Scuderie di Augusto, sotterrate da un parcheggio
Roma – La costruzione del maxi parcheggio a 3 piani interrati in via Giulia inizia davvero questa volta. Il completamento dei lavori è stimato tra 18 mesi. Uno scempio: le Scuderie di Augusto verranno rinterrate tra pilastri di fondazioni e piani di parcheggi, a 3 anni dal ritrovamento. Le promesse rimangono disattese, in un progetto, poco chiaro sin dall’inizio, che ha avuto la meglio tra la speculazione privata e le proteste dei cittadini.
Il dubbio in merito al piano urbano di superficie c’è ancora, quella superficie di oltre 7.000 metri quadrati di sampietrini. Il traffico invivibile costituiva l’origine dell’intero intervento del PUP (Programma Urbano Parcheggi); la mercificazione sembra essere prevalsa come prerogativa. Si prevedono ulteriori modifiche alla circolazione: verrà riaperto il tratto di strada chiuso da anni che collega il Lungotevere a Vicolo della Moretta, mentre 1 milione e 200 mila euro di oneri concessori verranno utilizzati per risistemare via Giulia e le strade adiacenti.
“Stiamo costruendo nuovi parcheggi per una Capitale ancora più bella”: così recitava lo slogan lungo l’alto recinto impenetrabile allo sguardo dei commercianti delle botteghe storiche, dei residenti e degli studenti dello storico Liceo Classico Statale “Virgilio”. Questo nella prima e più lunga strada di Roma (1 Km) a tracciato rettilineo, voluta nel 1508 da papa Giulio II, su progetto di Bramante e poi di Michelangelo, condivisa dal rione Ponte e dal rione Regola, per garantire un migliore collegamento mediante Ponte Sisto fra Trastevere e la zona dei Borghi e di San Pietro.
L’hanno spacciata come un’azione per migliorare la Città, quando hanno aperto il cantiere nel 2009. La situazione difatti è da tempo difficile. La Via è stata pedonalizzata negli anni ’80 del ‘900; è però divenuta il parcheggio per la Procura Antimafia durante le ore diurne e per la movida del limitrofo Campo dei Fiori durante quelle notturne. Il parcheggio nel cuore del centro storico è carente, ma l’edificazione di costosissimi box-auto da vendere a privati non è la soluzione.
Come già detto, 3 anni fa sono state scoperte le stalle augustee, le “stabula” utilizzate per il ricovero dei cavalli dopo le competizioni di quadrighe nel Circo Massimo. Le varie fazioni di aurighi, la bianca (Albata), la rossa (Russata), l’azzurra (Veneta) e la verde (Prasina) conducevano gli animali all’interno della struttura organizzata in una serie di navate scandite dai pilastri in travertino. Lo stile e il metodo di costruzione riportano all’Età Augustea e all’attività di Marco Vipsanio Agrippa, amico e genero di Augusto, a cui l’Imperatore aveva affidato l’organizzazione dei “ludi saeculares”.
La ricerca degli archeologi è durata anni e ora, dopo il rinvenimento e la catalogazione, questo patrimonio viene sottratto alla fruizione pubblica. Oltre alle scuderie, tonnellate di pozzolana, geotessuto impermeabile, più verso il Tevere, copriranno una strada lastricata su cui si affaccia un “balneum”, una struttura termale che si snoda tra ambienti con pavimenti a mosaico bianco e nero.
Al momento della scoperta, alla ditta costruttrice, la CAM, era stato accordata la continuazione dei lavori in cambio della musealizzazione dei reperti. L’operazione avrebbe riempito il vuoto di epoca fascista lasciato nel 1939 con l’abbattimento di Palazzo Laisa e Palazzo Lucio, per i quali inizialmente era stato pensata una ricostruzione filologica. In questo vuoto si sarebbero si sarebbero inseriti un hotel 5 stelle, appartamenti, un museo e uno urban center con negozi, per un totale di 40 mila metri cubi. Altro che parco archelogico cittadino.
Gli “Amici di Via Giulia”, gli “Amici della Roma Rinascimentale”, i “Residenti Città Storica” e il “Comitato Virgilio”, che avrebbero rinunciato volentieri ai parcheggi per un parco pubblico minimale, ma anche “Italia Nostra”, “Cittadinanza Attiva Lazio”, “Carteinregola” ed esperti, si sono fatti sentire, tra diffide, ricorsi al TAR, esposti alla Procura e ad altri organi competenti. È stata richiesta l’apertura di un concorso internazionale di idee e di un laboratorio partecipato, per una progettazione unitaria sotterranea e di superficie. Il parcheggio, passato dai 400 ai 300 posti dopo le indagini archeologiche, costituisce fonte di rischio sotto numerosi aspetti.
Si parla di problematicità idrogeologiche e idrauliche, in quanto lo sviluppo verticale del parcheggio andrà ad interessare la falda acquifera nelle sue fasi di piena. Inoltre, dal punto di vista strutturale le fondamenta dei palazzi antichi dell’area sono a rischio di stabilità. Come se non bastasse, i muri del parcheggio saranno ben visibili su ben tre lati e si rivelano differenze altimetriche tra gli accessi di superficie e il livello della strada.
Com’è possibile appoggiare un privato che, a fronte del costo di costruzione del parcheggio per 20-25 milioni di euro, ne incasserebbe un’altra ventina, creando scempio storico, ambientale, artistico, architettonico, culturale, penale, civile e sociale? Come accogliere un progetto selezionato ad libitum attraverso un referendum fasullo e consultazioni specialistiche di facciata? Si pagano conseguenze inferte a beni dal valore inestimabile che sarebbero da vincolare come inalienabili, per la sconsideratezza delle scelte ad opera della precedente giunta Alemanno.
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