Art. 18, confronto aperto nel Governo
“Abolire l’articolo 18 entro la fine di agosto”. “Non è così che si risolve il problema della disoccupazione”. Nel governo si apre il dibattito sul famigerato articolo 18 che tutela i lavoratori assunti a tempo indeterminato. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha lanciato la proposta di abolirlo già nel prossimo consiglio dei ministri del 29 agosto “per dare un lavoro a chi non ce l’ha”; ma il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, ci mette una pietra sopra: “Non è questo il problema”.
Il leader del Nuovo Centrodestra, Angelino Alfano, nei giorni scorsi in un’intervista a Repubblica aveva chiesto di “discutere subito sull’articolo 18”, precisando come siano chiare le difficoltà: “Mi rendo conto che non sarà una cosa semplice, ma questo governo non è nato per gestire l’ordinario ma per fare cose straordinarie”. L’articolo 18 è “un vecchio totem degli anni Settanta, se sblocchiamo l’idea che un’assunzione sia un matrimonio a vita, il mondo delle imprese risponderà”. Ma non c’è il rischio di favorire i licenziamenti? “Non vogliamo questo, ma incrementare le assunzioni”, ha spiegato Alfano. “Non vogliamo togliere i diritti a chi già lavora ma dare un’occasione a chi non ce l’ha”.
Quella dell’abolizione dell’articolo 18 per i nuovi assunti è solo una delle tre proposte che il Ncd vorrebbe inserire già nel decreto “Sblocca-Italia” che si discuterà a fine mese. La seconda è “pagare 15 miliardi di debiti della pubblica amministrazione entro fine settembre”, la terza è “la delega fiscale che per noi – ha continuato il ministro dell’Interno – significa centralità della famiglia, semplificazione, possibilità per gli imprenditori, come già avviene con l’Iva, di pagare le tasse non quando fatturano ma solo quando incassano”.
Toccare l’articolo 18, in Italia, non è affar semplice. Immediata, infatti, la replica del Pd: “Non è questo il problema delle imprese”, ha detto l’ex ministro Cesare Damiano a RaiNews24. “L’ennesimo ricatto che emerge dalle parole di Alfano sull’articolo 18 va respinto al mittente”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Monica Gregori, parlamentare Pd e membro della commissione Lavoro a Montecitorio. “Sono perfettamente d’accordo con Marianna Madia: eliminare l’articolo 18 non significa favorire l’occupazione ma al contrario introdurre veri e propri elementi di segregazione occupazionale per i giovani, proprio in un momento dove con la garanzia giovani stiamo cercando di dire che lo Stato pensa a loro in un’ottica che sappia dare prospettive stabili e durature”.
Del tutto contrari all’idea di cancellare l’articolo 18, ovviamente, i sindacati. Raffaele Bonanni, leader della Cisl, ha usato Twitter per rispondere ad Alfano: “Caro Angelino non serve abolire art. 18 visto che aziende assumono con contratti a termine e false partite Iva. Aboliamo quelle”. Il tema, facile da immaginare, ha suscitato più di una polemica e il clima – in questo caso non c’entra il sole d’agosto – rimane infuocato. Un altro niet alla cancellazione è arrivato anche dal premier Renzi che dalle pagine de La Stampa ha detto che si tratta sì di “un simbolo, un totem ideologico”, ma “proprio per questo è inutile stare adesso a discutere se abolirlo o meno. Serve solo ad alimentare il dibattito agostano degli addetti ai lavori”. In visita ai cantieri dell’Expo, a Milano, Renzi ha poi aggiunto che “l’ultimo tema di cui abbiamo bisogno è una discussione ideologica sull’articolo 18, possiamo evitarla riscrivendo la delega per la modifica dello Statuto dei lavoratori”.
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