L’onorevole Angelina (Film, 1947)
Luigi Zampa (1905-1991) gira una buona commedia, inserita in un contesto neorealista, che a tratti vira sul melodrammatico e sul sentimentale, memorabile soprattutto per una partecipe interpretazione di Anna Magnani.
Luigi Zampa ha detto: “I soggetti buoni nascono sempre dalle cose vere. Erano i tempi in cui si stava riorganizzando la vita politica. Intervistammo una donna che abitava a Città Giardino, una popolana che ci raccontò che il giorno in cui non avevano distribuito il pane con la tessera aveva capeggiato tutti per occupare i fabbricati. Ora tutti volevano portarla in Parlamento, ma lei non voleva andarci perché sapeva solo leggere e scrivere. Fece un discorso dove disse proprio queste cose. Lei aveva lottato per il pane perché sapeva farlo, ma il posto in Parlamento lo lasciava a gente più preparata, alle persone di cultura. Nel film abbiamo tenuto questa conclusione che c’era sembrata giusta. Gli altri avrebbero voluto che l’onorevole Angelina avvolta in un panno rosso marciasse contro tutte le barriere. Ma, a me che sono comunista e ho sempre votato PCI, sembrava un finale retorico. Cioè, loro avrebbero voluto che l’onorevole Angelina finisse con l’andare in Parlamento. Io pensavo che sarebbe stata una cosa sbagliata, che si sarebbe sintetizzata nella retorica della rivoluzione. Anna Magnani collaborò alla sceneggiatura. Era straordinaria. In quelle scene viveva con intensità e veridicità lo stesso dramma della vita che le popolane vivevano ogni giorno. Ricordo che il film fu realizzato sui luoghi dove realmente avvennero i fatti, la gente di borgata vedeva recitare la Magnani e piangeva da quanto era vera la sua recitazione”.
La trama si desume dall’interpretazione autentica del regista. Anna Magnani è l’onorevole Angelina, la sindachessa di Pietralata, la donna coraggio sempre disposta a baccagliare per i diritti violati dei poveri abitanti delle baracche. Attorno a lei si radunano le altre borgatare (Ave Ninchi è il suo braccio destro), insieme chiedono e ottengono acqua, mezzi di trasporto, mensa per i poveri… infine occupano i palazzi che sarebbero destinati alla borgata ma che un imprenditore di pochi scrupoli non si decide a ultimare. Tra mille vicissitudini, Angelina viene ricattata dall’imprenditore, perde la fiducia della borgata e finisce in galera. Storia d’amore immancabile – da neorealismo rosa – tra la figlia di Angelina e il figlio dell’imprenditore, che contribuisce a risolvere i problemi. Lieto fine assicurato con Angelina che rinuncia alla politica per la famiglia, accetta il ruolo di moglie e madre per non perdere un marito che si sente inutile, ma resta la solita donna battagliera disposta a lottare.
Tecnica sopraffina. Straordinario piano sequenza iniziale che ci porta da un treno di passaggio nelle povere strade della borgata Pietralata, fino in casa di Angelina, che si ricongiunge nel poetico finale con un nuovo piano sequenza in uscita. Fotografia in un lucido bianco e nero. Neorealismo di contorno straordinario per documentare la vita del 1947, a guerra finita, con una Roma che stenta a ripartire, tra illusioni politiche e miseria quotidiana. Dissolvenze, immagini veritiere di alluvioni romane, di un Tevere che esce dagli argini e finisce nelle borgate, pezzi di storia italiana da non dimenticare, straordinari documenti d’epoca. Ha da veni’ Baffone!, è il leitmotiv del film, frase ripetuta spesso anche nella realtà da chi credeva che i problemi della povera gente si sarebbero potuti risolvere con una rivoluzione comunista. La parte sentimentale è stereotipata ma ben fatta, anche se è più realistico il rapporto moglie – marito di quanto lo sia la relazione tra la povera borgatara e il ricco rampollo borghese. Pellicola femminista ante litteram, inoltre, ché ne L’onorevole Angelina fanno tutto le donne. Sono loro il motore del progresso e l’anima della famiglia. Il regista dipinge con rapide pennellate anche la vita politica del periodo, certo, lo fa con la leggerezza di una commedia, ma inserisce gli elementi fondamentali del dibattito. Il finale è rassicurante. Il ruolo della donna resta in casa, in famiglia, moglie e madre, anche se per baccagliare a volte c’è bisogno di un’onorevole Angelina.
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Regia: Luigi Zampa. Soggetto: Piero Tellini, Suso Cecchi D’Amico, Luigi Zampa. Sceneggiatura: Piero Tellini, Suso Cecchi D’Amico, Luigi Zampa, Anna Magnani. Fotografia: Mario Craveri. Montaggio: Eraldo Da Roma. Tecnici del Suono: Mario Amari, Raffaele Del Monte. Operatore alla Macchina: Amleto Daissé. Aiuti Regista. Antonio Altoviti, Emilio Eletto. Architetto: Piero Filippone. Arredatore: Luigi Gervasi. Musiche. Enzo Masetti. Direzione Orchestrale: Ugo Giacomozzi. Direttore di Produzione: Paolo Frascà. Distribuzione: Lux. Organizzazione: Vittorio Mottini. Casa di Produzione: Ora Film. Interni: Stabilimenti S.A.F.I.R. (Roma). Negativi: Ferrania Pancro C.6 (sviluppati da S.A.C.I. di Virginia Genesi – Cufaro). Sistema di Registrazione: Western Electric. Interpreti: Anna Magnani, Nando Bruno, Ave Ninchi, Ernesto Almirante, Agnese Dubbini, Armando Migliari, Maria Donati, Maria Grazia Francia, Vittorio Mottini, Franco Zeffirelli, Gianni Glori, Ugo Bertucci, Anita Angius, Aristide Baghetti, Gino Cavalieri, Adalberto Tenaglia.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]