Mercati agroalimentari ed economia mondiale
L’economia mondiale, in ambito agroalimentare, attualmente è trainata dalle economie emergenti e da quelle dei Paesi in via di sviluppo che crescono, a seconda delle stime, del 4,6%-4,8%. Le economie avanzate hanno registrato, invece, tassi di crescita inferiori, con una media che oscilla tra 1% al 1,3%.
Le previsioni sono per un rafforzamento delle economie avanzate nei prossimi anni, con un consolidamento della ripresa, registrato già dalla seconda metà del 2013, il tasso di crescita dovrebbe risalire all’1,9%-2,2% nel 2014 ed al 2,3%-2,4% nel 2015. L’economia americana nel 2015 dovrebbe ritornare ad un tasso di crescita intorno al 3%, grazie alla crescita della domanda interna e alla riduzione del fiscal drag. Per l’Eurozona il 2014 dovrebbe essere l’anno della ripresa con una crescita dell’1%-1,2% che dovrebbe consolidarsi all’1,4%-1,6% nel 2015.
Con la ripresa dell’economia anche i volumi di commercio, probabilmente, mostreranno un’inversione di tendenza verso una crescita più accentuata; il rallentamento di questi ultimi anni, conseguente alla frenata globale, dovrebbe invertirsi portando ad una crescita dei volumi di commercio del 4,5%-4,8%, che poi si consoliderebbe nel 2015, superando il 5%.
Nelle economie avanzate il tasso d’inflazione è intorno al 1,4%, secondo il fondo monetario internazionale, e le aspettative sono che rimanga contenuto anche per il 2014-2015. Nell’Eurozona il livello d’inflazione è basso, soprattutto a causa della riduzione dei costi, con una diminuzione del 1,2% dei prezzi alla produzione.
Nel 2013 l’indice nominale FAO dei prezzi alimentari si è ridotto del 3,8%, con punte del 23,1% per i cereali, in particolare riso e mais, e del 14,3% per lo zucchero, stabili i prezzi delle carni, in leggera crescita i prezzi dei semi oleosi (+ 2,8%) mentre in controtendenza quelli dei prodotti lattiero-caseari (+28,9%). La produzione complessiva dei cereali, secondo le stime, dovrebbe aumentare dell’8%.
La produzione, quindi, supererebbe la domanda complessiva, anch’essa in aumento del 3,5%, di circa 100 milioni di tonnellate e questo determinerebbe un aumento degli stocks fino a poco più di 560 milioni di tonnellate, il che consentirebbe di raggiungere un stock-to-use ratio pari al 23%, in chiaro recupero rispetto ai minimi storici del 2007 (18,4%). La quota dei Paesi OCSE sul commercio agricolo globale tenderà a ridursi e la leadership in termini d’esportazioni (lattiero-caseari, frumento ,carni suine ed ovine) e d’importazioni (farine proteiche, pesce) tenderà ad attenuarsi.
Guardando all’export, nei prossimi dieci anni, i Paesi in via di sviluppo guadagneranno quote di mercato per i cereali e riso. I Paesi dell’Est Europa, Russia, Ucraina e Kazakistan, contribuiranno con il 51% alla crescita delle esportazioni di cereali fino al 2022. L’export di semi oleosi è previsto in forte crescita e la Cina continuerà ad essere il principale paese importatore, con un aumento previsto delle importazioni del 40% fino al 2022. Più della metà delle esportazioni di oli vegetali saranno rappresentati da olio di palma di origine indonesiana e malese. Per la farine proteiche Cina ed UE rimarranno i principali importatori, seguiti da Stati Uniti e Brasile.
A seguito di questi dati si prospetta un mercato agricolo mondiale che subirà forti cambiamenti, sarà compito dei vari Paesi adeguare la propria economia per poterli affrontare in modo positivo.
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