Venezia, Mostra del Cinema con buco
Anche quest’anno, per il quinto anno, la Mostra del Cinema di Venezia ha inaugurato in mondovisione alla presenza dell’enorme buco lasciato dallo scavo per il mai realizzato Nuovo Palazzo del Cinema, per il quale si sono spesi 37 milioni di soldi pubblici. Questa cifra spaventosa è valsa allo sradicamento di una pineta di 130 alberi e alla distruzione della scala dell’ex-Casinò. Attorno al cratere lunare, per metà ricoperto, una recinzione blu attenta dal punto di vista estetico. La 71. edizione si accorge di molti altri problemi di degrado sull’isola del Lido.
Il 27 agosto, giorno di inizio della Mostra, il ministro MiBACT Dario Franceschini ha accettato di incontrare per all’incirca 45 minuti le associazioni che si impegnano per la salvaguardia del Lido e il 29 una manifestazione pacifica di 200 cittadini è arrivata fino alla Cittadella del Cinema. I residenti, stanchi di situazioni divenute ingestibili, approfittano della visibilità momentanea per aprire dialoghi e incontri. La splendida quanto atipica Città lagunare, da impareggiabile vetrina culturale quale è, di norma riemerge dalle acque in occasione dei significativi appuntamenti d’Arte, Architettura, Danza, Musica, Teatro e Cinema, organizzati dalla Biennale di Venezia. Le carie si cerca di nasconderle per la buona riuscita dei grandi eventi.
Questa è una carie da incisivo centrale superiore. C’è poco da procedere con un’otturazione urgente, davanti a una discarica abusiva di centinaia di lastre del nocivissimo eternit, ossia cemento-amianto, impiegato un tempo negli stabilimenti balneari a copertura delle capanne. Della discarica e del tunnel del vecchio forte austriaco si era a conoscenza sin dagli anni ’90. Da paradigma, l’ennesima questione di cui tutti sapevano e che, in modo più o meno strumentale, viene trattata dalla stampa come la scoperta del secolo. Un esempio ne è la corruzione relativa all’opera idro-ingegneristica MOSE, apparsa sulle prime pagine di giornali e TG, caduta a fagiolo a soli 3 giorni all’inaugurazione della 14. Mostra Internazionale di Architettura. E intanto la Città viene svenduta: solo chi la ama davvero se ne accorge ogni giorno e ne soffre.
Il Nuovo Palazzo del Cinema doveva essere consegnato ultimato nel 2011, per il 150esimo dell’Unità di Italia. A detta di un sommario Franceschini, il denaro è stato speso per bonificare l’area dall’amianto. Così, accantonato il progetto da 100 milioni di euro, aggiudicato nel 2005 dallo studio italiano “5+1AA Alfonso Femia Gianluca Peluffo” e dall’architetto francese Rudy Ricciotti, il Ministro non propone mobilitazioni risolutive, ma attende il nuovo sindaco. Il Ministro si è impegnato a parlare con Paolo Baratta, il presidente della Biennale, che non ha accolto le associazioni lidensi.
Franceschini ha fatto molte promesse generali e ha trattato aspetti relativamente secondari, poiché non immediati, in relazione al buco. Ha pensato alla possibilità di animare le strutture del Festival cinematografico anche dopo i 10 giorni della durata dell’evento, portando una parte del veneziano ASAC (Archivio Storico delle Arti Contemporanee) all’interno del Palazzo del Casinò o organizzando un’esposizione similare a quelle a Torino nella Mole Antonelliana, o realizzando una biblioteca permanente specializzata in ambito cinematografico. Inoltre, ha ricordato il prossimo censimento dei cinema storici per sottoporli a vincolo di destinazione d’uso: peccato che a Venezia i cinema storici abbiano cambiato la loro destinazione d’uso già da tempo, in supermercati, ristoranti e negozi.
Per la copertura di metà del cantiere a cielo aperto davanti all’ex-Casinò, rifiutato il piano economicamente compatibile, l’ex-sindaco Giorgio Orsoni ha creato un piazzale, per un costo pari a 6 milioni e mezzo di euro. L’altro mezzo buco resta così in attesa di costruire, quando ci saranno i finanziamenti, un palacinema di dimensione ridotta, con tanto di mercato del film all’interno. La risistemazione dell’area è in questo momento l’ultima preoccupazione del commissario straordinario Vittorio Zappalorto. Le dimissioni del Sindaco e della Giunta comunale hanno bloccato un percorso di recupero che doveva vedere a settembre – secondo quanto annunciato – l’assegnazione della progettazione del nuovo edificio all’impresa appaltatrice SACAIM, utilizzando i soldi provenienti dall’avanzo della vendita dell’ex-Ospedale al Mare, che, adesso di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti, vessa ancora nel completo abbandono. Le proiezioni ora plausibili sul futuro? Continuare a mascherare mediante faccette rosse l’anti-estetica facciata razionalista del vecchio Palazzo del Cinema. E si torna sempre a cure odontoiatriche irrisorie.
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