ISIS cancella anche la moschea di Giona

Giovedì scorso è stata distrutta la Moschea di Giona a Mosul, la seconda città irachena per grandezza. Poco più di un minuto di video mostra l’esplosione ripresa a distanza da un ottimo punto di osservazione. Il gruppo ISIS (Islamic State of Iraq and Syria) non manca di tenere aggiornato i propri seguaci Twitter attraverso foto e documenti video. La piazza social è diventata utilissimo luogo di diffusione per la proclamazione della propaganda dei militanti sunniti.

L’attacco si è verificato qualche ora dopo che i legislatori avevano eletto il politico curdo Fouad Massoum come nuovo presidente nazionale, nonostante i blitz ISIS nel Nord e nell’Ovest del Paese. I militanti si sono impadroniti di territori a ridosso del confine Iraq-Siria e hanno auto-dichiarato un califfato, sotto la guida di Abu Bakr al-Baghdadi, che si proclama discendente di Maometto. Lo Stato Islamico di Iraq e Siria avrebbe anche mietuto ricchezze dal contrabbando di materie prime e di antichità inestimabili provenienti da scavi archeologici.

Lo stesso giorno è stata la volta anche della vicina Moschea di Imam Aoun Bin al-Hassan. Non si ferma la furia contro i siti archeologici ritenuti non in linea con l’interpretazione estremista ISIS. Il loro obbiettivo centrale è quello di colpire le sette sciite, il cui orientamento differiva in origine perlopiù solo marginalmente rispetto alle principali visioni politiche sunnite.

Sono stati quindi abbattuti con bulldozer, fatti saltare in aria e variamente rasi al suolo chiese, moschee, sepolcri, statue, artefatti e siti archeologici. Alcuni luoghi, come la cattedrale chaldea e quella siriana ortossa, sono ancora salvi e semplicemente occupati, come annunciato dai pinnacoli, ora sormontati dalle bandiere nere dello Stato islamico e non più da croci.

I militanti ISIS avevano preso il controllo del sito della Moschea di Giona a giugno, per poi rientrarvi giovedì e porvi le cariche lungo il perimetro da detonare a distanza, dopo aver fatto sgomberare l’edificio. Saddam Hussein l’aveva rinnovata negli anni ’90. Sono stati registrati numerosi danni nell’area; rimane qualche muro della costruzione sorta su alcuni resti, risalenti all’VIII secolo a.C., ai tempi dell’antica città di Ninive. Quello sarebbe stato il luogo di sepoltura del profeta Giona.

Giona è presente nella Bibbia, sia nell’Antico (“Libro di Giona” e “libro dei Re”) che nel Nuovo (nominato nel Vangelo di Matteo) Testamento, come nel Corano alla sura Yûnus (ossia “Giona), versetto 98. Sembra che il Giona della Bibbia e del Corano sia il medesimo, figlio di Amittai e profeta nella città di Ninive, città assira lungo la riva orientale del fiume Tigri. Il profeta noto ai più per essere stato inghiottito da una balena, nel cui ventre è permaso per 3 giorni e 3 notti.

La Moschea era meta di importanti pellegrinaggi, non tollerati dal gruppo ISIS, che in maniera strettamente conservativa permette il culto esclusivamente ad Allah. Il luogo era stato definito rifugio per apostati. Il sepolcro era situato nel mezzo della Moschea, coperto con un tappeto persiano in seta e argento, con a ogni angolo un grande candeliere con lumicini in cera; dal soffitto scendevano numerosi lampadari e uova di struzzo. C’era inoltre un dente di balena.

Dal gruppo ISISI pellegrinaggi simili, a reliquie e sepolcri, sono visti come atti di idolatria, al punto che è stata annunciata la possibilità di intervenire sulla Mecca per regolarne l’afflusso di pellegrini. “Se Allah lo desidera, noi uccideremo coloro che venerano le pietre alla Mecca e distruggeremo la Kaaba. La gente si reca alla Mecca per toccare le pietre, non per Allah”, ha pronunciato Abu Turab Al Mugaddasi, un membro del gruppo. La Città Santa è sede della Moschea di Al-Masjid al-Haram, che include la Kaaba, un’edificio in marmo e granito contenente un’impronta di Abramo e una pietra angolare deposta da Maometto.

Grandi perdite, a cui purtroppo non siamo digiuni, dai 2 Buddha abbattuti dai Talebani nel 2001 nella valle di Bamiyan, ad almeno 3 dei 16 mausolei di Timbuctù, patrimonio UNESCO, distrutti nel 2012, da parte di una cellula di al-Queda. Questo costituisce più che un sentore di una morsa che stringe da troppo tempo queste regioni, con attività che mettono in pericolo qualunque minoranza religiosa, compresi i Sunniti non-fondamentalisti. Nel raccogliere le macerie, il bilancio dei beni di interesse storico-culturale si fa assieme a quello delle vite.

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