Torni a casa, Padre

Un anno fa veniva rapito in Siria Padre Paolo Dall’Oglio, Gesuita del monastero di Deir Mar Musa; veniva rapito a Raqqa, città della Siria controllata dalle milizie islamiste dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante, il famigerato ISIS.

Da allora non si è più avuta notizia di lui. Padre Dall’Oglio era in Siria da tempo; all’inizio nella comunità monastica di Deir Mar Musa da lui fondata e, dopo l’espulsione nel giugno 2012 perché non era ben visto dalle autorità, in esilio o in rapidi soggiorni nelle zone non controllate dal regime. Lui, imperterrito ha sempre lavorato  per difendere i diritti violati di tanti civili e per la pacificazione della nazione.

Pochi giorni prima di essere rapito aveva scritto a Papa Francesco e a lui si era rivolto in questi termini: “Mi chiamo Paolo Dall’Oglio, sono gesuita e per più di trent’anni ho promosso in Siria l’armonia islamo-cristiana. Ho preso posizione in favore dei democratici siriani schiacciati da una repressione inumana e indiscriminata che speravo proprio di non dover vedere nel XXI secolo. Sono stato espulso nel giugno del 2012 e da allora sono impegnato a tempo pieno per la difesa dei diritti dei siriani e della legittimità della loro rivoluzione”.

Questa  petizione  chiedeva in sostanza a Papa Francesco di lanciare una sua iniziativa diplomatica chiedendo l’intervento di nuovi attori, magari latinoamericani. Purtroppo in quelle martoriate regioni la pace non è contemplata; la vita grama e la mancanza di dignità della povera gente è cosa comune. A tutti quei gentiluomini ignoranti e aggressivi, armati fino ai denti, interessa solo avere ragione su tutto senza se e senza ma. Da tempo in quei luoghi si sono smarriti la misericordia e il buon senso; padre Dall’Oglio invece, perseverando nella sua azione, alla fine è diventato ingombrante.

Da fonti dell’insurrezione anti Assad, padre Paolo sarebbe vivo e in mano ai fondamentalisti islamici dell’ISIS (Stato islamico dell’Iraq e del Levante) che è in sostanza una formazione qaedista ma in contrasto con al Nusra, altra organizzazione legata al network di al Qaeda. Perché sono così miserabili queste genti che non riescono nemmeno a essere d’accordo tra loro e rimangono protagonisti di una crudele guerra tra straccioni.

Il Ministero degli Esteri italiano, pur nel massimo riserbo, sta seguendo con attenzione la vicenda. Secondo fonti interne della Farnesina, in questo mesi ci sarebbero stati negoziati a vari livelli in Siria e all’estero per la sua liberazione. Però ancora nulla; allo scoccare di un anno di prigionia, i familiari hanno rivolto un appello ai rapitori; hanno chiesto notizie, hanno chiesto di poterlo riabbracciare oppure di poterlo piangere. Ma nessuno ha risposto. Tanti giorni di silenzio non aiutano a ben sperare, ma costringiamoci a farlo.

Coraggio padre, il mondo ha bisogno di persone come lei che ci aiutino a sollevarci da questo medioevo morale e sociale nel quale l’avidità e la sete di potere ci ha fatto precipitare tutti. L’aspettiamo, torni a casa.

©Futuro Europa®

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