Finite le vacanze, torna la politica

“Si sbloccheranno opere per 10 miliardi in 12 mesi”. Il Consiglio dei ministri lancia il decreto “Sblocca Italia” e dà il via libera alla riforma della Giustizia. “Chi sbaglia paga”, è prevista la responsabilità civile per i magistrati. Matteo Renzi, alla ripresa dell’attività politica dopo la pausa estiva, trova anche il tempo per ironizzare sulla copertina dell’Economist e mangia un gelato davanti al cortile di Palazzo Chigi.

“Ci saranno a disposizione 4,6 miliardi per 5 investimenti aeroportuali e 3,8 miliardi per opere cantierabili da subito”, spiega il premier che illustra anche il disegno di legge delega sugli appalti. “In Italia ci devono essere regole uguali al resto d’Europa. L’Europa ha il vezzo di peggiorare quello che prevede la legislazione europea”. Ma in questo caso “l’Europa ci aiuta, non ci penalizza. Trovo questa norma rivoluzionaria”. A spiegare nel dettaglio gli interventi infrastrutturali ci pensa il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi: “Entro il primo novembre del 2015 dovranno aprire i cantieri per la realizzazione di due linee dell’alta velocità: la Napoli-Bari e la Palermo-Messina-Catania”. Per quello che concerne le autostrade, il decreto prevede “l’attivazione di risorse dei privati che possono essere investite con il prolungamento delle concessioni”.

Ma la vera e propria “rivoluzione” è sul fronte Giustizia. Dimezzamento dell’arretrato della giustizia civile, nuove norme sul falso in bilancio e sulla prescrizione, passando per la responsabilità civile dei magistrati, seguendo il principio del “chi sbaglia paga” – fortemente voluto dal Nuovo Centrodestra – per arrivare alla delega sulle intercettazioni. Questa in estrema sintesi è il pacchetto di riforme sulla Giustizia varato dal Consiglio dei ministri. Il decreto legge “per il dimezzamento dell’arretrato del processo civile” è previsto entro mille giorni. Poi toccherà al “falso in bilancio, prescrizione, responsabilità civile e delega al Parlamento per le intercettazioni”. Il magistrato potrà sempre intercettare, ma ciò che non riguarda l’oggetto del reato deve essere pubblicato con grande attenzione “per salvaguardare la privacy dei cittadini”. Il Guardasigilli, Andrea Orlando, ha spiegato nel dettaglio che “il nuovo sistema della prescrizione entra in vigore dopo la sentenza di condanna di primo grado, a seguito del vigore della legge. Tutte le sentenze di primo grado saranno definite dal nuovo regime”. E sulle intercettazioni precisa che “nessuno vuole mettere bavagli”, o “ridurre lo strumento investigativo”, ma solo “studiare gli strumenti più idonei ad evitare la diffusione di notizie che non hanno rilevanza penale, fermo restando il confronto con gli editori e i direttori dei giornali”.

Immediata la critica dell’Associazione nazionale magistrati che considera la riforma della Giustizia “punitiva” per i magistrati. “Si lancia il messaggio che la giustizia funziona male perché i magistrati fanno errori – ha dichiarato il segretario dell’Anm, Maurizio Carbone – e si dà il via libera ad azioni strumentali contro i giudici”. Il grosso neo della riforma della Giustizia è “non aver affrontato con il coraggio necessario il nodo spinoso della prescrizione”, continua l’Anm. “Ci aspettavamo un intervento più massiccio e radicale che mettesse in discussione l’intero assetto della ex Cirielli, che ha dato cattiva prova di sé”. Dall’opposizione, intanto, Forza Italia fa sapere che prima di esprimere un giudizio sul merito del pacchetto di riforme, si riserva di visionare le carte che spieghino del dettaglio gli interventi previsti dall’esecutivo.

Come sempre, al di là dei coni gelato, registriamo i propositi e attendiamo i fatti concreti.

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