Brasile, Marina Silva lancia il terzo polo
Salvador de Bahia – Senza esagerazioni, la settimana passata entrerà nei libri di storia del Brasile. La cerimonia religiosa che domenica 17 agosto ha dato l’addio a Eduardo Campos, candidato alle presidenziali di ottobre, non ha visto solo una grande e commossa partecipazione, ma ha aperto una nuova fase politica. Già il giorno dopo un sondaggio apriva nuovi scenari. Dilma Rousseff rimane in testa con il 36% delle preferenze, poi appare Marina Silva con il 21%, terzo Aezio Neves.
Ma il dato più nuovo è quello che riguarda il secondo turno in cui Marina batterebbe Dilma per 47% a 43%. Certamente gli specialisti invitano alla prudenza, bisogna aspettare che si calmi l’emotività del momento, però un dato importante c’è, Marina Silva non toglie voti né a Dilma né a Neves, ma prende i voti da quel circa 38% che si collocava nell’astensionismo e nel non voto. Dopo laboriose discussioni, il Partito Socialista Brasiliano la nomina candidata alla presidenza al posto dello scomparso Campos, prima Marina era candidata alla vice presidenza.
Figura particolare quella di Marina Silva nel panorama politico brasiliano. Nata nelle foreste più profonde dello stato dell’Acre, accanto al leader sindacale Chico Mendes costruisce la sua figura di ambientalista e di militante rigorosa del PT (Partito dei Lavoratori). Per alcuni anni è ministro dell’ambiente con Lula, nel 2008 si dimette e si candida alle elezioni del 2010, in cui ottiene uno strepitoso successo con ben venti milioni di voti. In un paese come il Brasile, dove da venti anni si affrontano due poli, i “tucano” con Cardoso, Alckmin e Serra da un lato e il PT dall’altro, con Lula e Dilma, la candidatura di Marina offre al paese una terza scelta. Gli analisti dicono che occorrerà aspettare altri due o tre sondaggi per capire come vanno le cose veramente. Certamente Marina è una novità, una forte novità, anche con i suoi limiti, forse troppo ambientalista, evangelica dichiarata e praticante, poco elastica nelle alleanze negli Stati, con dietro un partito debole e poco spazio nella propaganda elettorale gratuita. Forse è tutto vero, ma comunque ora il Brasile non ha più solo due forti candidati, ma tre con Marina.
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