo “sono assolutamente insufficienti per invertire il trend”. Secondo l’ex premier, impegnato nel contempo nell’operazione quasi impossibile di ridefinizione della leadership del suo partito, ben presto anche Matteo Renzi “perderà il tocco magico, e noi dovremo essere pronti per quel momento”, sottolinea Berlusconi.
Per ora Forza Italia si limita a registrare i piccoli passi in avanti della squadra di Matteo Renzi a proposito di riforma del Senato, lasciando in cantiere la riforma del sistema di voto e lo stesso presidenzialismo. Dopo l’incontro con il ministro Maria Elena Boschi il capogruppo di FI, Paolo Romani, ha definito la nuova proposta del governo “largamente innovativa”, avvertendo però che ci sono ancora dei nodi da sciogliere e che FI dovrà riunirsi e decidere apportando “gli opportuni approfondimenti e le necessarie valutazioni per determinare la posizione del partito nel suo complesso”. Per ora “abbiamo potuto apprezzare – ha rimarcato il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama – significativi passi avanti rispetto al testo base, che vanno nel senso delle proposte da noi avanzate soprattutto in tema di rispetto e rappresentatività delle indicazioni elettorali dei cittadini italiani”. Dopo aver ottenuto il ridimensionamento da un terzo a un quinto del numero dei sindaci e il criterio di proporzionalità nell’elezione da parte dei consiglieri regionali dei senatori restano da risolvere altre questioni cruciali come i poteri del Senato, oltre all’elezione dei membri della Consulta e del Csm e ovviamente l’elezione del Capo dello Stato. Sullo sfondo, inoltre, rimane la richiesta trasversale – che in Aula potrebbe tornare a galla – di elezione diretta dei membri del Senato.
Il ministro delle Riforme ha incontrato anche Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale di Ncd, nel tentativo di mettere a punto i dettagli del testo dell’accordo sulle riforme istituzionali da votare in Commissione Affari costituzionali del Senato.
Renzi sostiene comunque di essere “al rush finale” e che entro il mese in corso la Commissione Affari costituzionali licenzierà il testo per l’Aula, mentre solo dopo l’estate il Parlamento tornerà ad occuparsi di legge elettorale e forma di governo. In questo frangente tutte le forze sono concentrate sulla revisione del bicameralismo perfetto e il Titolo V della Costituzione, questo è anche ciò che Renzi puntualizzerà ai pentastellati attesi a Palazzo Chigi mercoledì prossimo, quando il premier e i suoi collaboratori sonderanno la reale disponibilità del partito di Grillo ad uscire dal limbo del “no” pregiudiziale nel quale si sono rinchiusi per mesi.
Rispondendo alle sollecitazioni di Beppe Grillo – “Riforme costituzionali e legge elettorale, ci stai o no?” – il premier chiede ai grillini di chiarire meglio “la forma” dell’incontro e sottolinea che “c’è molto fa fare e non c’è tempo da perdere”.
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