Governo Renzi, pagella d’Estate

Sei mesi di governo Renzi: troppo poco per fare un bilancio definitivo. Ma gli elementi per una pagella di mezza estate, ci sono tutti. Tanto per cominciare, il Senato riformato. D’accordo, per adesso la riforma è passata solo in prima lettura, ne serviranno altre tre tra Camera e Senato, ma il premier ha mantenuto l’impegno: nuovo Senato prima della pausa vacanze. Il primo decisivo passo è stato compiuto. Si dovrà aggiungere anche la riforma del titolo V della Costituzione e per questo servirà anche la firma di Silvio Berlusconi. L’intesa sulle riforme con Forza Italia porta dritta all’altra grande questione: la riforma elettorale. Intanto, però, il Paese arranca, stenta a riprendersi dalla crisi e l’economia soffoca.

Renzi tira dritto per la sua strada. Non è segreta, l’ha mostrata a tutti. Vuole riformare il Parlamento per superare il bicameralismo perfetto e “allineare l’Italia – sostiene – alle altre democrazie in Europa”. Le elezioni europee di maggio hanno legittimato il suo operato con il consenso popolare, incassando oltre il 40 per cento dei voti espressi. Un plebiscito, o poco ci manca. Un voto che ha cancellato le fragili opposizioni interne al Pd e che ha permesso all’ex sindaco di Firenze di proseguire nel suo intento di cambiare lo Stato. La strada è ancora lunga, ma il percorso sembra ben avviato. Sul merito delle riforme ci sarà ancora da discutere, e molto, in Parlamento. Quello che preoccupa la maggior parte degli italiani, però, non è tanto l’abolizione della seconda Camera, ma il dramma della disoccupazione.

Il Pil è calato dello 0,2 per cento nel secondo trimestre dello scorso anno, che si aggiunge al calo dello 0,1 per cento del primo trimestre, per un totale dello 0,3 per cento in meno in mezzo anno. Non è che serva un economista per capire che siamo in piena recessione. Senza avere la presunzione di poter dare noi dei voti all’esecutivo, ci pensa l’Istat a compilare la pagella e in materia economica la bocciatura è piena. Il governo cosa ha fatto, sino ad oggi, per rilanciare i consumi? Nulla, a parte gli 80 euro in più in busta paga. Il bonus fiscale è indubbio che abbia giovato a chi se lo è messo in tasca, ma in tre mesi, l’economia non ne ha risentito. L’effetto è pressoché zero. Renzi era convito del contrario. Il governo dovrà prendere in considerazione provvedimenti molto più drastici per dare una spinta all’economia – più che malata, morente – italica.

E’ chiaro che il governo fino a qui ha deciso di puntare sulle modifiche costituzionali e sull’Italicum, piuttosto che dedicarsi a provvedimenti choc per favorire la ripresa economica. Questione di priorità. Per Renzi il Pil non ha molto significato, anzi è una spinta per accelerare il risanamento. Ma a fare la voce grossa ci si è messo anche Mario Draghi che nei suoi recenti interventi ha auspicato riforme economiche. Secondo il governatore della Banca centrale europea i cambiamenti devono interessare tre temi: la produttività, la competitività e la crescita. Il rischio, neanche tanto remoto, è che l’Italia debba cedere parte della sua sovranità economica all’Unione europea. Tradotto, la troika arriva e decide cosa dobbiamo fare. Proprio nel semestre di presidenza italiana del consiglio europeo. Non certo una prospettiva allettante.

Le riforme, il patto del Nazareno, l’intesa Pd-Forza Italia e l’economia. Su questi fronti l’esecutivo piddino targato Renzi si giocherà la faccia – quella che il presidente del Consiglio dice sempre di metterci – nei prossimi mesi. A partire dal decreto “Sblocca-Italia” che si discuterà proprio a fine agosto. In ballo non c’è solo la credibilità di un progetto politico o l’affermazione di un leader, ma il futuro dell’intera nazione che ha bisogno di tornare a lavorare, necessita di rimettersi in moto, lasciandosi la crisi alle spalle. La partita è difficile da vincere, ma da Matteo Renzi ci si aspetta proprio questo, lo ha promesso. E il più in fretta possibile.

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