Pagano gli innocenti
La tragedia israelo-palestinese non finisce mai. Ad un periodo di relativa calma, con pallide speranze di negoziato per una soluzione pacifica, segue immancabilmente una fase di turbolenza che riporta più vicini a una guerra generalizzata. Ora il mondo civilizzato s’indigna per i bombardamenti israeliani che provocano morti a decine tra i civili di Ghaza, compresi donne e bambini, ma non muove ciglio davanti ai missili che dal territorio palestinese piovono sul territorio israeliano, forse solo perché sono imprecisi e inefficaci e fino qui non hanno provocato vittime civili (per indignarci abbiamo bisogno che scorra sangue israeliano? Non ne ha versato abbastanza quel popolo straordinario?). E invece, ora più che mai, occorre essere lucidi e avere chiare le responsabilità rispettive.
Da decenni la Comunità internazionale indica come sola via d’uscita la creazione di due Stati, israeliano e palestinese, che convivano in sicurezza e rispetto reciproco. A questa soluzione è alle volte parso di essere abbastanza vicini. Ma ogni volta gli estremisti delle due parti hanno mandato tutto all’aria. Delle due parti? Sì. Anche in Israele non mancano i fanatici, religiosi o semplicemente nazionalisti, che predicano una politica di occupazione permanente, anzi di sempre nuovi insediamenti. Essi non sono interessati a una pace che chiuderebbe questa possibilità. Ma non seguiamo la corrente di moda che tende ad addossare ogni colpa ad Israele. La colpa principale la portano i fanatici della parte opposta, un fronte ampio e variegato che include organizzazioni come Hamas, finanziati e sostenuti da Paesi della Regione, specialmente (ma non solo) l’Iran. Questi apprendisti stregoni non hanno nessuna voglia, nessun interesse, a vedere instaurarsi nella Regione una pace, preludio di una convivenza che smentirebbe il loro delirante credo di distruzione di Israele e toglierebbe loro ogni influenza. A suo tempo, fu l’assassinio di Rabin a opera di fanatici sionisti a bloccare il processo di pace. Ma da allora chi lo rende impossibile sono gli estremisti islamici.
Cosa credono di poter fare, Hamas e gli altri, colpendo il territorio israeliano con i loro missili? Davvero credono di poter obbligare gli ebrei ad andarsene o ad alzare le braccia? Non sanno che Israele è deciso e pronto a difendersi fino alla fine e dispone ancora di mezzi militari assai superiori per farlo, non escluse le armi nucleari? Lo sanno, lo sanno! Quello che realmente si propongono (con successo) è di obbligare Israele a reagire, rendendo cosí lontanissima ogni speranza di negoziato. E il Governo israeliano è obbligato ogni volta a cadere nella provocazione, pur sapendo benissimo che è una trappola, perché il dovere di proteggere il proprio territorio e le vite dei suoi cittadini passa avanti ad ogni considerazione politica o diplomatica. E lo fa con una mano indubbiamente pesante, senza limitarsi a colpire i responsabili. Con i bombardamenti indiscriminati, infatti, per ogni guerrigliero di Hamas eliminato ci sono decine di civili che muoiono.
Si sa, presi tra due fuochi, sono sempre gli innocenti a pagare. Ma questo, se forse importa relativamente al Governo di Tel Aviv, non importa nulla ai capi di Hamas e a chi li sostiene. Di fronte alle perdite umane, come ogni vero terrorista, sono indifferenti, se non sprezzanti. Nella loro delirante logica, anzi, tante più vittime innocenti, tanto meglio: l’opinione islamica e quella occidentale reagiranno, s’indigneranno, lo Stato ebraico sarà coperto di riprovazione in tutto il mondo e una soluzione ragionevole diverrà sempre più remota. Ora Israele si prepara a compiere un passo in più, l’invasione di terra di Ghaza e di altri territori palestinesi. È facile prevedere altri morti a centinaia, altro sangue a fiumi, altre tragedie, altre condanne più o meno ipocrite, anche da parte di chi non ha saputo o potuto alzare un dito per impedire che il popolo israeliano sia soggetto ad attacchi e minacce di attacchi mortali. E di pace per un bel pezzo sarà persino proibito parlare.
Il peggio è che la Comunità internazionale, che in passato si è adoperata nella ricerca di una mediazione, ora sembra rassegnata e impotente. Frutto di un certo appannamento degli Stati Uniti, del cinismo dei russi e, manco a dirlo, dell’inconcludenza europea. E gli innocenti, dalle due parti, e soprattutto da quella palestinese, continueranno a pagare.
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