Passione sinistra (Film, 2013)

Passione sinistra di Marco Ponti è la dimostrazione di quanto poco abbiano a che fare i premi con la qualità di un’opera, visto che questa sorta di fumetto paratelevisivo ha vinto un Ciak d’oro per l’interpretazione di Eva Riccobono e ha avuto una nomination ai Nastri d’argento per identico motivo. Vero che la bella attrice palermitana – insieme a Gepi Cucciari – è forse la cosa migliore della pellicola, ma un soggetto e una sceneggiatura didascalica non consentono performance esaltanti.

In breve la trama. Nina (Lodovini) è un’idealista di sinistra che vive con lo scrittore di successo Bernardo (Marchioni), una sorta d’intellettuale più che superficiale, dedito al tradimento. Giulio (Preziosi) è un ricco qualunquista di destra, fidanzato con Simonetta (Riccobono), una bella velina che non capisce niente. Nina e Giulio s’incontrano per motivi d’affari e – nonostante un’antipatia profonda e una totale diversità – vanno a letto insieme. Non solo. S’innamorano perdutamente e finiscono per concepire un figlio. Al tempo stesso lo scrittore seduce la svampita e viene abbandonato dalla compagna. In sottofondo una superficiale vicenda politica con Nina che insieme a Martina (Cucciari) tenta di scrivere il discorso della vittoria per un sindaco arrivista e inetto.

Passione sinistra è una sciocca commedia tratta da un romanzo inutile di Chiara Gamberale, una storia ridicola dove i personaggi sono caratteri grotteschi senza spessore, fumetti monodimensionali che agiscono secondo convenzioni e luoghi comuni. La fiera dello stereotipo, girata con tempi e tecnica televisiva, dotata di una colonna sonora irritante, del tutto inadeguata al racconto, interpretata in maniera incolore dai protagonisti. Preziosi e Lodovini sono belli e indisponenti, peggio di loro è soltanto il regista – sceneggiatore Marco Ponti, che senza motivare fa scoccare la scintilla dell’amore tra due persone così diverse. Marco Ponti (1967), nipote del produttore Carlo Ponti, nel 2002 – con Santa Maradona – vinse persino un David di Donatello come miglior registra esordiente. Si è perso per strada, purtroppo, nei vicoli oscuri del paratelevisivo. Vinicio Marchioni si aggiudica la palma del peggior attore non protagonista, aiutato dalla superficialità con cui viene scritto il suo personaggio. Pure Nina, la protagonista, è una macchietta: donna di sinistra che prima di agire si chiede se Travaglio l’avrebbe fatto (alla fine incontra il suo idolo e ne resta delusa). E che dire di Giulio? Un ricco berlusconiano che perde la testa per una No Tav e molla tutto il suo mondo per inseguire una passione ingiustificata… Personaggi che sono fumetti scritti male: lo scrittore di sinistra, la ragazza idealista, la velina stupida, il ricco qualunquista, il politico corrotto. Vere e proprie caricature, immerse in uno scenario da fiction televisiva di terz’ordine, anzi da telenovela brasiliana in salsa italiana.

Passione sinistra è una commedia sentimentale con ambizioni sociopolitiche, intrisa di filosofia d’accatto. Morale da bar, condivisa da una fastidiosa voce fuori campo, con la conclusione assurda quanto scontata che l’amore supera le differenze politiche. “Le cose belle della vita sono i nostri cambiamenti”, recita il Bacio Perugina finale. Dopo aver visto un capolavoro come Il seminarista torniamo con i piedi per terra e sprofondiamo nel livello medio del cinema italiano. Imbarazzante.

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Regia: Marco Ponti. Soggetto: Chiara Gamberale (liberamente tratto dal roamnzo Una passione sinistra). Sceneggiatura: Marco Ponti. Fotografia. Vladan Radovic. Montaggio: Clelio Benevento. Musiche: Gigi Meroni. Scenografia: Patrizia Alfonsi. Costunmi: Massimo Cantini Parrini. Produttore: Donatella Botti. Casa di Produzione: Bianca Film, Rai Cinema. Distribuzione: 01 Distribution. Genere: Commedia. Durata: 90’. Interpreti: Valentina Lodovini (Nina), Vinicio Marchioni (Bernardo), Alessandro Preziosi (Giulio), Eva Riccobono (Simonetta), Gepi Cucciari (Martina), Jurij Ferrini (Serge), Glen Blackhall (Andrea Splendore), Rosabel Laurenti Sellers, Valentina Beotti, Mao (barista), Marco Travaglio (se stesso).

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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