Come i giovani sfidano la crisi
Affermarsi in questo Paese, senza essere figli d’arte e prima dei 40 anni, è molto difficile. Famiglia e politica giocano un ruolo rilevante, finendo così per privilegiare la successione rispetto al ricambio generazionale e la meritocrazia. L’Italia è un Paese in cui anche chi è in gamba e preparato fatica ad affermarsi nel lavoro e a diventare indipendente dalla propria famiglia. Eppure, i giovani sono da sempre la parte più dinamica di una società: sono loro a travolgere le barriere della tradizione e a proporre innovazioni nella realtà.
In Italia, infatti, è costantemente crescente il numero di ragazzi che hanno scelto di farsi strada da soli, contando sulle proprie forze e ingegnandosi per trasformare le idee proprie in business. In tanti hanno saputo sfidare la crisi con inventiva e duttilità. E’ il caso di Giulio Gambino, 27 anni, creatore del giornale online “The Post Internazionale”. Nipote d’arte (suo nonno, Antonio Gambino, è stato cofondatore dell’Espresso), vive da sei anni a Londra: “Leggendo The Economist – racconta – ho pensato che in Italia mancava un prodotto con storie dal mondo e contenuti di politica internazionale”. Nasce, così, la testata online concepita sul modello dell’International Herald Tribune: squadra di under 30-40 reporter in 20 Paesi, alcuni già affermati (“The Post” collabora con “Limes” e il gruppo Espresso) – e inserzionisti non legati a concessionarie pubblicitarie. “La mia condizione di partenza è senz’altro privilegiata – concede Gambino – ma sono convinto che la determinazione paghi. Da noi c’è spazio per scrivere e mettersi in gioco: le opportunità di stage ce le siamo costruite da soli”. Complice il sistema orizzontale, tipico della Rete: “I cronisti in giro per il mondo non sono retribuiti, ma credono nell’iniziativa e nelle sue potenzialità di crescita. Il controllo delle notizie è capillare e ci avvaliamo di una figura ad hoc, il fact checking man (la persona che verifica le informazioni incrociando le fonti)”.
Proprio come Gambino, sono tanti gli under 30 che hanno sfidato una burocrazia selvaggia a costo di provare a realizzare un sogno. Quelli che si sentono dire “tu sei pazzo”, e vanno avanti – testa bassa – spinti dall’idea di poter riuscire e che in molti casi hanno avuto successo. Alcuni di loro si dicono soddisfatti e invitano chi ha un sogno a fare di tutto per realizzarlo, come Chiara Allegri e Francesca Chittolini, che qualche anno fa hanno dato vita a una società che organizza eventi e congressi. Altri si definiscono “incoscienti” e dicono agli altri giovani: “Attenzione ad aprire un’attività, perché il problema del nostro Paese è che mancano i margini di crescita. Se guadagni poco di più, devi pagare allo Stato tanto di più”, dice Alberto Caruso, primo pasticcere salutista di Parma.
Di certo ci vuole coraggio: mettersi in gioco richiede non solo intraprendenza, ma anche ardimento e tanta fortuna. “Molti ragazzi hanno idee nuove – racconta Manuela Pollari, segretario del Gruppo giovani di Apla Confartigianato Parma – vengono da noi per informarsi sulle modalità di apertura di una nuova azienda e sui relativi costi, il più delle volte le loro idee non giungono però a realizzazione, perché si scontrano con normative e costi assurdi. Anche per mettere su attività che in altri paesi della Comunità europea sono pienamente realizzabili, in Italia sorgono spesso problemi imprevisti. In particolar modo ci sono tasse che si pagano anche se non si guadagna nulla”.
Una storia a lieto fine è quella di Luca Rossettini, 39 anni, che si è saputo riconvertire da aspirante astronauta. “Sono arrivato tra i primi 100”, dice, “ma non avevo il brevetto da pilota e mi hanno scartato. In compenso, sono diventato imprenditore aerospaziale con la mia start-up, che ho chiamato D-Orbit”.
Laureato al Politecnico di Milano, ha conseguito un master in sostenibilità strategica e, grazie a una borsa di studio Fulbright, ha trascorso un periodo di ricerca nella Silicon Valley. “Ho lavorato per alcuni mesi alla Nasa – ricorda – dove ho potuto sviluppare un business plan solido”. Rientrato in Italia, si è messo a caccia di investitori e, assieme ad altri tre soci, nel 2011 ha creato la sua attività. “Produrremo motori intelligenti da installare sui satelliti che consentano, in caso di guasto o alla fine della loro attività, di recuperarli in modo rapido, sicuro e controllato”. Il primo prototipo è stato varato in Germania: l’anno prossimo sarà testato nello spazio e, nel 2014, il dispositivo sarà pronto per la commercializzazione. “Stiamo già trattando con un paio di aziende interessate”, rivela Rossettini. Ai suoi coetanei, consiglia di non fuggire all’estero: “L’Italia offre diverse possibilità, malgrado le barriere interne e la burocrazia. Nel mio caso – spiega – ho valutato che il costo del lavoro sarebbe stato inferiore rispetto ad altri Paesi europei”.
A proposito di tempi difficili, ha scritto l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (classe 1920, salito ventenne in montagna per unirsi ai partigiani e poi impegnato nella ricostruzione) in “A un giovane italiano”, libro sotto forma di lettera ai nipoti e a tutti gli sfiduciati del nuovo millennio: “Un’autocommiserazione di massa non c’era. Quei giovani, sfidando lo sfacelo morale e materiale, con coraggio, con impegno testardo, si adoperarono, riuscendoci, a costruire nel giro di un decennio un Paese più civile, più ricco, soprattutto integrato a pieno titolo nella comunità internazionale. Per tutti furono anni di duro lavoro, di fatiche, di rinunce e sacrifici, che solo la speranza di un domani migliore rendeva sopportabile”.
Le storie dei tanti giovani italiani che sfidano la crisi sono la dimostrazione che le tante difficoltà che ci sono nel nostro Paese possono creare uno stimolo in più. L’importante è essere intraprendenti, originali e fiutare i mercati in espansione.
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