Cronache britanniche
Londra – Quella in procinto di concludersi è certamente una delle settimane che più lasceranno il segno nel palmares delle scelte importanti prese finora dal premier britannico David Cameron alla guida del governo di coalizione che presiede dal 2010. Infatti, il PM ha sorpreso quasi tutti compiendo un improvviso rimpasto di governo nel tentativo di rivincere le elezioni previste per il prossimo anno, nonostante i sondaggi e soprattutto la sconfitta alle ultime elezioni europee suggeriscano altrimenti.
Due sembrano essere i segnali o per lo meno le guide linea principali che Cameron ha voluto esprimere attraverso il ricambio di alcuni esponenti di governo. Indubbiamente, in primis c’è l’obiettivo di riguadagnare i voti degli euroscettici persi a scapito dell’UKIP, mentre l’altro fattore importante che balza agli occhi è il tentativo di ridar vigore alle “quota rosa” all’interno dell’esecutivo.
Sul fronte Europa, il PM è partito, da quella che è stata sicuramente la defezione per eccellenza, ovvero il passaggio di consegne tra William Hague, pezzo da novanta della diplomazia britannica, a Philip Hammond alla guida del Ministero degli Esteri. Quest’ultimo, trasferito solo di ministero da quello della difesa il cui posto è stato assegnato a Michael Fallon, ha, infatti, posizioni nettamente più anti-europeiste rispetto al suo predecessore, al punto da dichiararsi favorevole all’uscita del Regno Unito dall’UE nel caso di una mancata revisione delle relazioni (e possibilmente dei trattati) che legano Londra a Bruxelles. C’è da vedere se le sue posizioni euroscettiche assumeranno ora un profilo più diplomatico data la poltrona che occupa. In una delle prime uscite come nuovo capo del FCO, Hammond ha almeno promesso che “non farà la guerra” contro gli altri paesi membri dell’UE, il che non significa esattamente che non farà la guerra contro Bruxelles. Infatti, l’ex ministro della difesa ha subito messo in chiaro che le decisioni sul destino del Regno Unito in Europa verranno prese dai cittadini britannici attraverso un referendum popolare, e non da politici “a porte chiuse, in stanze ripiene di fumo”. Un richiamo e un avvertimento al “fumatore incallito” (perlomeno così definito dall’attuale presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem in uno sfortunato quanto improprio scivolone mediatico) Jean-Claude Juncker fresco di nomina alla presidenza della Commissione Europea. L’ex PM lussemburghese e presidente dell’Eurogruppo che certo non gode delle stime di Cameron, ha inoltre subito un altro affronto indiretto da parte del PM britannico, il quale ha nominato Jonathan Hill come prossimo commissario UE, nonostante Juncker avesse espresso l’indicazione alla nomina di una donna di “spessore indiscutibile”, compromettendo probabilmente così definitivamente le possibilità del Regno Unito di aggiudicarsi uno tra i portafogli economici più pesanti. Strategia o pericolosa testardaggine? Vedremo, certo siamo alle solite, a Cameron piace attrarsi contro le ire di Bruxelles, in quella che ormai è senza ombra di dubbio una relazione incrinata.
Almeno sul fronte domestico, Cameron, pare invece aver suscitato il supporto dell’opinione pubblica attraverso la sua decisione di sostituire o trasferire all’interno dell’esecutivo alcuni dei suoi uomini fidati. Sicuramente, la mossa che è stata più apprezzata e benvenuta, soprattutto dagli insegnanti, è stata il rimpiazzo di Michael Gove,“odiatissimo”ex-ministro dell’Educazione che aveva ritoccato al ribasso stipendi e pensioni dei professori. Al suo posto, è stata nominata Nicky Morgan, in precedenza sottosegretario per le pari opportunità. Un’altra delle decapitazioni eccellenti è stata quella di Owen Paterson che ha fatto spazio a un’altra donna, Liz Truss, la quale è stata messa al timone di uno dei ministeri considerati tra i più strategici, quello dell’Ambiente. Inoltre, ulteriori avvicendamenti nei ranghi più bassi sono stati messi in atto per far spazio ai giovani conservatori e “ritingere di rosa i muri” degli uffici ministeriali, seguendo una strategia delineata da Lynton Crosby, consigliere elettorale del PM. Il tutto è stato comunicato ai cittadini tempestivamente via Twitter dallo stesso Cameron con l’hashtag #Reshuffle, dando vita a una battaglia interminabile di “cinguettii”.
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