Fitto-Berlusconi, freddo disgelo e i nodi restano
“E’ stato un lungo e bel colloquio, una chiacchierata proficua”. Raffaele Fitto ha commentato così, giovedì scorso, l’incontro con Silvio Berlusconi, a Palazzo Grazioli. Al di là delle parole di circostanza, il faccia a faccia è durato quasi un’ora e mezza, ma non è stato risolutivo. Le posizioni – molto distanti – si sono solo un poco avvicinate, ma all’interno di Forza Italia restano punti di vista difficilmente conciliabili. Raffaele Fitto è a capo della corrente dei parlamentari azzurri che non vogliono votare la riforma del Senato così come vorrebbe il governo; il leader, Silvio Berlusconi, invece, ha intenzione di mantenere la parola data: “Ho stretto un patto con Renzi e lo manterrò perché date le condizioni è l’unica cosa da fare”.
Al centro del discorso, le riforme. “Presidente sai che ti voglio bene e tutto quello che ho fatto in passato e farò in futuro l’ho fatto e lo farò per il bene tuo e del partito”, ha esordito Fitto. “Quindi ora possiamo parlare con più serenità e liberamente”. Piccolo preambolo per poi finire dritto al punto: “Ascoltami, presidente: dire di sì a questa riforma del Senato è un suicidio, credimi. E’ una riforma pasticciata che non fa bene a Forza Italia ma soprattutto all’Italia”. Di punti deboli, in effetti, il disegno del nuovo Senato ne ha più di uno. Lo sa anche l’ex premier che però è convinto di non avere molte altre soluzioni: “Non ci sono alternative. So che la riforma può essere migliorata e cercheremo di strappare qualcosa in più, ma va votata. Io mantengo la parola data”. Ecco spiegato il motivo dell’attrito. Berlusconi vuole rispettare il patto del Nazareno, Fitto no. Anzi, nell’abbraccio con Renzi vede la fine del centrodestra.
Non si è parlato solo di riforme, ma tra i nodi da sciogliere resta ancora quello delle primarie. “Io non ho nulla contro le primarie di coalizione che chiedi tu”, ha detto Berlusconi. “Non si sono fatte finora perché siamo sempre stati uniti e non ne abbiamo mai avuto bisogno. E anche con gli alleati non ci sono mai stati dubbi nell’individuare il candidato premier. In ogni caso non ho nulla in contrario alle primarie di coalizione”. Un’apertura, certo. Ma la differenza tra non essere contrari e poi effettivamente fare le primarie non è poi neanche così tanto sottile. “Il percorso di rilancio del centrodestra è lungo e complesso, sia sui contenuti che sugli strumenti di selezione della classe dirigente”, ha precisato Fitto in merito all’ipotesi di una federazione di moderati con tutte le forze alternative alla sinistra renziana. “Di questo abbiamo iniziato a parlare con il presidente Berlusconi, ma è evidente che non sono temi risolvibili in un colloquio”. Forse neanche in due o tre.
Lo scorso 13 luglio, Fitto aveva scritto una lettera aperta al Cavaliere: “Non sono, non siamo – si leggeva nella missiva – contro le riforme. Ciò che crea grande perplessità sono invece due ordini di questioni, i contenuti della proposta in campo e la fretta”. Il malessere della corrente azzurra capitanata dall’ex ministro è evidente: “Sembriamo ipnotizzati da Renzi, rischiamo di perdere sempre di più la nostra identità e di consegnarci”, aveva scritto l’eurodeputato. Dopo l’incontro di Palazzo Grazioli, insomma, non è che tra i due sia tornato il sereno. E’ un primo passo, certo, ma sul nuovo Senato Fitto non è ancora stato convinto completamente dal leader. Occorrerà riparlarne, senza dubbio. In Italia, però, perché intanto il Tar del Lazio ha respinto il ricorso dell’ex premier per riottenere il passaporto. Divieto di espatrio, dunque, confermato anche all’interno dell’Ue.
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