Summit USA-Africa, anche Ebola tra le priorità
L’emergenza Ebola è balzata al centro delle preoccupazioni del continente africano e non solo, con innumerevoli sforzi anche da parte della comunità internazionale per prevenire la diffusione del virus. L’OMS ha, infatti, stanziato $100 milioni di aiuti a supporto dei paesi africani più colpiti dall’epidemia. Inoltre, molti governi stanno valutando quali possano essere le ripercussioni di una possibile diffusione del virus a livello internazionale. Ad esempio, il governo britannico questa settimana ha preso di pugno l’emergenza convocando una riunione straordinaria sul tema dopo che lo stesso PM Cameron ha definito l’epidemia “una minaccia”. Certo quella del virus mortale è una delle questioni più importanti al centro dell’interesse della comunità africana, ma non l’unica.
Da lunedì e mercoledì prossimi, infatti, il presidente americano Barack Obama, presiederà il primo US-Africa Leaders Summit della storia a Washington, alla presenza di quasi tutti i capi di stato e di governo africani, ad esclusione di Johnson-Sirleaf, Alpha Condé e Ernest Bai Koroma che resteranno rispettivamente in Liberia, Guinea e Sierra Leone per fronteggiare appunto la crisi dell’Ebola, mentre tra gli assenti per motivi politici, anche Robert Mugabe, Omar al-Bashir, Issaias Afeworki e Catherine Samba Panza. Il meeting ha lo scopo di rafforzare e rilanciare i rapporti economici dei paesi africani con gli Stati Uniti, dopo un decennio di “colonizzazione” cinese del continente nero. Certamente l’interesse verso il potenziale economico dell’Africa è aumentato notoriamente negli ultimi anni, con i leader delle principali potenze mondiali che alternativamente si sono susseguiti in un vero e proprio pellegrinaggio africano (tra gli ultimi anche il PM italiano Renzi). Molti paesi africani si stanno, infatti, attrezzando a fronteggiare un futuro di crescita che si prospetta molto più che promettente, e che vede nella partnership con gli Stati Uniti un elemento portante per accelerare le dinamiche economiche all’interno del continente.
Tra i temi di discussione previsti nell’agenda del summit, certamente quelli dell’investimento, dell’energia e della sicurezza sono i più importanti. I governi di Kenya, Uganda, Etiopia e Sud Sudan, ad esempio, hanno creato un’alleanza per attrarre oltre $20 miliardi d’investimenti privati americani per il progetto “LAPSSET”. Standard Chartered Bank si è impegnata a investire $5 miliardi a supporto del settore energetico africano, una mossa che il CEO Andrew Okai ha definito come una degli impegni finanziari più importanti della banca nell’ultimo decennio. Il ministro dell’energia della Tanzania, Sospeter Muhongo, dal canto suo ha affermato che il paese vuole riposizionarsi come un partner attivo degli Stati Uniti piuttosto che come un “passivo ricevente d’aiuti”. Di fatto, il governo tanzaniano, a garanzia di un rinnovato impegno nel ridurre le proprie emissioni di CO2, ha recentemente stanziato $5 milioni per un centro di monitoraggio sulle emissioni di carbone al fine di allinearsi con i nuovi standard internazionali promossi dalle Nazione Unite.
Insomma, pare proprio che US e paesi africani non siano intenzionati a farsi sfuggire le innumerevoli opportunità economiche che l’Africa offre, e il summit voluto fortemente da Obama ne è la riprova. C’è da giurare che si discuterà anche di come affrontare l’emergenza Ebola, ma certamente non sarà l’argomento prioritario del summit.
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