Cronache britanniche
Londra – Non è più solamente la preoccupazione di un gruppo ristretto di economisti, l’impennata dei prezzi delle case nel Regno Unito e in Irlanda è sotto gli occhi di tutti oramai. Il più preoccupato di tutti sembra essere il governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney, il quale ha imposto proprio nelle ore passate un più stretto controllo sui mutui emessi dalle banche. Carney aveva, infatti, definito l’attuale andamento del mercato immobiliare come rischioso per la ripresa dell’economia, e cosi l’istituzione da lui guidata ha deciso d’intervenire per prevenire quello che sembrava a tutti gli effetti essere l’inizio di una nuova bolla immobiliare.
Il bollettino emesso dalla banca indica che dal prossimo ottobre solo il 15% dei mutui potrà essere quattro volte e mezzo superiore al reddito del richiedente. Di fatto, il Council of Mortgage Lenders ha suggerito che tale misura preventiva interesserà soprattutto la capitale, dove i prezzi delle case sono aumentati in misura doppia rispetto al resto del paese. L’intervento da parte della Bank’s Financial Policy Committee era, dunque, atteso con ansia dagli esperti, con l’85% degli economisti interpellati in un sondaggio condotto da Bloomberg, che suggeriva alla banca centrale di agire per tempo per evitare una nuova housing bubble. L’ansia degli economisti è condivisa a pieno anche dai cittadini, specialmente dai londinesi. Secondo un altro recente sondaggio di Ipsos Mori, 1/5 degli affittuari e proprietari britannici teme di dover traslocare dalla propria zona per l’aumento esponenziale dei prezzi delle abitazioni. Il presidente del Chartered Institute of Housing, Grainia Long ha domandato un intervento immediato da parte del governo per favorire la costruzione di nuove case. Secondo Long, infatti, l’attuale situazione del mercato immobiliare, sta creando grossi problemi a milioni di persone.
Le prospettive non sembrano essere più rosee neanche sul versante irlandese, dove l’incremento dei prezzi è altrettanto considerevole. A Dublino, i prezzi delle case sono sproporzionalmente schizzati verso l’alto con un aumento del 22% solamente nell’ultimo anno, mentre nel resto dell’Irlanda l’incremento è stato più tenue, ma non meno sentito sfiorando il 10%. Secondo Fiona D’Silva, managing director di Kennedy Wilson Europe, i prezzi delle proprietà nel mercato immobiliare irlandese stanno letteralmente “sfuggendo di mano”, e la compagnia sta riorganizzando il suo business puntando su mercati del Sud Europa, in particolare Spagna e Italia. Sembra dunque, che anche in Irlanda come nel Regno Unito, gli investitori domestici siano sempre meno disposti a sborsare cifre mastodontiche per proprietà che altrove avrebbero un prezzo di mercato decisamente inferiore. A Londra, infatti, gli unici a essere decisamente attivi e in grado di investire nel mercato immobiliare sono unicamente i russi e gli arabi, e più recentemente anche cinesi e indiani.
Sebbene, lo scenario prospettato dal governo britannico attraverso lo schema “help to buy” era quello di stimolare la domanda interna attraverso un supporto sostanziale nell’accendere i mutui, ciò che si sta verificando è piuttosto una tacita fuga degli investitori britannici verso l’estero. Certamente, anche l’Italia potrebbe beneficiare di tal emigrazione di capitale. Lasciando stare per un attimo, i grandi acquisti da parte degli investitori internazionali a Milano o Roma (vedi Soros o il fondo sovrano del Qatar), c’è sicuramente spazio per un rilancio economico del mercato immobiliare italiano che ormai da anni è in stallo. A partire, dalle destinazioni più classiche per gli investitori d’oltremanica quali toscana o Venezia, alle mete turistiche più ambite quali Costiera Amalfitana o Costa Smeralda, l’interesse verso il mattone del nostro paese sussiste. Pronti a costruire dunque, ma attenti al rischio cementificazioni selvagge “modello spagnolo”.
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