Giuseppe Turani: l’Europa ci chiede “solo” riforme strutturali nei conti
Direttore della sezione Economia e Finanza all’Espresso, responsabile della sezione economia al quotidiano La Repubblica di cui fu anche direttore del supplemento Affari e Finanza, editorialista economico per la Rai, quindi con lo stesso ruolo per Il Mondo, il Corriere della Sera, Capital e L’Europeo. Attualmente direttore di Uomini e Business, Giuseppe Turani è uno dei più stimati e competenti giornalisti ed esperti economici italiani oltre che autore di innumerevoli opere editoriali. Alle indiscusse competenze tecniche associa una piacevolezza di stile che rende comprensibile a tutti un argomento tecnico ed ostico come la finanza. Abbiamo raccolto la sua disponibilità a rilasciarci questa intervista.
Secondo Lei cosa si aspetta l’Europa dall’Italia?
L’Europa dall’Italia si aspetta che rispetti il limite del 3% perché abbiamo un grosso debito, poi però si aspetta anche che vengano fatte le riforme in quanto se non vengono fatte non ce la faremo mai. Adesso sono diventati tutti keynesiani, io sarei anche d’accordo di sforare per 2-3 anni il limite, ma temo che quei soldi poi non andrebbero a buon fine, ma a pagare la spesa corrente, è il vecchio assioma che si regala del pesce invece della canna da pesca.
Cosa può fare l’Italia nel semestre di Presidenza?
Credo che Renzi abbia compreso che si tratta di poca roba, la Commissione al momento non c’è e quella nuova sarà pienamente insediata a novembre, quindi se ne parlerà bene o male l’anno prossimo. L’Europa è una macchina decisionale che ha tempi lentissimi, anche 10 volte quelli italiani che sono già i più lenti d’Europa. Renzi può continuare a dire che saremo la locomotiva, ma non gli crede nessuno.
E’ lecito aspettarsi che la Commissione Europea adotti un’interpretazione più favorevole rispetto i limiti di bilancio?
Non credo, comunque l’allentamento dovrebbe avvenire a fronte di severissimi tagli che portino al risanamento del bilancio. Temo che il combinato disposto politico-burocratico-sindacale produca quello che è il risultato odierno. Se avessimo speso, come dicevo prima, in canne da pesca, avremmo il paese più moderno d’Europa.
La UE ha chiesto da tempo all’Italia due riforme strutturali che ritiene fondamentali, il mercato del lavoro e la PA. Ritiene che il governo Renzi avrà la forza di intervenire su questi due versanti?
Io ho i miei dubbi, questo discorso delle riforme si trascina dai tempi di Monti e anche prima. Adesso qualcuno propone una sorta di liberalizzazione, tipo sospensione dell’art.18 per i primi tre anni. Io penso che il diritto del lavoro italiano andrebbe semplicemente raso al suolo e riscritto, oramai è una cosa senza senso. Però credo che questo coraggio non ci sarà e non penso Renzi ci possa riuscire. Lui gode di un grosso consenso popolare, ma finora ha fatto poco, ha regalato gli 80 euro, bene, ma per tagliare effettivamente la spesa pubblica deve dare dei dispiaceri, se fa questo farebbe il bene del paese e dei conti, ma perderebbe il consenso, finora ha evitato di farlo, ma prima o poi andrà fatta.
Si parla di un buco da 20 miliardi di euro, per rientrare nei limiti del 3% ci dobbiamo aspettare la vociferata manovra autunnale?
La manovra secondo me non ci sarà, perché se Renzi si presenta in ottobre con una manovra da 20 miliardi gli corrono davvero dietro, lo nasconderanno o magari lo rinvieranno di 6 mesi, ma il problema rimane che abbiamo preso soldi a debito per pagare beni e servizi pubblici. Tutte cose sacrosante, ma pagate a debito e con un livello medio di benessere che in realtà non c’era, era finto, ora bisogna andare verso quello vero che è più basso.
Draghi ha dichiarato che per i Paesi dell’Eurozona è arrivato il momento di “cedere sovranità” all’Europa per quanto riguarda le riforme strutturali, che visione ha di quanto detto dal Presidente della BCE?
Quando Delors e gli altri statisti dell’epoca decisero di introdurre l’euro, lo fecero proprio perché si erano resi conto che nessuno voleva cedere sovranità. Intelligentemente pensarono che avendo una moneta unica questa trascinasse tutti verso le riforme strutturali. Se non si faranno le riforme prima o poi ci troveremo la troika in casa, questa non avendo bisogno di cercare i voti le farà lei.
L’Argentina è nuovamente in default, ritiene che se fosse stata dentro un sistema come l’Eurozona con le reti di protezione che questo garantisce sarebbe riuscita a salvarsi?
Ci sono dei matti che vogliono uscire dall’ euro, questi pensano che quando servono soldi il Tesoro telefona alla Banca d’Italia e stampa i soldi che servono. Questa è una sciocchezza abissale, falliremmo in una settimana.
Ritiene che le norme del six pack che sono molto più cogenti e che implicano un controllo ante e non post dei bilanci ci mettano al riparo da altre future evenienze di questo tipo?
Questo dovrebbe evitarlo, ma i controlli non è detto che siano cosi semplici. La SEC ha poteri enormi, eppure le società finanziarie sono riuscite lo stesso a frodare. La Grecia si sapeva come era messa, ma serviva dentro. E’ che finché tutto andava bene non importava a nessuno, scoppiata la crisi le banche sono diventate molto più attente a chi prestano soldi.
Gli economisti ritengono che se si ponesse fine all’evasione fiscale non si avrebbero maggiori entrate a disposizione, ma si pagherebbero meno tasse pro-capite ridistribuendo la pressione fiscale, quindi maggiore giustizia sociale, ma non si aumenterebbe il flottante e quindi i benefici sull’economia non sarebbero quelli pensati, è d’accordo?
Abbiamo una macchina fiscale repressiva e burocratica, farraginosa e piena di pertugi. La pressione reale oggi è al 53%, se riuscissimo ad eliminare l’evasione portando la pressione fiscale al 47-48% sarebbe un bel sollievo per il paese. Sono cose che si dicono, ma non si fanno, voglio vedere chi è che riesce a far scendere del 10% la pressione fiscale.
Prometeia aveva stimato che il bonus fiscale se, anziché essere distribuito con la forma degli 80 euro, fosse stato usato per abbassare il costo del lavoro avrebbe avuto un impatto di valore triplo.
Non serviva a niente, io lo dico da mesi e con me tanti altri analisti, ci vorrebbero 40-50 miliari di euro per far ripartire l’economia. In realtà non si vuole fare niente, è un viaggiare sotto costa evitando conflitti aperti e appena si prende una decisione vera tutti si ribellano. Siamo diventati con gli anni un paese con migliaia di corporazioni dove ognuno difende i suoi piccoli, mille privilegi. In Italia quelli che vivono di politica sono quasi 1.500.000 e non producono niente se non parole, se non si taglia questo non si risolve niente. Certo portandoli a 1 milione avremmo mezzo milione di stipendi in meno, non è bello, ma se non si comincia non ne usciremo mai.
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