Che fine ha fatto la Bonino?
Che fine ha fatto il ministro degli Esteri Bonino, così pronta in passato da leader dei Radicali a battersi per le campagne umanitarie? A settembre inizia, finalmente, il processo ai nostri due soldati prigionieri in India: perché non far loro una visita di solidarietà e incoraggiamento a nome di tutta l’Italia?
Gli sbarchi di immigrati si moltiplicano sulle nostre coste ricevendo una generosa accoglienza umana da parte dei nostri concittadini. Ma viene spontaneo chiedersi: quale ruolo ha svolto sinora la Bonino a livello europeo per richiedere adeguati interventi dell’Ue al fine di evitare che il problema rimanga solo italiano? L’assegnazione di un dicastero così delicato e importante è stato, a mio parere, suggerito dai presunti rapporti internazionali intrattenuti nel tempo dalla Bonino quale leader Radicale e dalla sua diffusa capacità mediatica grazie alle sue battaglie civili “transnazionali”. Ma adesso, perché tace, non opera, sembra essere sparita nel nulla?
E il suo partito, perché si è chiuso in un incomprensibile silenzio sul tema? Bene la battaglia referendaria per la riforma della giustizia, ma come mai nessuno si pone il problema delle insufficienze del loro ministro nello svolgere le funzioni che le competono? Come sempre, anche i Radicali non sono immuni dall’avidità del potere per il potere, dimenticando la loro storia e i loro ideali. Ecco perché, poi, l’astensionismo elettorale trova una sua ragion d’essere con grave danno per l’autorevolezza delle nostre istituzioni. E questo non fa certo bene all’Italia.
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[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato del PPE e vicepresidente della delegazione “Popolari per l’Europa” al Parlamento europeo]