Oltre i titoli

Spesso alcune testate usano titoli che a me fanno uno strano effetto a livello gastrico; sono quelli che cominciano con bufera, scandalo, tensione e via dicendo. Gli italiani sono famosi giudici, giudicano tutti e tutto ed emettono sentenze con la facilità con la quale parlano di calcio. Sentenziano le idee e le opinioni specie quando non sono uguali alle loro. Un mondo ipocrita e piccino che è responsabile almeno al settanta per cento del medioevo sociale e politico in cui viviamo.

Di Battista, deputato Cinque stelle scrive in un blog parlando di ISIS: “Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato, io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana”. Avrete sicuramente sentito le parole di indignazione sulle labbrine arricciate delle solite note del PD o lo sdegno scintillante (come il suo orecchino) del portatore sano di insuccessi pugliesi: tutti a dire la loro.

Francamente, leggendo tutto l’articolo e trovandolo interessante e assolutamente onesto, non capisco come si possa in un sol colpo avere tante reazioni cretine. Di Battista è stato forte nell’espressione ma ha ben descritto quello che succede in Medio Oriente, ha certo enfatizzato ma ben interpretato i sentimenti di queste persone e ritengo lo abbia fatto in modo neutro. Ma in Italia non usa dare la propria opinione, quella vera; usa parlare in modo adatto, senza davvero dire cosa si pensa sul serio se c’è timore che possa irritare qualcuno.

Ho letto critiche davvero demenziali anche da parte di persone che conosco e che non consideravo così becere. Un po’ di colpa però è dei titolisti e di quelli che si limitano a leggere solo i titoli dei giornali. Perché se avessero letto tutto avrebbero compreso invece che Di Battista cerca di mettersi nei panni del terrorista per poter prevenire la sua rabbia; quando dice che ci sono situazioni drammatiche che generano queste reazioni estreme, ha ragione. Parla di smetterla con la sudditanza americana e parla del fallimento della loro politica; dell’importanza di mettere subito in programma un tavolo con i Paesi a rischio, praticamente di ricominciare da capo imparando dagli errori del passato: “dovremmo smetterla di considerare il terrorista un soggetto disumano con il quale nemmeno intavolare una discussione”.

Sono d’accordo: mandandoli a morire lentamente in posti come Guantanamo, si nutre l’odio dei parenti, dei figli, dei nipoti. Si fa crescere la bestia a nove teste che distruggerà tutto e tutti. Bisogna agire con armi implacabili come la conoscenza, l’istruzione, il dialogo. E insistere specie con quelle realtà drammatiche che ormai si nutrono solo di sangue. Sono solidale con Di Battista; è ora che si facciano analisi del genere e non cercare di risolvere armando popoli che ancora hanno poco chiaro il concetto di democrazia.

©Futuro Europa®

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