Morire per un ideale

Sembra quasi retorica. In un’epoca che si connota per l’indifferenza globale degli uni verso gli altri, per la superficialità delle storie dei potenti della terra, per l’attenzione ai particolari da buco della serratura che la stampa dà a fatti di cronaca, leggere dell’assassinio di Salwa Bugaighis, suona quasi arcaico.

L’avvocato Bugaighis, donna che in Libia anche durante il regime di Gheddafi si era sempre battuta per i più deboli, i prigionieri politici, per tutelare i loro diritti, era a Bengasi , a casa sua quando un commando ha fatto irruzione per ucciderla. Come in un film .

A lei si deve l’organizzazione della manifestazione proprio nella sua città nel febbraio del 2011, considerata la data di inizio della rivoluzione che poi avrebbe portato alla destituzione e uccisione del Rais. Dopo di che era entrata a far parte del Consiglio nazionale di transizione, praticamente il governo dei ribelli. Si dimise appena tre mesi dopo, denunciando la scarsa importanza concessa a figure femminili come la sua; non tollerava che, nonostante il suo ruolo fosse stato decisivo, venisse messa da parte solo perché donna.

Per tutte le sue attività politiche e civili, nel 2012 aveva ottenuto il premio “Vital Voices Global Leadership Awards”, una fondazione legata a Hillary Clinton. Più recentemente si era espressa apertamente criticando le azioni terroristiche delle milizie armate che controllano gran parte della Libia.

Un paese martoriato che continua a vivere un epoca incerta e violenta; le recenti elezioni non hanno avuto l’affluenza sperata, nonostante sia stato creato un cordone di sicurezza estremo. Chiamati alle urne per la seconda volta dopo la fine del regime, solo circa la metà della popolazione è andata a votare. Ci speravano comunque in molti.

Gli appelli e i proclami che sono stati fatti dopo l’assassinio, tuonano contro la violenza e augurano alla Libia di ritornare a tempi di pace. Ma il problema è che fa comodo a tanti che la pace non scoppi. Anche perché la parola Pace è difficilmente declinabile in qualsiasi paese ospiti i fratelli mussulmani. Non è nel loro statuto.

Eppure vanno e vengono osservatori, mediatori, conciliatori; la situazione peggiora sempre di più. Chi si alza prima fa proclami e tutti bellicosi; mai nessuno che dichiari: proviamo ad andare d’accordo, proviamo a riportare in piedi una terra bellissima piena di tesori; cerchiamo di pensare a quella gente che quando si sveglia al mattino non sa se avrà da mangiare, se qualcuno della sua famiglia morirà per una malattia o per una pallottola.

Ma questo è troppo. Non ci sono uomini capaci di avere questi pensieri. C’era una donna, l’hanno uccisa.

©Futuro Europa®

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