Arnaldo Pomodoro ospite di Federico II
Fino al 30 novembre, la Puglia ospita un evento senza precedenti firmato Arnaldo Pomodoro. Con “Arnaldo Pomodoro nei Castelli di Federico II”, l’Artista 88enne torna nelle terre dove si sono mosse le origini della sua famiglia. In un ménage à trois che funziona, 3 allestimenti differenti fanno rete, grazie a un’intuizione della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Bari, BAT (Barletta-Andria-Trani) e Foggia.
Nelle fortezze dell’Imperatore normanno, il connubio tra potere e cultura porta il Maestro a reinterpretare l’antichità declinandola al contemporaneo, come ha fatto durante la sua intera carriera artistica. Come cambia il luogo dell’esposizione, nuove letture si aprono. Arnaldo Pomodoro spiega: “La scultura, infatti, è la realizzazione di un “proprio” spazio dentro lo spazio maggiore dove si vive o ci si muove. L’opera, quando trasforma il luogo in cui è posta, ha veramente una valenza testimoniale del proprio tempo, riesce ad improntare di sé un contesto, per arricchirlo di ulteriori stratificazioni di memoria.”
Dopo un primo periodo informale, avviene il passaggio alle “stratificazioni della memoria”, dall’immancabile materialità. I meccanismi interni ai solidi euclidei perfetti da lui adottatti e i volumi delle geometrie esterne comunicano come vasi comunicanti, dove l’acqua a livello costante testimonia l’importanza equivalente delle stratificazioni databili in età diverse.
L’iconico e misterioso Castel del Monte di Andria ospita un’antologica nel suo cortile ottagonale e nelle sue sale trapezoidali. Invece, percorrendo sia il cortile che le sale del Castello Svevo di Bari, si trovano gli scettri, gli scudi e le lance di luce. Anche nel Castello Svevo di Trani non manca il sottile rapporto tra metallo, pietra, luce e cielo: davanti alla fortezza del Meridione il monumentale obelisco, la “Lancia di Luce” in acciaio, cromo e rame donata alla Città nel 1995, invita a entrare e a scoprire le porte presentate sempre utilizzando il cortile, protagoniste di una collaborazione futura FAI-UNESCO.
Federico II di Svevia, sopprannominato “stupor mundi” per le sue campagne militari o “puer Apuliae” per il suo affetto per i territori ereditati dalla madre Costanza di Altavilla, si devono queste architetture strategiche e la Magna Curia, non solo organo impeccabile di governo e giudizio suddiviso tra pari magistrati ma anche centro di somma importanza culturale. Alla fiorente corte si devono studi astronomici, matematici, algebrici, di medicina, scienze naturali, traduzione, cosmologia, metafisica e poesia. Il sonetto nacque lì con la poesia nel volgare siciliano tanto elogiato da Dante per le sue proprietà linguistiche.
Nelle fortezze federiciane, a cui potrebbe essere aggiunta quella di Lucera nella provincia di Foggia, l’esperienza del più significativo scultore italiano vivente disegna nuove scenografie con “macchine spettacolari”, richiamando alla memoria i numerosi lavori teatrali, dalla tragedia greca al melodramma, dal teatro contemporaneo alla musica.
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