L’Italia non perde il riso
L’Europa ha azzerato i dazi doganali sul riso, dazi che in mancanza dell’obbligo di indicazione di origine in etichetta costituivano l’unica garanzia di qualità del prodotto italiano. E i risicoltori sono scesi in piazza a Torino, dove hanno ricostruito una risaia davanti al palazzo della Regione ed offerto una degustazione gratuita di insalate per far capire nel modo più efficace la qualità superiore del cereale italiano. E’ successo il 10 luglio. Una settimana dopo, il Governo con il Ministro Martina ha sostenuto la protesta degli agricoltori, spostando il fronte in Europa, e ieri, 23 luglio, la Commissione Agricoltura alla Camera ha approvato due risoluzioni per l’indicazione di origine in etichetta sulle confezioni di riso.
L’Italia, con 216 mila ettari coltivati, è il primo produttore europeo di riso. Il cereale italiano, alla base di una delle nostre tipicità agroalimentari regionali, fornisce reddito ad oltre diecimila famiglie tra dipendenti ed imprenditori, quattro quinti dei quali nel solo Piemonte. Importanti produzioni di riso sono presenti però anche in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Sardegna. Un prodotto importante per l’economia e per la qualità che offre ai consumatori, ma non solo: la regimazione delle acque per la coltura del riso nei territori tendenzialmente paludosi fornisce infatti un servizio idrogeologico ed ambientale a costo zero per la comunità. Ma negli ultimi tre anni l’aumento del 1783% delle importazioni da Paesi terzi ha provocato la riduzione del 21 per cento delle superfici coltivate a riso. Un fenomeno che ha messo a rischio non solo i produttori, ma anche i consumatori, non liberi di scegliere il prodotto italiano: una riduzione di libertà di acquisto che finisce nel piatto, perché ricette e preparazioni della cucina italiana hanno una storia legata proprio alle varietà di riso nazionali, non riproducibile con risi di altro tipo. Per questo Coldiretti ha sostenuto da subito la necessità di “una nuova legge che regolamenti il commercio interno e che introduca l’etichettatura del riso e l’indicazione dell’origine dello stesso su ogni confezione posta in commercio”.
Perché dopo anni di lento aggravamento, la situazione della risicoltura italiana è ora precipitata: le importazioni agevolate a dazio zero dalla Cambogia e dalla Birmania sono aumentate del 754 per cento nei primi tre mesi del 2014 rispetto allo scorso anno. A rischio, spiega Coldiretti, c’è anche la salute dei consumatori: nel primo semestre dell’anno il Sistema di Allerta Rapida Europeo (RASFF) ha infatti effettuato quasi una notifica a settimana per riso e prodotti derivati di provenienza asiatica a causa della presenza di pesticidi non autorizzati e assenza di certificazioni sanitarie. Per il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo “il riso Made in Italy è una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità che va difesa con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, la pubblicità dei nomi delle industrie che utilizzano riso straniero. Per questo è necessaria l’applicazione della clausola di salvaguarda nei confronti delle importazioni incontrollate ma anche l’istituzione di una unica borsa merci e la rivisitazione dell’attività di promozione dell’Ente Nazionale Risi”.
Moncalvo ha commentato positivamente l’invio alla Commissione europea di un documento tecnico sull’impatto delle importazioni a dazio zero da parte del vice ministro dello Sviluppo Economico con delega al Commercio estero Carlo Calenda, in collaborazione con il ministro Martina. Nel documento si legge che la richiesta di adozione di misure di salvaguardia è giustificata dal fatto che, come riporta l’associazione dei coltivatori diretti, “nelle ultime 5 campagne le importazioni di riso dalla Cambogia nell’Unione Europea sono aumentate da 5mila a 181mila tonnellate, raggiungendo il 23 per cento di tutto l’import Ue grazie alla completa liberalizzazione tariffaria avvenuta il primo settembre 2009 a favore dei Paesi beneficiari del sistema di preferenze tariffarie generalizzate citate nel regolamento UE n.987. Il persistente aumento delle importazioni dalla Cambogia continua a creare pressione sul mercato UE con conseguente ulteriore riduzione dei prezzi del riso di tipo ‘indica’ e disincentivo a coltivare questo tipo di riso”. Un problema, appunto, europeo. Che Coldiretti, in continuo contatto con le associazioni ‘sorelle’ del nostro continente, affronta già con un approccio commisurato al problema: “Siamo pronti a sostenere alleanze con le associazione degli agricoltori dei Paesi Europei produttori di riso come Grecia, Francia, Bulgaria e Spagna per supportare le iniziative delle istituzioni”.
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