Ad ottobre il sistema operativo della Cina
Dopo aver annunciato l’imminente introduzione di un nuovo PIL per la misurazione delle performance economiche, la Cina sembra essere pronta per dare il benvenuto a un sistema operativo nazionale. La notizia è stata diffusa nei giorni scorsi dall’agenzia di stampa Xinhua, secondo cui la potenza orientale starebbe lavorando da marzo a un progetto top secret per competere con Microsoft, Google e Apple.
La decisione di sviluppare un sistema operativo proprietario si spiegherebbe con l’intenzione di colmare il gap tecnologico accumulato negli anni rispetto ad altre soluzioni di maggiore popolarità nel mondo mobile come quelle di Windows, Apple e Google Android. Secondo le indiscrezioni trapelate, il lancio del software cinese – basato su Linux e inizialmente limitato alla sola versione desktop – è atteso entro il mese di ottobre. In futuro dovrebbe veder la luce anche il “gemello” mobile da utilizzare su smartphone e tablet compatibili – riferisce Xinhua.
Come ha raccontato lo sviluppatore Ni Guangnan, non si tratta del primo tentativo perseguito su questo fronte dalla Cina. Alcuni OS locali esistevano già ma non erano evidentemente all’altezza delle controparti di provenienza straniera. Da qui la decisione di recuperare il tempo perduto e tutelare le aziende del territorio sulle quali peraltro da maggio vige il divieto di Windows 8.
Lo stop era stato pensato inizialmente per garantire la sicurezza dei computer utilizzati dai dipendenti (Microsoft ha negato il suo supporto in fase di upgrade del software e in caso di eventuali attacchi da parte di hacker), ma col tempo ha finito per avere anche una valenza strategica. Da allora si sono aperti nuovi scenari e opportunità per il settore cinese di portare avanti i propri sistemi. Basti pensare che, prima dell’entrata in vigore del provvedimento coercitivo, oltre il 70% dei computer in Cina eseguiva un sistema operativo della suite Windows.
Nella lista nera di Pechino sono finiti anche dieci prodotti di Apple (tra cui iPad, iPad Mini, MacBook Air e MacBook Pro) perché a detta del Governo ritenuti poco sicuri e efficienti dal punto di vista energetico. In realtà, secondo gli osservatori più acuti, dietro a questi divieti si nasconderebbe il tentativo di discriminare i prodotti stranieri in favore di quelli dell’industria nazionale e, nel caso specifico dei device Apple, perché “considerati simbolo di lusso e spreco”.
Intervistato da Xinhua, Ni ha raccontato che ci sono buone ragioni per credere che il nuovo software cinese rimpiazzerà “nel giro di uno o due anni gli attuali programmi utilizzati per i desktop e nel giro di tre-cinque anni quelli per il mondo mobile”. Per saperlo non resta che attendere autunno.
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