Agroalimentare, cresce il Bio
Che gli Italiani amino mangiar bene, non è una notizia. Ma che considerino mangiar bene non solo la bontà dei sapori ma anche la qualità ‘bio’ dei prodotti, è un fatto recente e interessante. E’ vero, ormai le produzioni biologiche sono entrate nella Grande Distribuzione Organizzata, la GDO, ovvero le catene dei supermercati, e dunque per chi compra il confronto fra il prodotto convenzionale e quello ‘bio’ è istantaneo. Ma a volte la scelta d’acquisto pro-bio richiede uno sforzo in più, quello di una spesa superiore. Ed è una notizia il fatto che, anche in tempo di crisi, questa scelta viene operata da un numero da anni crescente di consumatori italiani.
La tendenza ormai è strutturale: il dato emerge dalle prime elaborazioni dell’indagine curata da Nomisma – su incarico di BolognaFiere e in collaborazione Federbio – per l’edizione 2014 dell’Osservatorio di Sana, il 26′ Salone Internazionale del Biologico e del Naturale in programma nel quartiere fieristico di Bologna da sabato 6 settembre a martedì 9. Secondo Nomisma, infatti, la percentuale di consumatori di alimenti a marchio bio è cresciuta in Italia per il terzo anno consecutivo: nel 2014 è salita al 59%, registrando un netto incremento sia rispetto al 54,5% del 2013 (+4,5%) sia rispetto al 53,2% del 2012 (+5,8%). Solo il 41% degli italiani, ben al di sotto quindi della metà della popolazione del nostro Paese, dichiara di non aver mai acquistato un prodotto bio negli ultimi dodici mesi. Tra chi invece nello stesso periodo ha fatto almeno un acquisto a marchio bio, il 37% dichiara di consumare prodotti bio almeno una volta alla settimana, il 22% ogni giorno.
A confermare la tendenza degli Italiani pro-bio sono anche gli ultimi rilevamenti del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali nel Rapporto ‘Bio in cifre 2014, elaborato dal Sinab – Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica e da Ismea. Secondo il Ministero, i consumi dell’agroalimentare ‘bio’ sono cresciuti del 17,3% nei primi cinque mesi del 2014 rispetto al pari periodo dell’anno scorso. Si tratta dell’aumento di consumi nel comparto più elevato dal 2002. Le uova risultano essere il prodotto bio piú acquistato, con un’incidenza del 9,5% sulla spesa totale. Gli operatori del settore biologico, al 31 dicembre 2013, risultano essere 52.383, con un aumento del 5,4% rispetto al 2012. Ed è in aumento rispetto al 2012 anche la superficie coltivata secondo il metodo biologico, che al 31 dicembre 2013 risulta pari a 1.317.177 ettari (circa il 10% del totale della superficie coltivata nazionale), con una crescita complessiva annuale del 12,8%.
Numeri che hanno dato al nostro Paese un primato inaspettato, in primo luogo per i produttori che da tempo hanno scommesso sul ‘bio’ tra mille incertezze “Siamo leader in Europa nel settore bio – ha spiegato infatti il ministro Martina – e il trend positivo di crescita del comparto sotto il profilo produttivo e dei consumi ne è la conferma”. Il Ministro ha ricordato che “parliamo di un settore che vale 3 miliardi di euro in Italia e che riguarda oltre il 10% della superficie agricola nazionale”. E, confermando il suo attivismo a favore della qualità, ha promesso: “Durante il semestre italiano di Presidenza dell’Ue lavoreremo sulla riforma della normativa europea sul biologico”.
Al Ministro, su Bio ed Europa, ha risposto a stretto giro la Copagri: “Il Regolamento in esame a Bruxelles congiuntamente al semestre di presidenza italiana, impone una particolare attenzione. Sarà fondamentale evitare che tutta la materia sia affidata ad atti delegati della Commissione, svuotando di certezze il regolamento e affidare invece al Parlamento il compito discutere cosa sia meglio per tutta l’agricoltura biologica europea; e questo non solo per quella delle lobby di interesse dei Paesi del nord-Europa a totale discapito del bio made in Italy che aprirebbe le porte ad importazioni destinate a soffocare un settore che, secondo tutti gli indicatori economici, è destinato ad aumentare in Italia e nel mondo”. E per il presidente nazionale di Confeuro, Rocco Tiso, “il percorso da seguire è tramutare in fatti le molte parole spese con eccessiva retorica, ossia che il Governo si impegni a mantenere alto il blasone del comparto agroalimentare nostrano, ripartendo anche da questi elementi di positività sul biologico per poi attivare politiche di rilancio per l’intero settore primario”.
Commenti attenti agli aspetti socio-economici del fenomeno da parte di altri operatori del settore. Per Paolo Carnemolla, presidente di FederBio, “i dati dimostrano che il comparto del bio può davvero rappresentare il futuro dell’agroalimentare italiano”. E spiega che “l’attenzione crescente rivolta al benessere dell’uomo e dell’ambiente è la leva che fa aumentare i consumi sia in Gdo che nel canale specializzato”. “La crescita impetuosa del biologico è un dato di fatto incontrovertibile che smentisce tutti coloro che suonavano le campane a morto per l’agricoltura naturale, a causa della crisi economica” secondo Maria Grazia Mammuccini, vice presidente di Aiab, che ha aggiunto: “Sta avvenendo una vera e propria rivoluzione, con agricoltori e cittadini che stanno cambiando assieme il modo di produrre e consumare cibo e le politiche non possono che prendere atto e adattarsi al mutamento”. Di più: “Il bio si attesta ormai come il modello di riferimento piú avanzato che rappresenta al meglio il futuro del Paese, nonché una concreta opportunità di sviluppo per l’occupazione dei giovani”.
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[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]