Torniamo al passato, faremo un progresso
Quando penso al discorso di Alcide De Gasperi svolto in presenza delle nazioni vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, alla sua umiltà dignitosa e al ruolo di rilancio dell’Italia nel contesto occidentale che ne scaturì; quando ricordo che grazie alla fantasia della classe dirigente dell’epoca, che pur avendo conosciuto fame, morte e macerie come conseguenza di una guerra atroce, abbiamo vissuto il boom economico; quando la mia memoria ritorna alla tragedia dell’assassinio del presidente Aldo Moro che pagò con la vita il coraggioso disegno di coinvolgere istituzionalmente il Pci di allora per rendere lo Stato più forte e autorevole verso le Brigate Rosse che insanguinavano il Paese mettendo a rischio il nostro sistema democratico; quando assisto, in questi anni, all’assoluta involuzione della politica, al degenerare delle più elementari regole democratiche, alle sceneggiate nelle sacre aule parlamentari, all’arroganza di gran parte dei politici fondata sul nulla sia in termini culturali che professionali; quando riaffiorano alla mia mente le immagini dei dibattiti televisivi condotti da Ugo Zatterin con i leader dei partiti sia di maggioranza che di opposizione, duri sui contenuti, ma compassati nei modi, nel linguaggio semplice e convincente, nel rispetto dell’avversario in assoluta contrapposizione a quelli urlati di oggi, zeppi di parolacce e cattiveria di chi non condivide il pensiero dell’altro; quando rilevo il giudizio di inaffidabilità assegnato all’Italia nel contesto europeo e internazionale per l’esaltazione dei nostri difetti costantemente messi in evidenza da noi stessi; quando assisto a revival televisivi con personaggi che hanno fatto la storia della nostra canzone e tuttora affascinano anche le nuove generazioni e li paragono a quelli attuali che durano una sola stagione; quando assisto ad arresti quotidiani di persone che per le responsabilità pubbliche loro affidate avrebbero dovuto essere esempio di rettitudine per tutti e mi torna alla mente la moralità dei nostri padri costituenti, dei nostri genitori umili e generosi servitori dello Stato, allora non posso fare a meno di rendere mia l’esortazione di Giuseppe Verdi ripresa da Ettore Petrolini: “Torniamo al passato, faremo un progresso”.
So bene che con quest’ultima mia considerazione alcuni mi etichetteranno come un bieco conservatore, un negazionista del nuovo, della modernità rappresentata dal passo veloce di Renzi, dall’improntitudine di Berlusconi che vuole definirsi padre nobile, dall’isterismo televisivo di Grillo, dal gigantismo politico della Meloni, dalla convincente dialettica di Salvini. Me ne farò una ragione senza ritrattare nulla. Anzi.
©Futuro Europa®
[NdR – L’autore dell’articolo è Vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia]