Un drago a forma di nuvola
Ettore Scola non delude mai. L’autore di grandi commedie corali come C’eravamo tanto amati, La terrazza, La cena, La famiglia, Brutti sporchi e cattivi e di capolavori intimisti come Una giornata particolare ha deciso di non fare più cinema. “Ci si alza troppo presto e si va a letto troppo tardi, non ho più di queste pulsioni, forse ho fatto troppi film”, dice. Ma un nuovo fumetto con Ivo Milazzo lo rifarebbe anche subito, confessa al pubblico della libreria Borri, a Roma, durante la presentazione di Un drago a forma di nuvola, romanzo a fumetti – scritto appunto con Milazzo – tratto da una sua sceneggiatura originale (scritta con la figlia Silvia e Furio Scarpelli), mai diventata film. Il coraggioso editore Bao Publishing – mentore di Zerocalcare – scommette su un lavoro non facile, illustrato con splendida tecnica ad acquerello da Ivo Milazzo, creatore grafico di Ken Parker.
“Avevo già pensato anche al cast: Gerard Depardieu, Audrey Tautou, Nastassia Kinski, Massimo Troisi, forse Silvio Orlando”, ricorda Scola. Ivo Milazzo si ispira agli attori che il regista aveva in mente, filtrati dalla sua immaginazione. Il fumetto compie il miracolo di far rivivere il grande Troisi, oltre a ricordare un Depardieu meno tronfio di quel che è diventato. “Oggi non l’avrei chiamato, perché un regista deve apprezzare un attore” dice Scola “e il Depardieu attuale non gode della mia stima, per troppi motivi, che vanno dalla fuga in Russia all’evasione fiscale”.
La storia racconta la vita quotidiana di un libraio antiquario parigino che si occupa del negozio e di una figlia ridotta a un vegetale, immobilizzata a letto – ma vitale e intelligente – e schiava di un apparecchio per sopravvivere. L’esistenza del libraio è sconvolta da una ragazza che s’innamora di lui e risveglia un sentimento che credeva sopito. Finale a sorpresa, che non possiamo raccontare, ma la sostanza del fumetto è tutta la letteratura che contiene, pagine di pura poesia, citazioni di Proust, Shakespeare, Rabelais.
Un romanzo grafico di grande respiro, un’opera struggente che se fosse stata un film avrebbe avuto il ritmo d’una commedia teatrale, girata in interni. Una storia commovente, dotata di poca azione, ma sostenuta da un lirismo di fondo che racconta la scoperta dell’amore. Tavole intense, pittoriche, sequenze cinematografiche dove non servono parole che si alternano ad altre più verbose e ricche di letteratura. Un ritorno al passato per Scola, che come Fellini ha iniziato la sua attività al Marc’Aurelio, rivista di satira fucina di talenti. Il compianto Furio Scarpelli, amante del fumetto e un grande della nostra commedia, avrebbe gradito.
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