Siamo in guerra, baby

Le commissioni Esteri e Difesa del Senato hanno approvato con 27 sì e 4 no la risoluzione della maggioranza per la fornitura di armi al governo iracheno. Armamenti leggeri e munizioni saranno fornite in brevissimo tempo ai curdi che combattono contro gli jiahdisti sunniti dello Stato Islamico in Iraq, o meglio ISIS, acronimo tristemente alla ribalta, in accordo con il governo di Baghdad.

Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, rivolgendosi alle Commissioni ha dichiarato: “In Iraq è in corso una gravissima crisi umanitaria e una compromissione della sicurezza regionale e l’Italia non è sola nella difesa di popolazione inermi perché già altri Paesi europei come Francia, Gran Bretagna e Germania si sono attivati”.

Il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha puntualizzato che gli aiuti ai curdi sono “indispensabili ma non risolutivi”, aggiungendo che il governo italiano, non si sta limitando a fornire aiuti militari, ma punta ad aiutare l’Iraq con un forte azione diplomatica per la stabilità dell’intera regione. Per questo l’Italia “è impegnata nella definizione di una cornice internazionale a partire da quella europea”, per fare fronte alla crisi irachena. Tra gli interlocutori della Farnesina anche l’Iran: “In questi giorni abbiamo lavorato in contatto costante con attori della regione e con paesi che hanno una chiara e diretta influenza sull’Iraq” ha dichiarato Mogherini.

A me queste dichiarazioni hanno fatto venire la tachicardia. Di fatto, signori e signore, siamo in mezzo al conflitto medio orientale indirettamente o no. Spero che tutto questo non sia che l’inizio della fine per quello straccio di ipotesi di pace che aleggia a forza su quei posti; tutti fanno la guerra perché vogliono la pace, si scannano in nome di Dio che, chiaramente è in vacanza  altrove.

Ogni volta che si è aiutato un popolo, armandolo per combattere un oppressore, le cose non sono andate tanto bene. La Regione Autonoma del  Kurdistan iracheno è un territorio montuoso e poco ospitale, unico ostacolo rimasto alla rapida avanzata dell’ISIS nelle zone arabo-sunnite dell’Iraq settentrionale, dicono. Sono sicura che loro si ritengano tali e, chiedendo armi all’Europa, si ergono a oche del Campidoglio.

So bene che questi gentiluomini dell’ISIS non sono facili al dialogo, ma inclini allo sgozzamento di gente indifesa, al rapimento, allo stupro. Gente che fa pensare quasi con “nostalgia” ai cari vecchi fedayn, quelli di Settembre nero che adesso sembra al loro confronto un’associazione di appassionati di freccette. Però sangue chiamerà sangue, questa l’unica certezza. Mi vengono in mente quei buontemponi dei Talebani, armati e aiutati dagli Americani per scacciare i Russi, all’epoca occupanti. Mi pare che il risultato sia sotto gli occhi di tutti.

Speriamo bene, ma stavolta lasciamo Dio al suo relax, niente Inshallah, niente preghiere. È roba da umani, infima specie della galassia, portatori sani di violenza e dolore, misere tracce su un pianeta in via d’estinzione.

©Futuro Europa®

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