Riforma Senato, intese a rischio “immunità”

Tutti a litigare sull’immunità parlamentare. La riforma del Senato rischia di sbattere contro lo scudo a salvaguardia dei futuri senatori. Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, è stata chiara nei giorni scorsi: “Anche i grillini volevano l’immunità”. Immediata la replica pentastellata: “Figurarsi. Chiunque sostenga che il Movimento è a favore dell’immunità parlamentare non solo dimostra ignoranza assoluta sui temi e le battaglie che il M5S sta combattendo da sempre, ma fa sospettare il dolo”.

La riforma del Senato, insomma, incontra il primo grande ostacolo. Prevedere o no uno scudo a favore dei nuovi senatori, proprio come accade oggi sia alla Camera che a Palazzo Madama? Il dibattito è acceso. Anzi, infuocato. Eh sì, perché quando si tratta di cambiare qualcosa, in Italia, tutti sbraitano e alla fine, dopo tanto rumore, spesso tutto rimane esattamente come prima quando non si riesce a trovare una giusta mediazione. Il premier Matteo Renzi, però, su quest’aspetto si è sempre dimostrato determinato. Superare il sistema del bicameralismo perfetto e fare una nuova legge elettorale sono due punti cruciali del suo mandato, roba da giocarsi la faccia. E allora via dritti per la strada del cambiamento, anche se resta da capire in che termini la mutazione istituzionale avverrà. Il processo di riforma della seconda Camera non è facile: tra l’altro, un’asse trasversale di 36 senatori, di cui 19 appartenenti alla coalizione di maggioranza tra i quali Mario Mauro e Tito di Maggio dei Popolari per l’Italia, ha sottoscritto il cosiddetto “emendamento Chiti” (senatore della minoranza PD) per rendere elettivo il nuovo Senato.

Anche tra i senatori di Forza Italia, c’è chi non approva il disegno di nuove norme che renderebbe il Senato non più scelto dai cittadini. Il senatore forzista Augusto Minzolini lo ha detto senza mezzi termini: “La riforma così com’è stata proposta non funziona”. E poi adesso la grana dell’immunità. Se il Senato rimanesse una Camera elettiva, difficile che sia levata la norma di tutela (giusto per ricordarlo, grazie all’immunità per arrestare, intercettare o predisporre perquisizioni nei confronti di un parlamentare, serve l’ok della Camera di appartenenza); diversamente, se il Senato cambiasse fisionomia, anche l’immunità potrebbe essere rivista. Ma come?

Al momento le possibilità sulle quali le forze politiche stanno discutendo sono essenzialmente tre. Quella meno probabile è che venga salvata l’immunità così com’è. Secondo il governo, però, il rischio sarebbe quello di avere consiglieri regionali e sindaci di serie A (i senatori) e quelli di serie B (i rappresentanti che restano nelle assemblee locali). La soluzione alternativa, la seconda possibilità, sarebbe una sorta di compromesso: a decidere sullo scudo dei senatori sarà un organo terzo. Verosimilmente una sezione speciale della Corte Costituzionale. Un’ipotesi che leverebbe di mezzo gli accordi tra partiti e possibili scambi. Renzi ha detto ai suoi: “Questa è una soluzione praticabile, tra l’altro cambierebbe le regole anche alla Camera. Sarebbe un segnale forte”. Forse anche troppo. E allora c’è spazio anche per la terza strada che non toccherebbe le norme a Montecitorio. Il Senato ricaverebbe una sua identità, diversa, senza alcuna immunità. O meglio, sarebbe prevista solo per gli atti, i voti e le dichiarazioni espresse nell’aula di Palazzo Madama. Una protezione “ridotta” e ben diversa dall’attuale.

Quest’ultima ipotesi è quella preferita del Movimento 5Stelle che la settimana prossima incontrerà ancora il Pd per cercare di trovare una sintesi che permetta di proseguire sul sentiero riformista. Il leghista Roberto Calderoli e la piddina Anna Finocchiaro, i firmatari degli emendamenti che hanno reintrodotto l’immunità nel nuovo Senato, hanno deciso di non stravolgere il lavoro fatto in Commissione e non presenteranno altre proposte. “Adesso tocca al governo fare le sue valutazioni e se vuole indicare altre strade”, ha detto il senatore leghista. Il testo arriverà in aula giovedì 3 luglio. In ballo c’è molto di più dell’immunità e della riforma del Senato. In discussione resta l’intero pacchetto di riforme, anche quelle che sono in programma nell’immediato futuro. A cominciare da quella elettorale.

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