Province, ad ottobre prove generali di postdemocrazia
Qualche ritocco furbetto in materia di Province, infilato in mezzo al maximendamento finale del Governo sul DL 90 (c.d. “sulla P.A.”), permette alla casta vacanze più serene.
Vediamo questi dettagli, sfuggiti alle cronache della grande stampa. Nel mentre si proclamava da mesi il mantra dell’abolizione delle Province, la Legge n. 56 del 7.4.14 le lasciava, invece, sostanzialmente intatte, cosicché l’unica vera “abolizione” é stata l’elezione a suffragio universale del governo delle stesse. Più precisamente, il legislatore primaverile a guida Delrio aveva reso l’elezione dei nuovi organi appannaggio di sindaci e consiglieri comunali. Tuttavia, almeno si prevedeva che per la nomina del neo-consiglio provinciale valessero solo le preferenze personali di un candidato consigliere (cfr originario art. 1, c. 76 e 77, L. 56/14). Ai fini dell’elezione consiliare non contavano, cioè, i voti di lista, ma solo la “cifra individuale ponderata dei singoli consiglieri”.
Dunque, pur in un contesto di elettori drasticamente ridotto, si sganciavano i candidati-consiglieri dalle liste proponenti, valorizzando la caratura individuale, soprattutto territoriale, degli amministratori-candidati e consentendo una convergenza di consensi che appariva più adeguata alle tante espressioni civiche comunali, per natura disomogenee fra loro e molto spesso non sovrapponibili ai soliti partiti. Quante civiche sorgono, infatti, proprio per sfuggire alla autoreferenzialità delle Segreterie politiche locali?
Sia mai! Un nascosto passaggio del maxiemendamento (cfr pag. 29 Testo Senato 5.8.14) al DL 90 ha cambiato pelle e natura alle già atrofizzate neodinamiche elettorali: ora i seggi del Consiglio devono essere attribuiti non ai candidati più votati, ma sulla base dei consensi delle liste promosse dai partiti.
Il sen. Mario Mauro dei Popolari per l’Italia aveva intuito da subito la svolta antipopolare: “La politica vota la politica”. E, così, il 12 ottobre le caste dei nominati potranno iniziare a disegnare a propria immagine le prime istituzioni della postdemocrazia italiana, sognando l’Italicum e un Senato molto più “provinciale”.
©Futuro Europa®
2 Comments
E’ un ulteriore tassello del “golpe blanco” che il duo del Nazareno sta tentando di realizzare con il combinato disposto riforma del Senato-Italicum
Il tutto avviene con la complicità di alcune componenti “popolari” che stanno rischiando di suicidarsi e con loro distruggere il sistema di democrazia parlamentare. Le riforme istituzionali sono necessarie ma non possono essere fatte da un Parlamento di “nominati” eletti con una legge elettorale dichiarata illegittima
Sì, ma i dipendenti?