Lega 2.0 con l’altro Matteo?
C’è una tendenza in Europa che con il perdurare della crisi continua ad alimentarsi stravolgendo gli equilibri politici dei singoli Stati e dell’Unione intera. È l’avanzata dell’estrema destra, dei partiti populisti anti-europa e nazionalisti. Nel resto del continente ha assunto connotati preoccupanti che non sembrano smorzarsi ma, ad ogni tornata elettorale, mostrano segnali di avanzamento.
In Italia questo fenomeno non si è del tutto verificato. La crisi politica che ha colpito il nostro paese è proiettata ai problemi interni piuttosto che del sistema europeo, ma alcuni partiti hanno intravisto l’opportunità di fare proprie alcune rivendicazioni ed alcuni macrotemi condivisi nell’intero continente.
In Italia il partito più vicino a questa nuova ventata è sicuramente la Lega a guida Matteo Salvini. Di certo non è possibile paragonarla al Fronte National di Le Pen in Francia ma la trattativa per il gruppo al Parlamento Europeo ha di fatto, nell’opinione pubblica, tracciato una sottile linea di congiunzione.
Le ragioni del successo di questa Lega 2.0 vanno di certo analizzate nel contesto non solo italiano ma per l’appunto europeo. È importante sottolineare che la ripresa di via Bellerio non si è consolidata solo da un buon risultato al Nord, ma anche e soprattutto per gli incredibili risultati ottenuti al Centro e in piccola parte al Sud (noto è il caso di Lampedusa). La forte connotazione populista, alimentata da temi che toccano profondamente la vita quotidiana delle persone; le buone capacità organizzative e territoriali e l’ottima comunicazione, hanno permesso al Segretario della Lega di guadagnarsi buona fiducia soprattutto da quella parte degli elettori di centrodestra ormai disorientati dalla frammentazione partitica.
Immigrazione, Euro e Tasse sono i principali temi di rilievo nazionale. La forte opposizione all’operazione Mare Nostrum unito all’evidente mancanza di politiche migratorie europee e le tensioni nelle città per l’arrivo dei profughi, ha permesso alla Lega di fare leva su un loro cavallo di battaglia, interpretando i sentimenti della maggior parte dei cittadini. Lo stesso populismo anima il dibattito negli altri macro temi. La scelta fatta è quella dello scontro verso il sistema paese e verso il sistema Europa.
Ma la capacità che si deve riconoscere a Salvini è quella di aver abilmente affossato tutte le indagini che avevano sgretolato la vecchia Lega a guida Bossi. Sono stati in grado di riallacciare quel legame perduto con il territorio adottando abili strategie comunicative a livello territoriale (a Milano Salvini si è esposto in prima persona verso le problematiche della città) ottenendo consensi per la prima volta anche nella Capitale.
Sul lato della politica di coalizione il segretario del Carroccio ha unito la vecchia scuola alle nuove opportunità: in un centrodestra disgregato si sta imponendo come la giovane risposta al Premier Renzi, con però uno sguardo più attento alle territorialità. Dall’altra parte rivendica una propria autonomia nel centrodestra disattendendo le possibili coalizioni elettorali.
Insomma i sondaggi elettorali danno il Carroccio in ascesa a livello nazionale. L’attenzione alle tematiche care ai cittadini unite alla contestazione e astensione politica stanno permettendo una solida ricostruzione del partito. L’apertura di Berlusconi alle primarie e la condotta di Salvini diranno se la strategia della nuova Lega produrrà i suoi frutti o si trasformerà in un grande bluf.
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