UE, le nomine e il passo falso della Mogherini
Dopo la tornata elettorale europea, ci si aspettava, come logica vorrebbe, che si passasse a sintetizzare l’espressione del voto popolare con la copertura dei ruoli istituzionali europei.
La prima e più importante casella da riempire era quella di Presidente della Commissione Europea, questa è andata al candidato del partito di maggioranza relativa, il Partito Popolare Europeo (PPE o EPP), Jean-Claude Juncker, già a capo dell’Eurogruppo. Lussemburghese, navigato politico ed avvocato, convinto europeista e per questo nel mirino degli ultra-scettici inglesi ed ungheresi, è stato eletto con tutti i voti a favore a parte, per l’appunto, i due sunnominati stati membri. Una nomina avvenuta seguendo le nuove policies europee volte a determinare una governance più vicina al sentire popolare dei cittadini, come ricordato anche dal presidente dei Popolari per l’Italia Mario Mauro nel suo tweet: ”Per la prima volta diventa presidente un politico indicato prima delle elezioni. E’ il primo passo verso l’Europa federale. Buon lavoro a Juncker”. La seconda poltrona coperta è stata quella di Presidente del Parlamento Europeo, qui abbiamo avuto la riconferma del tedesco Martin Schulz, candidato del partito giunto secondo alle elezioni, il Partito Socialista Europeo (PSE o PES).
Rimangono da coprire almeno altre tre cariche fondamentali, il presidente del Consiglio europeo, in sostituzione di Van Rompuy, l’Alto rappresentante per la politica estera, in sostituzione di Catherine Ashton, il presidente dell’Eurogruppo in luogo dell’attuale ministro olandese Jeroen Dijsselbloem. Sembrava che i giochi fossero fatti nelle more di un equilibrio politico fra i tre partiti che compongono l’arco europeista del Parlamento, i Popolari, i Socialisti ed i Liberali. L’Italia contando già il ruolo fondamentale di Presidenza della BCE con Mario Draghi, non poteva puntare ad incarichi di grande importanza effettiva. Intanto la decisiva poltrona di Commissario europeo per gli affari economici e monetari è rimasta in Finlandia, passando da Olli Rehn ad un altro duro guardiano della stabilità economica, Jirky Katainen, un auspicio non proprio felice per l’aspettativa di allentamento dei vincoli auspicata dal premier Matteo Renzi.
Proprio l’Italia si è trovata nell’occhio del ciclone delle nomine per la proposta candidatura dell’attuale Ministro degli Esteri, Federica Mogherini, al ruolo di Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune (Mrs. PESC). Ai suoi tempi Henry Kissinger ebbe a dichiarare: “Il problema dell’Europa è che non ha un numero di telefono da chiamare se io o il Presidente volessimo capire qual è la sua posizione”. In realtà nell’ambito europeo la poltrona in questione è più di prestigio che di effettiva importanza. Molti Stati membri non ci tengono particolarmente in quanto alla scarsa efficacia diplomatica dovuta ai mille vincoli posti dagli stati membri, si associa il fatto che il designato è continuamente in trasferta all’estero, mentre quello che si decide e che conta in Europa è a Bruxelles.
Già nata sotto cattivi auspici per la precedente disastrosa esperienza di un’altra rappresentante femminile, l’inglese Catherine Ashton, motivo per cui molti paesi avrebbero preferito un Mr. ad una Mrs. PESC, le manovre italiane si sono svolte tra un misto di presunzione e pressapochismo. Con una Russia appena espulsa dal G8, il Ministro Mogherini, dando forse per scontata la sua elezione pur non essendo questa neanche ancora formalizzata come proposta, in piena crisi ucraina si reca a Kiev e poi a Mosca ad incontrare il suo pari grado Sergei Lavrov. Il Presidente Putin ha immediatamente colto l’occasione per dichiarare alla stampa: “Il presidente ha auspicato che l’incontro rappresenti l’occasione per riportare i rapporti tra Mosca e l’Unione europea al livello di quelli tra l’Italia e la Russia”, dando quindi valenza europea all’incontro con il nostro Ministro degli Esteri. Questo è stato visto dai paesi del blocco dell’est e dei paesi baltici come un’apertura al tanto temuto orso russo ed ha coalizzato un fronte anti-Mogherini che si è saldato ad alcune perplessità espresse riguardo la sua inesperienza, ribadite a chiare lettere dal consigliere di Angela Merkel, Elmar Brok. Da questo sono nati i boatos riguardanti altri nomi per la poltrona, dalla bulgara Kristalina Georgieva, al polacco Radek Sikorski, dallo svedese Carl Bildt e in questi ultimi giorni sta circolando anche il nome della francese Elisabeth Giugou.
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