Thailandia, firmata dal Re nuova Costituzione provvisoria

Bangkok – Quella che sta per concludersi è certamente una delle settimane che rimarranno iscritte nei capitoli più importanti dei libri di storia thailandesi. Il Re Bhumibol Adulyadej ha infatti firmato la costituzione provvisoria presentata dal NCPO (Consiglio nazionale per la pace e l’ordine) dando il suo benestare alla giunta militare che ha preso il potere lo scorso 22 di maggio. Il nuovo ordinamento prevede la responsabilità e l’assegnazione totale della sicurezza nazionale nelle mani del generale Prayuth Chan-ocha, nonché la creazione di nuove istituzioni provvisorie che avranno il compito di trainare temporaneamente il Paese in vista di una futura transizione dei pieni poteri a un parlamento democraticamente eletto.

Tra i 48 articoli del documento ufficiale, indubbiamente il più importante è quello che riguarda la formazione di un’Assemblea Nazionale di 220 membri che dovrà eleggere un capo di governo e un esecutivo di non oltre 35 ministri per essere poi presentato al sovrano. Non a caso si rafforzano le voci che vedrebbero proprio lo stesso generale Prayuth Chan-ocha, come nuovo primo ministro del governo provvisorio per completare un passaggio di consegne che sarebbe così solo “formale”. Inoltre, i membri dell’Assemblea Nazionale, del nuovo gabinetto e della commissione in carica di redigere la futura costituzione non dovranno essere politici o aver avuto nessun incarico di tipo politico negli ultimi tre anni. I 250 membri eletti dovranno, infine, essere rappresentativi di tutte le provincie e dei vari movimenti della società civile.

L’approvazione della nuova costituzione provvisoria dà il via alla seconda fase del piano di riforme programmato dalla giunta militare, con la road map che prevede elezioni democratiche entro ottobre del prossimo anno. Il Consiglio sarà, infatti, responsabile di apportare le dovute riforme in materia di pubblica amministrazione, educazione, energia, sanità, ma soprattutto in campo giudiziario e legale. Proprio in quest’ultima materia la Thailandia è piuttosto indietro nel ratificare alcuni trattati internazionali. Ad esempio, è recente l’appello lanciato dal WWF che ha sollecitato il Paese a adeguarsi alle disposizioni della convenzione internazionale Cites contro il contrabbando di avorio a seguito dell’uccisione di uno degli elefanti apparsi nel film “Alessandro Magno”.

Insomma sembra paventarsi un cammino in “relativa discesa” per la giunta, già perché il sovrano è da tempo seriamente malato, e in caso di una sua scomparsa, le istituzioni e l’assetto monarchico del paese potrebbero cambiar volto con l’uscita di scena di una figura così influente e carismatica. Bisognerà, di fatto, valutare nei prossimi mesi quali saranno le scelte di carattere istituzionale che il Consiglio prenderà in virtù anche di questa possibilità, non poi così remota. A tal proposito un elemento non certamente trascurabile della costituzione provvisoria è iscritto nell’ultimo articolo, che  prevede l’amnistia ai responsabili del colpo di stato. Di sicuro, la giunta come il nuovo governo ad interim saranno chiamati a rispondere non solo ai thailandesi ma anche alla comunità internazionale.

Prevarrà, dunque, la “thainess way” (via Thai), che rappresenta un fattore determinante di carattere culturale, politico ed economico che influenza ogni settore del paese, oppure questa volta gli interessi commerciali internazionali avranno il soppravvento? C’è da giurare che la giunta sarà sicuramente riluttante a chinare la testa di fronte alle pressioni internazionali (US in testa), che vorrebbero una restituzione più rapida del potere nelle mani di un parlamento eletto dal popolo.

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