Governo, tentazione rimpasto?
Vietato parlare di rimpasto. Il termine, inflazionato, non è di quelli che piacciono al premier, Matteo Renzi. Ma al di là dei vezzi lessicali, la possibilità di un “re-shuffling” (in inglese suona meno burocratico) è dietro l’angolo. Il motivo è più di uno. Il feeling mai scattato con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando; ridimensionare il peso – praticamente nullo dopo la tornata elettorale delle Europee – di Scelta Civica; ridurre la portata del Nuovo centrodestra che detiene ministeri chiave come quello dell’Interno e dei Trasporti. Il pretesto, invece, è sostanzialmente uno: lo spostamento del ministro degli Esteri, Federica Mogherini, in Commissione europea sulla poltrona della politica estera.
Insomma, l’occasione per dare una bella mischiata al mazzo è grande. E la tentazione pure. A nessuno, o quasi, sono sfuggite le battute del premier nei confronti del Guardasigilli dei giorni scorsi, in merito alla riforma della Giustizia. Piccoli segnali che, in maniera piuttosto chiara, rivelano un rapporto non certo idilliaco. A dire il vero il premier su quella posizione avrebbe preferito il pm antimafia Nicola Grattieri, facendo restare Orlando all’Ambiente. Ma Napolitano pare abbia insistito molto. Nell’immediato futuro è possibile che Orlando lasci nuovamente libera quella poltrona mai gradita, magari nell’eventualità di una corsa alla presidenza della Regione Liguria. Con i ministeri di Esteri e Giustizia liberi, si aprirebbero diversi scenari.
Nessuno lo vuole ammettere apertamente anche perché il peso politico di Renzi, dopo il 40 e rotti per cento incassato nell’ultima tornata elettorale europea, è tale da far tacere praticamente tutti. E’ altrettanto vero, però, che un valzer di ministri darebbe un’idea di instabilità all’Europa: un rischio troppo grande soprattutto nel semestre di presidenza nostrano. Prudenza, quindi. Ma tenendo sempre alto il livello di attenzione. Se davvero il ministro Mogherini lasciasse vacante lo scranno alla Farnesina, l’effetto domino rischierebbe di tagliare – e non di poco – il peso di Ncd all’interno dell’esecutivo. Non si tratta ancora di un toto-ministri, sia chiaro. Ma qualche nome è ugualmente circolato. Lo schema ipotetico porterebbe al trasferimento di Angelino Alfano agli Esteri e lo spostamento di Graziano Delrio o Marco Minniti agli Interni. In un dicastero chiave dove Matteo Renzi vorrebbe piazzare qualcuno dei suoi.
Altro elemento a rischio potrebbe essere il ministero dell’Agricoltura, Maurizio Martina. A sostituirlo sarebbe pronto Roberto Speranza che libererebbe la posizione di capogruppo a Montecitorio. Altro ministero traballante è quello delle Infrastrutture e Trasporti, di Maurizio Lupi. Se il ministro di Alfano decidesse di trasferirsi in Europa, il premier ha già pronto il sostituto: Luca Lotti. E a concludere il quadro di chi rischia il posto, c’è Stefania Giannini che dopo la disfatta elettorale di Scelta Civica non può dormire sonni tranquilli all’Istruzione.
Per adesso si tratta solo di eventualità, ipotesi, esercitazioni. Ma appurato che al nuovo corso Pd non piace la parola rimpasto, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non la vuole neanche sentir pronunciare. Nel frattempo il sottosegretario alla Presidenza, Graziano Delrio, nei giorni scorsi ha precisato: “Nessun rimpasto, per carità”. Anche se il ministro degli Esteri Mogherini si trasferirà a Bruxelles per rappresentare l’Italia nella nuova Commissione Ue “si tratterà di sostituire solo lei”. Facendo attenzione, però, a non toccare anche altre pedine per scongiurare l’effetto domino.
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