Restauro Domus Aurea, aspettando Mecenate
Ci vorranno 4 anni e 31 milioni di euro per la messa in sicurezza e la riapertura della Domus Aurea, tanto nota, quanto sconosciuta. Il sito capitolino è chiuso ininterrottamente da 8 anni, con riaperture per brevi intervalli tra il 1999 e il 2005. Il restauro complesso rifiuta gli interventi precedenti insufficienti e inadatti e predilige la pratica di scoperta archeologica e aggiornamento continui. Il MiBACT parteciperà attivamente ai finanziamenti, ma l’invito è ai mecenati privati, finalmente potendo mettere in pratica il recentissimo Art Bonus (legge n. 83, in vigore dall’1 giugno 2014).
Il Ministro MiBACT Dario Franceshini apre l’appello: “Non ci sono più alibi. Mi aspetto che ci sia la corsa da parte delle grandi imprese italiane; se non ci fosse lo troverei scandaloso”. Dopo l’emanazione della legge Art Bonus, che prevede, tra le altre cose, grandi incentivi fiscali per i mecenati, si spera nel raggiungimento di 8 milioni di euro annui, spesa che il MiBACT non può permettersi per intero. Si aspettava da 20 anni un provvedimento che rivoluzionasse il rapporto tra pubblico e privato, così rilanciando la cultura e il turismo, agevolando tutti gli investitori nel settore dell’arte, in particolare i grandi committenti.
Per chi fa opere di mecenatismo, gli incentivi offrono 3 anni di sgravi al 65% fino al 31 dicembre 2015 e poi al 50% per gli anni successivi. Inoltre, il 3% della spesa per le infrastrutture a progetti culturali diventa strutturale, con una percentuale entro i 3 milioni destinata a progetti per le periferie urbane. Prima il sistema di incentivi fiscali per i privati che donavano al pubblico il recupero o il restauro di un bene o di un’opera d’arte prevedeva detrazioni insignificanti. Federculture e la Fondazione MAXXI, già modello di gestione misto pubblico-privato, hanno accolto positivamente l’introduzione del nuovo pacchetto normativo.
Tanto tempo e tanto denaro corrispondono alle necessità di un cantiere estremamente complicato, in cui l’installazione dei ponteggi costituisce una delle più grandi difficoltà. Intensissime sono state le indagini preliminari e importantissimo il cantiere pilota, che ha permesso il passaggio dalla fase di sperimentazione a quella definitiva del progetto di risanamento. Anni di monitoraggio strumentale del microclima, in rapporto con le condizioni climatiche esterne, sono mirate alla ricerca della stabilizzazione di un equilibrio tra la la temperatura e l’umidità relativa, fattori essenziali per la conservazione del complesso e sopratutto delle preziosissime pitture murarie ipogee, di Fabullo, sature di umidità.
Le dimensioni eccezionali – di 16.000 metri quadrati di estensione, 30.000 metri quadrati di superfici affrescate, 150 ambienti la cui altezza all’intradosso delle volte raggiunge gli 11 metri – assieme all’attuale condizione ipogea, influisce non poco come problematica del padiglione, costruito sul colle Oppio, su un fronte di 240 metri, con una profondità tra i 30 e i 60 metri. L’idea è di ristabilire la conformazione originale a terrazzamenti (che un tempo si affacciava verso la valle dove si trovava il grande lago poi sostituito dal Colosseo), attraverso la realizzazione di un piano superiore più leggero, inserito nell’organismo di giardini.
Nel 104 d.C., dopo 35 anni dall’edificazione, il piano superiore venne distrutto, gli ambienti del piano inferiore spogliati dei marmi e dei materiali preziosi, vennero occupati in parte dalle sostruzioni imponenti, le “gallerie traianee”, che oggi, con un diverso orientamento, si incontrano all’interno del complesso archeologico e ne costituiscono la fronte verso valle. L’edificio neroniano fu interrato e divenne l’enorme piattaforma sulla quale si insediarono le nuove terme, i cui resti costituiscono il paesaggio archeologico del Colle Oppio attuale.
Il Colle Oppio sarà luogo di parco archeologico, nel rispetto delle stratificazioni neroniane e traianee risultati, per fare entrare il sito nell’ “Area Archeologica Centrale”, della Valle del Colosseo, del Palatino e dei Fori Imperiali, dalla quale oggi si trova isolata. Fedora Filippi, direttrice scientifica della Domus Aurea dal 2009, rivela che le stratificazioni saranno impiegate e restaurate, come uno degli elementi di difesa delle strutture sottostanti; in un’attività di “miglioramento conservativo”. “Sarà necessario disporre di uno spessore di protezione, comunque notevolmente inferiore (non superiore a 1 metro) a quello dell’attuale giardino, destinato agli strati di impermeabilizzazione e isolamento termico”. Si punterà alla traspirazione e, al livello più alto possibile, all’intercettazione delle acque meteoriche.
©Futuro Europa®