Miro Cerar, nuova speranza per la Slovenia

La Slovenia spera nella fine della follia politica che ha regnato negli ultimi anni grazie al grande vincitore delle elezioni politiche, il professore di diritto Miro Cerar. La crisi economica in corso rischia però di rovinargli la festa e rendergli la vita molto difficile.

Domenica scorsa, questo giurista di 50 anni, senza esperienza politica diretta né programma ben definito, ha vinto le elezioni anticipate con il 34,6% delle preferenze. Il suo “Partito di Miro Cerar” (SMC) nato appena qualche settimana fa con l’aiuto di una manciata di universitari e imprenditori, ha puntato tutta la sua campagna sul ritorno della morale in politica. “Il messaggio del voto è che la gente ne ha abbastanza di ogni sorta di follia politica, la messa in causa del sistema giuridico, le dispute (…) e l’accettazione cieca dei programmi dettati da Bruxelles”, riassume il quotidiano Dvenik in un editoriale. Un tempo considerata come allieva modello dell’eurozona, la Slovenia è in balia della tempesta dalla crisi economica del 2008. Alla recessione si è innestata l’instabilità politica diventata cronica. Tre Governi in tre anni.

Il piccolo Paese baltico dell’ex Iugoslavia ha sfiorato il fallimento alla fine del 2013 a causa del collasso del suo settore bancario rovinato da crediti dubbi. Anche se è uscita dalla recessione nel primo trimestre di quest’anno, le prospettive di crescita sono deboli a sentire l’Agenzia di rating Standard & Poor’s. La Prima Ministra Alenka Bratusek, che ha dato le dimissioni lo scorso Maggio dopo essere stata sconfessata dal suo stesso partito (centro sinistra), era riuscita a ricapitalizzare le banche ma pagando con un’esplosione del debito pubblico di più del 70% del PIL. Alenka Bratusek aveva optato per una severa cura a base di auserità e lanciato un programma di privatizzazioni per riequilibrare le finanze pubbliche, sotto stretta sorveglianza dell’Unione Europea. Una strada dalla quale Miro Cerar vorrebbe discostarsi il più possibile e fin dove è possibile. “La Slovenia seguirà le raccomandazioni dell’UE per uscire dalla crisi economica, finanziaria e sociale, ma cercando i mezzi più consoni per avvicinarvisi”, ha dichiarato.

Per Miro Cerar, il tempo delle risposte evasive sui suoi progetti per il Paese è scaduto sottolineano gli analisti politici e i media locali. “Se il nuovo Governo non lancia rapidamente nuove misure per l’economia, non durerà molto”, pronostica il Presidente della Camera di Commercio slovena Hribar Milic all’Agenzia di stampa STA. Miro Cerar, che in Parlamento dispone di 36 seggi su 90, ha già cominciato il suo giro di consultazioni in vista di una coalizione. Tutti i Partiti presenti in Parlamento si sono dichiarati aperti alle discussioni,  ad eccezione del  Partito Democratico Sloveno (SDS) del conservatore Janez Jansa, che sta scontando una pena di due anni in prigione per corruzione. Arrivato secondo con il 20,7% dei voti, il Partito ha denunciato delle elezioni “ingiuste” per via della detenzione del suo leader e annunciato il boicottaggio delle sessioni in Parlamento. Gli esperti pensano che l’alleanza più probabile Cerar la stringerà con il Partito dei pensionati Desus, terza forza del Paese, i socialdemocratici (SD, ex comunisti), e forse il Partito di Alenka Bratusek, che è riuscito a rientrare in Parlamento per una manciata di voti. Il professore è soprattutto atteso al varco per le privatizzazioni delle imprese slovene, poco popolari  e che lui stesso a rimesso in gioco. Il quotidiano sloveno Finance afferma: “se il nuovo Governo diventa irrazionale, non possiamo aspettarci nulla di buono.

In caso di fallimento, la delusione avrà la stessa portata delle aspettative che si concentrano su Miro Cerar e del suo Partito di centrosinistra. Già designato per formare il Governo nel 2013, questo giurista novizio della politica aveva ceduto il posto alla “sfortunata” Alenka Bratusek. Miro Cerar, che ha fondato il suo Partito nell’arco di poche settimane, ha approfittato delle dimissioni della Prima Ministra per rimettersi in gioco. Sprovvisto di esperienza e affiancato più da tecnici che da politici, assicura aver “fiducia nel fatto che possiamo dirigere il Paese, anche se siamo nuovi arrivati”. L’uomo Cerar è la rappresentazione stessa del rigore morale, che deve alla sua carriera giuridica. Per 20 anni ha lavorato come esperto costituzionalista presso il Parlamento. Prima ancora, nel 1991, aveva preso parte alla redazione della Costituzione slovena. L’ex Iugoslavia era appena esplosa in mille prezzi e la Slovenia, oggi due milioni di abitanti, membro dell’Unione Europea dal 2004 e dell’eurozona da 2007, si era appena guadagnata l’indipendenza. Anche le sue origini vanno a suo favore. Quelle di suo padre innanzitutto, atleta molto apprezzato all’epoca della Iugoslavia, negli anni ’60 fu due volte campione olimpico di ginnastica artistica e quattro volte campione del Mondo alle parallele. Poi quelle di sua madre, prima donna procuratore generale, alla fine degli anni ’90, e Ministro della Giustizia quando la Slovenia aderisce all’UE sotto l’egida del Partito Liberale sloveno.

Il figlio di queste celebrità slovene ha fatto della lotta contro la corruzione e dello Stato di Diritto i suoi due cavalli di battaglia. Una promessa molto densa di significato in un Paese dove l’ex Primo Ministro si trova in carcere per corruzione in seguito ad un contratto di compravendita di armi. Ma le sfide più dure di Cerar non sono nel suo Paese, il suo nemico più grande sono i mercati finanziari, soprattutto quelli europei, che dovrà convincere con azioni veloci e concrete.

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