Rassegna stampa estera
Un senso di impotenza latente aleggia tra le pagine della stampa estera. In generale per quanto riguarda la situazione mediorientale e la crisi ucraina dove, dalle analisi dei Think Thank emerge, tra le tante difficoltà nel trovare un dialogo “comune”, la profonda divisione dell’Unione Europea sulla Russia (Soeren Kern per Gatestone Institute, 21 Luglio 2014). Per quanto riguarda l’Italia, l’ottimismo che aveva fatto nascere l’astro nascente Renzi, comincia a spegnersi, sempre più rapidamente.
Sulla testata belga Le Soir, Jurek Kuczkiewicz fa un’interessante analisi di quella che chiama “fiasco delle nomine” ai vertici dell’Alto Commissariato agli Affari Esteri e del Consiglio europeo. Scrive il giornalista “un Summit inutile e altri 40 giorni per trovare due dirigenti”. Si chiede il giornalista: “come siamo arrivati a questo nulla di fatto?” Colpa in parte della Beresina europea messa in atto da Matteo Renzi che “tre mesi dopo aver decapitato e rimpiazzato il suo collega di partito Enrico Letta a capo del Governo italiano, ha tratto dal suo successo storico alle elezioni europee (quasi il 41%) una legittimità dalla quale ha immediatamente cercato di approfittare sulla scena europea”. Kuczkiewicz spiega che se è lecito sentirsi forti per aver in mano il semestre europeo, essere “campioni” in Europa dopo le elezioni europee ed essere importanti contribuenti netti nel bilancio dell’Unione e quindi poter chiedere l’ammorbidimento del rigore e la carica importante di capo della diplomazia dell’Unione per la sua Ministra “femminile e socialista”, due criteri importanti per la scelta del successore della Ashton, Renzi non ha tenuto conto dei lati “deboli” della sua candidata: la poca esperienza e la sua nomea, a torto o a ragione, di essere troppo filo russa. “Ma la grande debolezza della candidatura dell’Italiana – prosegue il giornalista – sta nell’ostinazione del suo capo a volerla imporre a tutti i costi e senza tener conto dei complessi equilibri in seno ai quali una sua eventuale nomina avrebbe dovuto integrarsi”. Questa “ostinazione” di Renzi non ha fatto che “irritare” i suoi colleghi, compresi diversi socialisti. Proseguendo la lettura dell’articolo si capisce quanto la poca esperienza del nostro Primo Ministro, la sua troppa irruenza e la scarsa diplomazia abbiano fatto si che forse, questa importante nomina non veda mai il giorno: “una vittoria elettorale non permette di andare a Bruxelles sperando di vedere le proprie esigenze soddisfatte senza tener conto dell’interesse collettivo come quello degli altri 27 Stati membri.”
Nell’articolo ce n’è anche per Van Rompuy, sulle quali incombe, per Kuczkiewicz, “gran parte del fallimento del Summit, che non ha saputo evitare un Summit inutile”. Secondo fonti ben informate, il Presidente uscente ha “sottostimato, vedi omesso, nelle ultime settimane, l’importanza di accordare all’equilibrio Est-Ovest, tutti gli schemi delle nomine che aveva preparato. Mentre ancora qualche mese fa tutti ripetevano < bisogna dare un incarico all’Europa dell’Est>, ultimamente non si affermava altro che <bisogna dare qualcosa a Renzi>. La Dichiarazione N°6 annessa al Trattato di Lisbona è stata accidentalmente dimenticata.
Pessimista anche Dominique Dunglas, corrispondente da Roma per Le Point. Nel suo articolo del 18 Luglio rende conto della realtà che si sta spietatamente mostrando al nostro Primo Ministro: “Nomine rimandate a Bruxelles, riforme istituzionali in panne, piano anti disoccupazione troppo vago: Matteo Renzi è in affanno”. Scrive Dunglas che Renzi, che aveva fatto della “velocità di esecuzione una strategia politica (…) oggi è messo all’angolo.” Messo all’angolo a Bruxelles, dove ha trovato l’opposizione di un pugno di capitali europee che giudicano Federica Mogherini troppo “filo russa” e dove, ironia della sorte, il nome di Enrico Letta è stato più volte evocato. “Un vero affronto – scrive Dunglas – per Renz visto che l’inimicizia tra i due uomini è di dominio pubblico”. Messo all’angolo anche a Roma dove la riforma per il Senato,”presentata come pietra miliare della rivoluzione delle istituzioni, è in panne (…) ugualmente annunciate come imminenti, le riforme del fisco e del lavoro sono sparite dagli schermi radar del Governo.
Il Financial Times, Bibbia degli ambienti finanziari e della tecnocrazia europea, accusa il Presidente del Consiglio di essere ‘vago’ sul suo piano per la lotta alla disoccupazione”. Da leggere The Economist, che in un lungo articolo affronta la necessità di una riforma della giustizia civile, “pressante e difficile”, affinché le imprese “ritrovino la voglia di stipulare contratti in Italia dove far rispettare un contratto è più difficile che ad Haiti”. Non certo un quadro lusinghiero per l’ex Sindaco di Firenze visto, solo qualche settimana fa, come il salvatore della Patria. Anche perché in molti, dal New York Times (E. Povoledo, Conviction of Berlusconi in Sex Case Is Overturned) alla Cinese CCTV News (M. De Giuli, News Analysis: Overturning of Giilty verdict gives back political stage to Italy’s Berlusconi), parlano di “ritorno sulla scena politica di Berlusconi dopo il ribaltamento del verdetto del caso Ruby e questo ancora non sappiamo se è un male o un bene per i futuro del nostro Governo.
Non sono confortanti neanche le notizie più “tecniche” che riguardano i numeri veri e propri. Sul Gulf Times, riportano la notizia diffusa dalla Banca d’Italia che ha tagliato la stima per il 2014 e che prevede una crescita di appena lo 0,2%, avvertendo che c’era notevole “incertezza” sulle prospettive per la terza economia dell’eurozona. “Incertezza” è la parola che fa più male ai Mercati e alla credibilità. Stessi toni sul tedesco MNI- Financial Market News (Deutsche Borse Group).
Les raisons du fiasco des nominations, titola il suo articolo Jurek Kuczkiewiz su Le Soir del 18 Luglio.”(…) Non ha partecipato (Matteo Renzi, ndr) all’incontro tradizionale che precede il Summit tra i Capi di Stato e di Governo socialisti, dove vengono esposti punti di vista e le tattiche da attuare, quando si impone come leader della famiglia socialista europea. E’ poi arrivato in ritardo al vertice stesso. Infine, il Primo Ministro italiano ha fatto prova della sua mancanza di intuito e di esperienza: al vertice, è stato il solo a proporre formalmente una candidatura, quella della sua Ministra. Vista la mancanza di ‘pacchetto’ credibile che comprendesse anche un nome per l’altro alto incarico (il successore di Van Rompuy), è bastato che questi chiedesse chi fosse d’accordo per quella candidatura perché questa decadesse all’istante, per mancanza di risposta positiva dei presenti” (…) (Le Soir, 18 Luglio 2014)
Dominique Dunglas scrive: “Matteo Renzi non ha la bacchetta magica e deve render conto ad una maggioranza disparata e disunita. Fortunatamente per lui, è appena stata disinnescata una piccola bomba ad orologeria: Silvio Berlusconi. L’ex Cavaliere si era impegnato ad appoggiare le riforme istituzionali dell’esecutivo malgrado l’opposizione di numerosi membri del suo Partito. Sperava così che i magistrati si sarebbero mostrati più indulgenti verso di lui per la sua nuova immagine di ‘padre della nuova Costituzione’. Un calcolo che ha dato i suoi frutti: venerdì, la Corte di appello di Milano ha assolto Berlusconi nel processo Ruby (…) Una conferma della pena avrebbe potuto condurre ad un cambio di strategia e ad abbandonare il Tavolo delle riforme. Renzi respira. Per ora.” (D. Dunglas, Renzi fait du surplace, Le Point, 18 Luglio 2014)
Bank of italy cuts growth forecast,see uncertain outlook. Questo è quanto riporta il Gulf Times. “(…) Entrambe (previsioni ISTAT e Banca d’Italia, ndr) sono ben al di sotto delle previsioni ufficiali di crescita dello 0,8% sostenute dai piani di bilancio Governo per l’anno in corso, anche se il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha sostenuto giovedì scorso che il contesto era diventato più difficile. Il Primo Ministro Matteo Renzi ha promesso riforme radicali per ristabilire la crescita del’economia malata dell’Italia, che, a sentire la Banca d’Italia, si sarebbe contratta del 9% dall’inizio della crisi finanziaria globale del 2007. Tuttavia, a parte un taglio di tasse di 80 Euro al mese per i lavoratori a basso reddito, il sio Governo non ha ancora messo in atto nessuna delle riforme promesse.” (…) (Reuters per Gulf Times, 19 Luglio 2014)
The Economist: Justice denied? “Per una piccola impresa appena entrata nel mercato estero sembrava una grande occasione: una città italiana voleva un nuovo parco giochi. Poi è cambiata la giunta e il nuovo Consiglio comunale ha respinto il progetto, senza alcun compenso per le perdite subite dall’impresa, che ammontavano a più o meno 100 mila euro. Gli AD della società si sono allora rivolti al loro avvocato italiano, che gli ha consigliato di non fare nulla. Perché? Perché ci sarebbero voluti anni per arrivare ad una sentenza e, anche se avessero vinto, non se sarebbe valsa la pena. La lentezza della giustizia civile è uno dei motivi per i quali l’economia ancora non cresce (…) Secondo l’indagine della Banca Mondiale ‘Doing Business’, è più difficile far rispettare un contratto in Italia che ad Haiti.” (…) (The Economist , 19 Luglio 2014)
©Futuro Europa®