Mauritania, Aziz vince facile ma non convince
Il Presidente golpista Mohamed Ould Abdel Aziz, artefice della caduta di Sidi Ould Sheikh Abdallahi nel 2008, si è candidato alla propria successione alle elezioni presidenziali che si sono tenute in Mauritania lo scorso 21 Giugno. Ha vinto a man bassa, ma la crisi con l’opposizione, che aveva chiamato la popolazione a boicottare il voto, si aggrava sempre più.
Nella capitale Nouakchott Mohamed Ould Abdel Aziz è ovunque. Per la sua seconda campagna presidenziale, il Capo di Stato si è concesso mezzi e ambizione: nuovi poster e nuovi slogan. Il “Presidente dei poveri” è diventato il “candidato dei giovani”. Criticando la politica dei suoi predecessori, “Aziz”, 55 anni, ha sempre promesso un domani migliore ai mauritani. Come per far dimenticare quel 6 Agosto del 2008 quando, all’alba, destituiva in pochi minuti, durante uno dei tanti colpi di Stato vissuti dal Paese dalla sua Indipendenza sancita nel 1960, il primo Presidente civile eletto democraticamente, Sidi Ould Sheikh Abdallahi. Una volta eletto, il 18 Luglio del 2009, dopo elezioni molto criticate dall’opposizione, si è applicato nella prima parte del suo quinquennato ad onorare gli impegni presi: messa in sicurezza del Paese, modernizzazione di Nouakchott, riorganizzazione delle regioni interne, lotta contro gli sperperi. La sua popolarità in quel periodo ha raggiunto livelli mai sperati. Salvo che a metà strada, l’ex direttore del battaglione della sicurezza presidenziale del colonnello Maaouiya Ould Taya, ha dovuto affrontare la collera dei suoi concittadini. Quella dei Negro-Mauritani da una parte, contro le condizioni del censimento, lanciato nel Maggio del 2011 con il fine di dotare il Paese di uno stato civile affidabile basato sulla biometria. Quella dei giovani dall’altra, che, sulla scia della Primavera Araba, hanno manifestato in tutto il Paese dal Febbraio all’Aprile del 2011, sotto il vessillo del Coordinamento della gioventù. L’anno successivo, le manifestazioni hanno preso forza e i manifestanti di ogni età, ai quali si è aggiunto il Coordinamento dell’opposizione Democratica (COD, 10 partiti, ex FNDU) sfilavano per le strade della capitale urlando lo slogan “Aziz vattene!”.
Di fronte all’opposizione politica sempre più pressante, la crisi politica non ha potuto che aggravarsi. Nel Settembre del 2011, una parte del COD rifiutava di sedere al tavolo dei negoziati nel corso del Dialogo Nazionale (previsto dall’accordo di Dakar del Giugno del 2009 raggiunto tra i poli politici mauritani in conflitto). Nel Novembre del 2013, il COD non ha partecipato – tranne gli islamisti moderati del Tawassul – alle elezioni politiche e amministrative, nonostante la Convenzione per l’alternanza Pacifica (CAP, tre partiti) si fosse presentata. Infine, è l’insieme dell’opposizione (COD, diventata Forum Nazionale per la Democrazia e l’Unità, 17 Partiti e la CAP) che ha deciso di boicottare le elezioni presidenziali del 21 Giugno. Un brutto colpo per la credibilità dello scrutinio. Ma fuori dalle su frontiere, Aziz, ormai Presidente in carica dell’Unione Africana, ha saputo essere presente là dove non ce lo si aspettava. Mentre si era sempre tenuto in disparte nella gestione della crisi del Nord del Mali, ha strappato un importante cessate il fuoco a Kidal nel Maggio scorso, alla fine di una vista lampo non prevista. Alla vigilia della rimessa in gioco del suo mandato, il messaggio che ha voluto far passare è stato chiaro: le chiavi della mediazione in Mali come in tutta la sub regione sono nelle mie mani…
La vittoria del Capo di Stato della Mauritania era attesa. E’ stata, nonostante tutto, schiacciante: il Presidente uscente ha ottenuto l’81,89% delle preferenze. I suoi 4 competitor, che facevano parte dell’opposizione cosi detta “moderata”, hanno raccolto le briciole. Il militante anti schiavitù Biram Ould Dah Ould Abeid è arrivato secondo con l’8,7% delle preferenze, seguito da Boidiel Ould Houmeid, candidato del Partito El-Wiam e da Ibrahima Moctar Sarr, rappresentante della comunità Negro-Mauritana. L’unica donna candidata ha ottenuto lo 0,49% dei voti. L’opposizione detta “radicale”, riunita nel Forum Nazionale per la Democrazia e l’Unità (FNDU) aveva chiesto che lo scrutino fosse boicottato, definito “farsa elettorale” organizzata da un “potere dittatoriale”. Il tasso di partecipazione era la posta in gioco maggiore di questa elezione. Il FNDU aveva definito la capitale il giorno delle elezioni una città “quasi morta”, qualificando come “successo elettorale” il suo appello al boicottaggio. Secondo i numeri della commissione elettorale, la partecipazione sarebbe stata in calo dell’8% rispetto alle presidenziali del 2009, per stabilizzarsi intorno al 56,46% degli aventi diritto al voto. Il Presidente rieletto ha reagito all’indomani delle accuse, affermando che il tasso di partecipazione provava “il fallimento di coloro che appoggiavano il boicottaggio”. In una dichiarazione letta dal suo capo campagna elettorale, Mohamed Ould Abdel Aziz si è “impegnato ad essere Presidente di tutti i mauritani” ed ha “perseguito una politica di rafforzamento dell’unità nazionale, di indipendenza della giustizia, della lotta contro gli sprechi, le diseguaglianze sociali, così come la riduzione della povertà per una migliore ridistribuzione della ricchezza nazionale”
A favore del Generale Aziz va detto che la sua lotta contro il terrorismo islamico ha dato buoni frutti. Fino al 2010 Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb Islamico) aveva fatto della Mauritania il suo rifugio preferito. Oggi sembra in effetti essere stata sradicata da quel territorio. Il Presidente rivendica anche un progresso nella lotta contro la povertà. L’indice di sviluppo umano è migliorato in questi ultimi anni. Il Paese che nel 2010 era al 159° posto come indice di sviluppo umano, nel 2013 è passato al 155°. Rimane comunque tra i Paesi meno sviluppati del Pianeta. Il 20% della popolazione soffre di malnutrizione e ha grandissime difficoltà a mettere fine alla schiavitù nonostante la sua abolizione ufficiale avvenuta nel 1980.
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