La calandria (Film, 1972)
Pasquale Festa Campanile è uno dei nostri scrittori-registi più interessanti degli anni Settanta-Ottanta. La sua produzione ha sviscerato la problematica erotica in tutte le sfaccettature possibili e immaginabili, dal decamerotico alla commedia, passando per il cinema di stupro e vendetta. La commedia sofisticata resta la sua forma di espressione artistica più congeniale, spesso tratta da romanzi di successo e da sceneggiature originali.
La calandria è la messa in scena cinematografica di una commedia cinquecentesca scritta da Bernardo Dovizi, detto Il Bibbiena, modernizzata secondo i canoni di un decamerotico alto, citando Boccaccio a piene mani. Lando Buzzanca è Livio, il solito sciupafemmine, un rubamogli, come viene definito da Giusi Raspani Dandolo (moglie di Calandro) nella pellicola, condannato alla berlina per un rapporto erotico con la moglie (Bouchet) di Ferruccio (Gelli), il signorotto locale. A un certo punto s’invaghisce di Fulvia (Belli), una ex novizia, moglie ingenua del vecchio e impotente Calandro (Randone), fino a scommettere con Ferruccio che riuscirà a portarsela a letto. Per riuscire nello scopo, si traveste da donna e viene assunto da Calandro come insegnante di buone maniere al servizio della moglie. Comincia la commedia degli equivoci con Calandro che s’innamora dell’improbabile donna e Buzzanca impegnato ad amoreggiare fino allo sfinimento con la moglie e con tutta la servitù. Uno scherzo di troppo nei confronti di Ferruccio gli costerà caro: finirà per perdere gli attributi virili, triturati da un marchingegno infernale.
Pasquale Festa Campanile gira una divertente e riuscita commedia in costume, più che un semplice decamerotico, caratterizzata da una grande cura formale e da una ricostruzione storica perfetta. Non è il solito Buzzanca-movie, anche se in quel filone contiamo alcune commedie interessanti. La città di Pienza e le colline senesi sono la location ideale per lo svolgimento della storia, ma anche costumi, abbigliamento e interni – negli studi De Paolis – sono realizzati con precisione certosina. Commedia classica che anticipa elementi della commedia sexy, molto casta (si vede appena un seno nudo della Belli) nonostante il tema, zeppa di doppi sensi erotici, forbiti e colti, con rimandi ai testi classici. Pochade in costume, alla Feydeau, con scambi di camere e di coppie, travestitismo e qui pro quo, sguardi intriganti dal buco della serratura, equivoci erotici arricchiti da dialoghi metaforici sul sesso. Campanile usa lo zoom per seguire i personaggi, ma ai tempi era un modo consueto per girare, cita Boccaccio e la novella di Calandrino con un irresistibile Salvo Randone che ne busca a più non posso quando crede di essere invisibile.
Gli attori sono molto bravi. Lando Buzzanca è perfetto nel ruolo da amante infaticabile, in questo caso non siculo, ma un furbo toscano che in abiti femminili si esprime in veneto. Salvo Randone interpreta da consumato attore di prosa la parte di un vecchio impotente, credulone e rincoglionito, vessato dalla madre, che si fa prendere per il naso da moglie, signorotto locale e amante della consorte. Mario Scaccia è un medico credibile e strampalato, pure lui attivo nel gioco delle beffe nei confronti del povero Calandro. Agostina Belli – anche se Marco Giusti su Stracult la giudica inadatta al ruolo – esprime bene quel mix di candore puritano e di malizia erotica richiesto al personaggio. Barbara Bouchet è sempre vestita ma la sua sensualità rimane indiscutibile e vince alla grande la sfida erotica con la rivale. Un film da rivedere, che presenta molti motivi d’interesse per la storia del cinema di genere italiano, nella fase di passaggio dal decamerotico alla commedia sexy. La pellicola riscuote un buon successo di pubblico, ma non di critica, che non ama il filone boccaccesco, ed esce in Spagna come La cortesana. Lando Buzzanca afferma di aver montato il finale che immortala la triste fine di Livio quando perde gli attributi e non apprezza per niente la recitazione della collega Agostina Belli.
. . .
Regia: Pasquale Festa Campanile. Soggetto: liberamente tratto dall’omonima commedia di Bernardo Dovizi detto Il Bibbiena. Sceneggiatura: Ottavio Jemma, Gianfranco Cklerici, Pasquale Festa Campanile. Fotografia: Silvano Ippoliti (Eastmancolor). Montaggio: Gian Maria Messeri. Scenografia e Costumi: Giancarlo Bartolini Salimbeni. Musica: Gianni Ferrio. Produzione: Filmes Cinematografica. Distribuzione: Euro International Film. Interpreti: Lando Buzzanca, Agostina Belli, Toni Ucci, Mario Scaccia, Salvo Randone, Barbara Bouchet, Maria Grazia Spina, Cesare Gelli, Giusi Raspani Dandolo, Giuliana Calandra, Franco Fantasia, Roberto Antonelli, Ignazio Leone, Stefano Oppedisano, Clara Colosimo, Lorenzo Piani.
©Futuro Europa®
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]