Expo2015, turismo alla prova
Che l’Italia sia il paese con il più grande patrimonio artistico-culturale del pianeta è un dato di fatto. È inoltre altrettanto noto che oltre ai beni artistici possediamo un patrimonio ambientale con pochi eguali nel mondo, senza contare le tradizioni enogastronomiche e agroalimentari che fanno del bel paese un esempio unico al mondo.
Eppure, detta così, dovremmo non avere rivali anche nella capacità di attrattiva turistica. Ebbene, spulciando un po’ i dati, si disegna un paese che opera estremamente al di sotto delle proprie potenzialità. Benché dopo la lunga crisi che ha colpito il mondo occidentale si comincino a vedere i primi timidi segnali di ripresa (sono positivi tutti gli indicatori di presenze straniere in Italia) al confronto con altre realtà europee e non ci collochiamo in fondo alla classifica.
Nel 2013 i visitatori stranieri in Italia sono stati circa 53 milioni contro gli 81 della Francia (leader indiscussa) e quasi al pari della Spagna. Il tutto nonostante l’Italia sia il paese con il maggior numero di siti UNESCO al mondo (50 contro i 38 della Francia) e nonostante l’incredibile offerta museale-archeologica del territorio nostrano.
Recenti studi hanno analizzato il valore del patrimonio artistico-culturale in una prospettiva economico-finanziara: ebbene nella voce “ritorno economico” sui siti UNESCO, i valori degli Stati Uniti (21 siti contro i 50 nostrani) e di ben 16 volte superiore al nostro.
Anche il dato sulla popolazione attiva impegnata nel settore artistico-culturale non regge il confronto con i livelli europei (1,1% della popolazione rispetto alla media europea del 2,2%) che impegnano molto più personale a fronte di minore offerta. Insomma, il quadro sembra mostrare effettivamente un potenziale inespresso veramente imbarazzante.
Il prossimo anno, solo grazie ad Expo ci si appresterà ad ospitare più di 20 milioni di visitatori nei soli sei mesi dell’esposizione universale. Turisti che sicuramente non si limiteranno a visitare il sito di Rho, ma che presumibilmente sfrutteranno il loro soggiorno per visitare il resto del paese. Così ad oggi consegneremo agli occhi del mondo un paese turistico che non sarà sicuramente all’altezza del flusso ipotizzato. Se a Milano e in Lombardia, le infrastrutture, oltre ad essere in estremo ritardo ed evidentemente inadeguate, con la bagarre tra Linate e Malpensa che rischiano di compromettere la strategia aeroportuale dell’intero nord Italia, nel resto del paese troveremo il sito di Pompei chiuso per assemblea sindacale e il Colosseo con le impalcature a causa dei ritardi nei lavori di ristrutturazione.
Se i segnali di ripresa cominciano a farsi vedere, sarebbe stato auspicabile che il settore traino fosse stato proprio quello che per vocazione storica dà lustro al nostro paese, ossia turismo e made in Italy. Invece ci troviamo a dover fronteggiare la corruzione nelle più importanti infrastrutture del Nord e la mancanza di fondi a tutela del nostro patrimonio artistico.
Pur non avendo nulla da invidiare a nessun paese al mondo, ci ritroviamo costantemente a rincorrerli e diventare osservati speciali a rischio fallimento. Il 2015 vorremmo sia l’anno di svolta, l’anno zero da cui ripartire, ma probabilmente sarà soltanto un altro anno in cui mordersi le mani.
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